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Burgundio da Pisa traduttore di Galeno n

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S U L LA

T R A D I Z I O N E I N D I R E T TA

D E I T E S T I M E D I C I G R E C I

at t i d e l i i s e m i na r i o i n t e r na z i o na l e d i s i e na

c e rt o s a d i p o n t i g na n o

1 9 - 2 0 s e t t e m b r e 2 0 0 8

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i va n g a r o fa l o, a l e s s a n d r o l a m i

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b i b l i ot e c a d i « g a l e n o s » · 2 .

P I S A · R O M A

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97

8-88-6

227-1

38-7

(2)

Direttore / Editor Ivan Garofalo

Redazione / Secretary Board

Isabella Andorlini, Daniela Fausti, Klaus-Dietrich Fischer, Stefania Fortuna,Ivan Garofalo, Anna Maria Ier aci Bio, Alessandro Lami, Nicoletta Palmieri, Lorenzo Perilli,

Amneris Roselli

Comitato scientifico / Advisory Board

Gerrit Bos (Köln), Silvano Boscherini (Firenze), Vincenzo Di Benedetto (Pisa), Arsenio Ferr aces Rodríguez (La Coruña),

Klaus-Dietrich Fischer (Mainz), Antonio Garzya (Napoli), Dieter Irmer (Amburgo), Jacques Jouanna (Paris), Daniela Manetti (Firenze), Nicoletta Palmieri (Reims),

Heinrich von Staden (Princeton)

*

Indirizzo per la corrispondenza:

(3)

* Le parti I e II si devono a Stefania Fortuna; la parte III ad Anna Maria Urso. Le autrici sono re-sponsabili ciascuna per le proprie parti, anche se il lavoro è stato condotto con spirito di stretta col-laborazione.

1 Su quest’argomento cfr. il libro di Temkin 1973, che continua ad essere affascinante e stimolante

ad oltre trent’anni dalla pubblicazione.

2 Sulla storia del testo di Galeno è sempre molto utile Nutton 1987; cfr. recentemente

Boudon-Millot 2007.

3

Cfr. Fortuna 1993.

BURGUNDIO DA PISA TRADUTTORE DI GALENO:

NUOVI CONTRIBUTI E PROSPETTIVE

Stefania Fortuna e Anna Maria Urso

Con un’appendice di Paola Annese*

I.Traduzioni latine di Galeno

I

NOccidente Galeno ha avuto fortuna principalmente in latino. Le traduzioni

la-tine, attraverso le quali le opere di Galeno sono veicolate, hanno quindi avuto un’importanza fondamentale nella storia del galenismo, dalla sua affermazione nella tarda antichità fino al XIX sec.1Ma le traduzioni latine sono importanti anche

in una prospettiva filologica.2Innanzi tutto alcune opere di Galeno sono conservate

soltanto in latino, mentre gli originali greci sono andati perduti, come nel caso del de partibus artis medicae, dellasubfiguratio empirica, delde causis procatarcticis, che ci sono giunte nelle traduzioni di Niccolò da Reggio (1280-1350), attivo a Napoli nella prima metà del XIV sec. Inoltre le traduzioni latine possono essere utili per la ri-costruzione del testo greco di Galeno. Ancora una volta sono da citare le traduzioni di Niccolò da Reggio, già utilizzate dagli editori di Galeno greco e latino nel Cin-quecento, che spesso offrono un testo superiore a quello dei manoscritti greci. Nic-colò da Reggio aveva infatti accesso a fonti eccellenti, andate poi perdute, tra le quali il manoscritto donato da Andronico III a Roberto d’Angiò intorno al 1331 e portato a Napoli dallo stesso Niccolò, che si era recato a Costantinopoli come am-basciatore. Infine le traduzioni latine, quando dipendono da originali greci con-servati, se non sono rilevanti per il testo di Galeno, lo sono però per la sua tradizione. L’esempio più significativo è rappresentato dalle traduzioni di Bur-gundio da Pisa (c. 1110-1193), che hanno contribuito a ricostruire in modo decisivo un momento importante e antico del testo e della fortuna di Galeno e di Aristotele, su cui si dirà. Ma anche ricerche sulle traduzioni del Cinquecento hanno permesso di chiarire aspetti diversi della tradizione di Galeno. Per esempio, l’identificazione dell’originale greco della traduzione delde locis affectisdi Galeno, pubblicata da Wilhelm Kopp (1460-1532) a Parigi nel 1513, con il manoscritto di Leiden, Voss. gr. F 53, ha reso sicura l’attribuzione alla mano di Kopp di varianti annotate nei mar-gini di questo manoscritto, che erano state in precedenza datate al XVII sec.3

