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Roberta CELLA La documentazione Galleran

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Academic year: 2017

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Lecturae - Mediaeval Sophia 11 (gennaio-giugno 2012)

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le Abbreviazioni bibliografiche (pp. LIII-LXII), la lista delle Sigle e segni speciali

(pp. LXIII-LXIV) e le Tavole con le riproduzioni fotografiche dei documenti più an-tichi. Le Carte della Badia di Settimo e della Badia di Buonsollazzo (998-1200) (pp. 3-246) sono riportate in ordine cronologico. Per ogni documento è curata una scheda, in cui sono riportati il titolo, il regesto, le note di tradizione e le note di tradizione. Nella redazione dei regesti le curatrici rinunciano all’obbligo d’essere a tutti i costi, brevi. In questo modo evitano la semplice ripetizione della sola dispositio, puntando più su una lettura interpretativa del documento. Il testo dei documenti non è appesan-tito dalla presenza di parentesi per lo scioglimento delle abbreviazioni, poiché l’uso ne è stato limitato ai soli casi incerti.

Il volume è inoltre provvisto di tre appendici, che sono di notevole utilità allo studio delle carte. L’Appendice I (pp. 249-259) riporta le “memorie trecentesche di carte altomedievali”, ovvero i regesti contenuti nel fondo delle Compagnie Religiose Soppresse dell’Archivio di Stato di Firenze, relativi a cartae della Badia di Settimo che non si sono conservate, ma che rientrano nel periodo in questione. L’Appendice II (pp. 261-274), alla stessa maniera, riporta i regesti di carte della Badia di Buonsol-lazzo andate perdute e contenuti in fondo delle Compagnie Religiose Soppresse

dell’Archivio di Stato di Firenze. L’Appendice III (pp. 275-282) accoglie invece la serie, in ordine cronologico, dei signa di notai e giudici che compaiono nei documen-ti nelle carte edite, e che, per il rispetto delle norme di edizione, sono stadocumen-ti sosdocumen-tituidocumen-ti da un segno speciale nelle trascrizioni. Per ogni signum è riportato il nome e la quali-fica del titolare dichiarati nel documento, l’indicazione e gli estremi cronologici dei documenti in cui essi compaiono.

Alle appendici seguono l’Indice dei datari e cancellieri, dei rogatari e scrittori dei documenti (pp. 285-286), l’Indice dei giudici e notai sottoscrittori dei documenti

(p. 286), l’Indice delle persone dei luoghi e delle cose notevoli (pp. 286-326) e l’Indice dei documenti (pp. 327-330). L’ordine degli indici è quello alfabetico tranne che per quanto attiene ai documenti, i quali sono ordinati cronologicamente.

Il volume è il risultato di un attento lavoro di trascrizione, commento e critica dei testi. L’edizione di questi documenti è uno strumento fondamentale per gli stu-diosi di Medioevo toscano e di diplomatica, ma anche un importante contributo alla ricerca storica.

PIETRO SIMONE CANALE

Roberta CELLA, La documentazione Gallerani-Fini nell’Archivio di Stato di Gent (1304-1309),Firenze, Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2009, 408 pp. (Memoria Scripturarum. Testi in volgare, 1. Memoria Scripturarum, 4), ISBN 978-88-8450-312-1.

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mente studiati da Georges Bigwood e, dopo la sua morte avvenuta nel 1930, da Ar-mand Grunzweig negli anni Sessanta del Novecento. La scoperta di questi documenti avviene – come spiega l’autrice in premessa – fortuitamente: trovandosi in Belgio per un Convegno, Roberta Cella decide di fare un sopralluogo in Archivio dove, il direttore Willy Buntix, le porta tre faldoni specificando che il contenuto è rappresen-tato da documenti in italiano che nessuno aveva mai consulrappresen-tato prima (p. VII).

Dall’analisi del fondo che la studiosa ha non soltanto descritto ma anche, in parte, ordinato e inventariato salvandolo così dall’oblio, emergono alcuni dati di grandissima importanza che permettono, sia agli studiosi di linguistica che a quelli di storia, di acquisire notizie utili alla ricostruzione di quel periodo.