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4 Cfr. Fortuna 2006 (1). 5 Cfr. Petit 2007.

6 La migliore sintesi sulla storia delle traduzioni latine di Galeno continua ad essere Durling 1961. 7 I manoscritti latini di Galeno sono elencati nel catalogo curato da Diels 1905-7, che contiene er-rori ed omissioni, e soprattutto non fa nessuna distinzione tra commenti e traduzioni e le diverse

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Leoniceno (1428-1524) con manoscritti greci attualmente conservati a Parigi, nel fondo Ridolfi della Bibliothèque Nationale, che presentano segni tipografici fatti per la stampa dell’edizioneAldina, avvenuta a Venezia nel 1525, ha precisato il con-tributo della biblioteca di Leoniceno a questa grande impresa editoriale.4Caroline Petit ha di recente identificato la mano di Agostino Gadaldini (1515-1575) nei mar-gini di un gruppo di manoscritti greci di Galeno conservati a Modena, nella Bi-blioteca Estense, che potrebbero essergli serviti per correggere il testo delle traduzioni stampate nelle edizioniGiuntinetra il 1541-42 e il 1565, di cui era stato il curatore.5Ma soltanto un confronto minuto delle note marginali dei manoscritti greci con quelle contenute nelle quattro edizioni latine può stabilire perché e quando Gadaldini le abbia compilate.

La storia delle traduzioni latine è conosciuta nelle linee essenziali.6Le opere di Galeno tradotte prima del Mille sono poche e limitate a quelle con cui si apriva il Canone alessandrino, una selezione di opere di Galeno utilizzate nelle scuole di me-dicina ad Alessandria tra il VI e il VII sec.: ilde sectis, l’ars medica, ilde pulsibus ad ti-rones, ilde methodo medendi ad Glauconem. Il numero delle opere di Galeno tradotte in latino si accresce a partire dall’XI sec., quando è attivo a Montecassino Costan-tino l’Africano (m. 1093), un monaco proveniente dal Nord Africa, che di Galeno traduce dall’arabo il commento agliAforismidi Ippocrate e la parafrasi delde me-thodo medendi. Nel secolo successivo, Gerardo da Cremona (1114-1187) traduce a To-ledo, sempre dall’arabo, altre opere di Galeno, molte delle quali avevano già fatto parte delCanone alessandrino: l’ars medica, ilde elementis secundum Hippocratem, ilde temperamentis, ilde crisibus, ilde diebus decretoriis, ilde methodo medendi. In seguito, traduttori di Galeno dall’arabo sono Marco da Toledo (fl. 1200) e Arnaldo da Villa-nova (c. 1235-1311). Le traduzioni di Galeno dal greco sembrano invece poco nu-merose fino al XIV sec., quando Niccolò da Reggio traduce oltre cinquanta opere di Galeno tra il 1308 e il 1345, secondo la tecnica letteralede verbo ad verbum. In pre-cedenza traduttori di Galeno dal greco sono Burgundio da Pisa (m. dopo il 1197), Guglielmo di Moerbeke (1220-1286), Pietro d’Abano (1257-1316), seppure con rilievo diverso. A partire dagli ultimi due decenni del Quattrocento, sono prodotte nuove traduzioni di Galeno, per lo più di opere già conosciute, però in un latino che ha per modello quello classico. Tra i primi medici umanisti sono da citare Niccolò Leoniceno (1428-1524), Wilhelm Kopp (c. 1460-1532), Giorgio Valla (1447-1500), Tho-mas Linacre (1460-1545). Dopo la pubblicazione dell’edizioneAldinanel 1525, si mol-tiplica il numero delle opere di Galeno tradotte in latino e si molmol-tiplicano le traduzioni latine di una stessa opera. I manoscritti greci continuano ad essere con-sultati, ma ormai il testo di riferimento è quello delle edizioni a stampa, dell’ Al-dinaprima e dellaBasileensispoi, pubblicata quest’ultima nel 1538.

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ca-traduzioni di una stessa opera. Richard Durling ha lavorato a lungo al catalogo delle ca-traduzioni latine di Galeno; cfr. Durling 1967 e 1981; Fortuna e Raia 2006. Utile è il catalogo di Thorndike e Kibre 1963; quanto al momumentaleIter Italicumdi Paul Oskar Kristeller, Richard Durling ha raccolto i riferi-menti ai manoscritti medici che vi sono contenuti, compresi quelli di Galeno, in diversi articoli, che però non sono completi: Durling 1985-1993.

8 Cfr. Durling 1968. 9 Cfr. Durling 1992, p. 36. 10 Cfr. Classen 1974.

11 Per l’edizione della traduzione di Burgundio delde fide ortodoxadi Giovanni Damasceno cfr. Buytaert 1955; per quella delde natura hominisdi Nemesio cfr. Verbeke e Moncho 1975.

12 Cfr. Durling 1976 e 1992.

13 Cfr. Wilson 1983, 1986, 1987 e 1991. Sui manoscritti di Ioannikios cfr. ora Degni 2008.

talogo delle traduzioni, mancano le edizioni, e il corpusstesso dei singoli tradut-tori è molto incerto. Per esempio, Costantino l’Africano è stato considerato a lungo autore di una traduzione dell’ars medica, che però Richard Durling ha mostrato de-rivare dal greco, non dall’arabo.8I manoscritti non sempre segnalano il nome del

traduttore, o danno indicazioni diverse, che sono quindi da verificare, come è il caso della traduzione delde locis affectisdi Burgundio, che in uno dei cinque ma-noscritti conservati è attribuita a Niccolò da Reggio.9Molte sono ancora le

tradu-zioni anonime che potrebbero trovare una paternità e che meritano comunque di essere studiate.

II.Burgundio da Pisa e Galeno

Burgundio da Pisa è uno dei traduttori più importanti di Galeno ed anche uno dei più studiati. Peter Classen ha ricostruito la sua biografia nei particolari, attraverso accurate ricerche d’archivio.10Sappiamo quindi che Burgundio era uomo di legge,

avvocato, giudice, diplomatico, attivo a Pisa e nel territorio circostante, e presente a Costantinopoli almeno nel 1136 prima e nel 1169-1171 poi. Peter Classen si è occu-pato anche delle traduzioni di Burgundio, delle parti greche deidigestadi Giusti-niano e delleOmeliedi Giovanni Crisostomo sulVangelodi Giovanni. A Burgundio si deve inoltre la traduzione delle Omeliedi Giovanni Crisostomo sulVangelodi Matteo, come pure quelle delde fide ortodoxadi Giovanni Damasceno e delde na-tura hominisdi Nemesio; quest’ultime hanno avuto entrambe un’edizione critica11.

Quanto alle traduzioni di Galeno fatte da Burgundio, Richard Durling ne ha pub-blicate due, l’una delde temperamentisnel 1976, l’altra delde locis affectisnel 1992.12

Le ricerche filologiche di Richard Durling, sostenute da quelle paleografiche e codicologiche di Nigel Wilson, pubblicate in diversi articoli tra il 1983 e il 1991, hanno permesso di ricostruire lo stretto legame tra Burgundio e i manoscritti di Io-annikios, molti dei quali sono conservati a Firenze, nella Biblioteca Laurenziana, e datati in precedenza al XIV sec.: Burgundio annota alcuni manoscritti vergati da Ioannikios e dai suoi collaboratori, e li utilizza per le sue traduzioni di Galeno.13

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se-14 Cfr. Durling 1994. Per l’edizione della traduzione di Burgundio delde generatione et corruptione cfr. Judycka 1986.