Centrale appare il ruolo di Tommaso Fini, un mercante senese che nel 1306 viene nominato «recheveur souverain et especiael» (p. 3) dal conte di Fiandra Rober-to III di Béthune. Pare che Fini sia staRober-to segnalaRober-to a RoberRober-to III da Bonsignore Bon-signori, marito di Binda Gallerani, figlia di Ciampolo, uno dei più importanti soci dell’omonima compagnia. Coadiuvato dai suoi due fratelli – Bartolomeo e Filippo – Tommaso, detto Massìno, eserciterà il ruolo di esattore fino al settembre del 1309 quando, accusato di malversazione, viene arrestato dal conte assieme al fratello Bar-tolomeo. I libri e le carte dei Fini vengono confiscate e depositate nel castello di Ru-pelmonde da dove, in seguito a una serie di spostamenti puntualmente testimoniati dalla studiosa, approdano all’Archivio di Stato di Gent. La scoperta dell’autrice ha riportato alla luce una serie di libri e carte provenienti dal sequestro Fini, mai ordina-ta, né classificata prima e spesso in cattivo stato di conservazione: si tratta di tre grossi faldoni sui quali era apposta una semplice ed anonima numerazione delle carte in modo progressivo.

Una «Pompei documentaria medievale» (p. 8) la definisce Roberta Cella. La quantità della documentazione, in relazione alla sua altezza cronologica, costituisce forse la caratteristica più importante del fondo: centinaia di pezzi in latino, decine di fascicoli e fogli sciolti in volgare senese che, dal punto di vista linguistico, costitui-scono un vero e proprio tesoro. Per un brevissimo arco di tempo di circa cinque anni, il fondo Gallerani-Fini conserva moltissime informazioni e in più, a differenza di al-tri documenti analoghi, tali informazioni provengono tutte dalla stessa compagnia commerciale. Si tratta di carte notarili in latino, annotazioni contabili in volgare, quietanze di pagamento in francese e in toscano solo per fare alcuni esempi della va-rietà non solo contenutistica ma anche linguistica del fondo.

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Roberta Cella ci spiega anche che la scelta dei testi da pubblicare si è basata sulla necessità di dare risalto a quei documenti che hanno tipologie funzionali poco o per nulla note o tipi materiali inusuali. Una lunga parte della trattazione è poi dedica-ta allo studio della caratterizzazione linguistica dei testi editi: morfologia, sindedica-tassi, lessico.

Il volume si conclude, infine, con una sezione molto approfondita di indici: dei testi del fondo Gallerani-Fini (pp. 371-374), degli antroponimi e dei toponimi (pp. 375-393), delle cose notevoli e dei testi antichi (pp. 394-398), dei fenomeni linguisti-ci e delle forme linguisti-citate (pp. 399-405), degli studiosi e degli strumenti linguisti-citati (pp. 406-407). Molto utili inoltre le riproduzioni fotografiche che, a fine volume, rappresenta-no un utile strumento di approfondimento dal punto di vista dell’analisi paleografica. Lo studio condotto da Roberta Cella ha l’eccezionale merito di aver recuperato alla memoria dei documenti altrimenti destinati all’oblio e che invece rappresentano una testimonianza preziosissima dal punto di vista storico-linguistico. All’autrice, pertanto, vanno il riconoscimento e la gratitudine di tutti gli studiosi che – attraverso il suo lodevole lavoro – potranno usufruire di un validissimo e indispensabile stru-mento per le loro ricerche.

ALESSANDRA MANGANO

Laura NERI, Federigo di Giunta notaio. Imbreviature (1268-1271), Firenze, Si-smel - Edizioni del Galluzzo, 2006, 296 pp.

L’esiguo numero dei protocolli duecenteschi di cui possiamo disporre ci fa ap-prezzare maggiormente questa pubblicazione. Laura Neri ci restituisce il registro di imbreviature notarili del notaio e chierico Federigo di Giunta,che fu attivo a Siena nella seconda metà del XIII secolo.

Delle origini e della formazione professionale del notaio non abbiamo nessuna notizia, ma sappiamo che è in attività dal 1263, anno in cui è chiamato a redigere l’atto di nomina del sindaco di Toiano (p. XII). Il protocollo, segnato col numero 4 nel fondo Archivio notarile antecosimiano dell’Archivio di Stato di Siena è stato at-tribuito al notaio, secondo quanto precisato nell’introduzione, in base al signum per-sonale in testa alla prima carta.

Come sottolineato dalla stessa curatrice dell’opera il registro si presenta prsoché integro – pur se esiguo (solo 34 fogli) – e ha una certa rilevanza in quanto es-sendo, presumibilmente, l’unico registro usato dal notaio, permette di ricostruirne fe-delmente la clientela, i rapporti che intratteneva con essa, gli spostamenti e le abitu-dini del notaio e, elemento di grande rilievo, le dinamiche che in un periodo di grandi trasformazioni, si sviluppano tra un comune che si espande prepotentemente e il suo contado.

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