15 Cfr. Durling 1993. Questo articolo non è stranamente citato negli studi successivi. Per l’edizione della traduzione di Burgundio dell’Etica a Nicomacocfr. Gauthier 1972-1974.

16 Cfr. Bossier 1997; Vuillemin-Diem e Rashed 1997. I risultati delle recenti ricerche sulle tradu-zioni aristoteliche di Burgundio, a partire da quelle di Richard Durling, sono esposti in Brams 2003, pp. 54-57.

17 Cfr. Haskins 1927, pp. 206-209; Boudon-Millot 2007, pp. CCIII-IV. 142 S T E FA N I A F O RT U NA , A N NA M A R I A U R S O

gnala in nota che il manoscritto utilizzato da Burgundio dovrebbe essere il Laur. gr. 87, 7, citando Nigel Wilson, che lo ha retrodatato al XII sec., insieme con gli altri manoscritti di Ioannikios.14L’anno prima, nel 1993, Richard Durling pubblica un altro articolo in «Studi Classici e Orientali» su Burgundio da Pisa, in cui annuncia questa scoperta, e segnala che Burgundio deve essere autore anche della tradu-zione dell’Etica a Nicomaco, pubblicata anonima da René Gauthier nel 1972, perché è già stato dimostrato che questa e la traduzione delde generatione et corruptione hanno uno stesso stile che deve risalire ad uno stesso autore.15

Nel 1997 sono stati pubblicati due articoli che riprendono i risultati delle ricerche di Richard Durling e di Nigel Wilson e che procedono oltre. Il primo, di Fernand Bossier, studia lo stile e la terminologia delle traduzioni di Burgundio, e per alcune stabilisce una cronologia interna; il secondo, scritto in collaborazione da Gudrun Vuillemin-Diem e da Marwan Rashed, dimostra prima la dipendenza delle tradu-zioni di Burgundio delde generatione et corruptionee dell’Etica a Nicomaco rispetti-vamente dal Laur. gr. 87, 7 e dal Laur. gr. 81, 18 – anche quest’ultimo un manoscritto di Ioannikios – e propone di collocare l’attività di Ioannikios a Costantinopoli, tra il 1135 e il 1140, sulla base delle traduzioni aristoteliche di Burgundio, precedenti al 1150, secondo lo studio di Bossier; poi analizza le note contenute nel Laur. gr. 87, 7, sia latine sia greche, e propone di attribuire a Burgundio una o due mani greche, seppure con diversa probabilità, e di identificarlo con il principale collaboratore di Ioannikios.16Questi risultati raggiunti sulle traduzioni aristoteliche di Burgundio sono molto interessanti e utili anche per quelle galeniche.

Nel 1927 Charles Hankins elenca dieci traduzioni di Galeno fatte da Burgundio, ma le traduzioni già note di Burgundio, più o meno complete, sono molto più nu-merose, le seguenti in ordine alfabetico:17

ars medica(I 407, 8-412 K = CUF II 388, 4-392 Boudon, catalogo finale) compendium pulsuum(Daremberg e Ruelle)

de crisibus(IX 550-768 K = Alexanderson) de differentiis febrium(VII 273-405 K)

de elementis secundum Hippocratem(I 413-508 K = CMG V 1, 2 De Lacy) de locis affectis(VIII 1-452 K)

de methodo medendiVII-XIV (X 456-984 K, completata da Pietro d’Abano) de naturalibus facultatibus(II 1-214 K =Scripta minoraIII 101-257 Helmreich) de pulsibus ad tirones(VIII 453-92 K)

de pulsuum causisIII-IV (IX 105-204 K) de pulsuum differentiisI (VIII 493-565 K)

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18Cfr. Durling 1967, p. 463. 19Cfr. De Lacy 1996, pp. 26-28.

20Ringrazio Beate Gundert che generosamente mi ha comunicato per lettera i risultati della sua ricerca di prossima pubblicazione.

21Cfr. Bossier 1997, p. 102.

22 Sulle prime edizioni latine di tutte le opere di Galeno cfr. Fortuna 2005. La prima edizione del de sectis (I 64-93, 8 K =Scripta minora I 1-22 Helmreich, completata da Pietro d’Abano)

de temperamentis(I 509-694 K = Helmreich)

in Hipp. aphorimos commentariaI-IV 58 (XVII B 345-733 K, completata da Niccolò da Reggio)

Due di queste traduzioni sono state attribuite a Burgundio in tempi abbastanza re-centi. Nel 1967 Richard Durling ha segnalato che la traduzione del catalogo dell’ars medicaè di Burgundio, perché Burgundio è citato nel manoscritto di Vienna, Öster-reichische Nationalbibliothek,Vind. lat. 2504 del XIII sec., f. 39v, dove si legge: Ex-plicit Tegni Galieni secundum antiquam translationem, sed postea Magister Borgundius rogatu Magistri Bartolomei transtulit quod sequitur.18In occasione dell’edizione delde elementis secundum Hippocratem, pubblicata da Phillip De Lacy nel 1996, Richard Durling ha studiato la traduzione latina dal greco, tramandata anonima nei ma-noscritti, e l’ha attribuita a Burgundio sulla base dello stile.19Ma Burgundio può es-sere autore anche di altre traduzioni di Galeno. È probabile infatti che a Burgundio appartenga la traduzione dal greco delde morbis et symptomatis, tramandata ano-nima in tutti i manoscritti, la quale comprende quattro opere eziologiche di Ga-leno, ilde morborum differentiis, ilde morborum causis, ilde symptomatum differentiis, ilde symptomatum causis. Beate Gundert, che sta preparando l’edizione delde sym-ptomatibus differentiisper la serie delCorpus Medicorum Graecorum, ha studiato que-sta traduzione, e ritiene che dipenda da un manoscritto greco perduto e che sia più vicina allo stile di Burgundio piuttosto che a quello di Niccolò da Reggio.20Quanto alla traduzione dal greco del quarto libro del commento alde victus ratione in mor-bis acutis, cfr.infra, parte III.

(8)

1490 è disponibile nel sito della Bibliothèque Interuniversitaire de Médecine di Parigi, all’indirizzo http://web2.bium.univ-paris5.fr/livanc/?intro=galien_vf&statut=charge; la seconda del 1502 è di-sponibile nel sito del Göttinger Digitalisierungszentrum, http://gdz.sub.unigoettingen.de /dms/load/toc/?PPN=PPN548120684.

23 Cfr. Wilson 1986, pp. 113-15; più rapidamente Wilson 1987, p. 54. Altri quattro manoscritti di Ga-leno con la mano di Ioannikios o dei suoi collaboratori sono stati segnalati da Nigel Wilson nei suoi articoli, in particolare in Wilson 1987, pp. 54 e 59: Laur. gr. 75, 5; Laur. gr. 75, 7; Laur. gr. 75, 17; Par. gr. 2265. A questi deve essere aggiunto il manoscritto Phillips 4614, attualmente conservato a New Haven (CT), Beinecke Library 1121, studiato da Elsa García Novo 2003; cfr. la segnalazione di Vivian Nutton in «Medical History» 52, 1, 2008, pp. 144-145.

24 Sulla storia del Par. gr. 1849 e su Niccolò Leoniceno, traduttore deldemotu musculorum, cfr. Fortuna 2006 (2); sul Par. gr. 1849 e Pietro d’Abano, che cita l’inizio del quarto libro deiProcedimenti anatomicidi Galeno, cfr. Fortuna 2008.

25 Non sono qui prese in considerazione le note della mano o delle mani greche che Vuillemin-Diem e Rashed 1997 propongono, con qualche cautela, di attribuire a Burgundio. La possibilità di at-tribuire queste note greche a Burgundio è ora esclusa da Degni 2008, pp. 230-233 e 236. Da segnalare però che lo stesso segno di paragrafo utilizzato dalla mano latina di Burgundio, descritto da Vuille-min-Diem e Rashed 1997 e riportato nelle Planches II-IV (pp. 188-190), si trova almeno nel Laur. gr. 74, 5, f. 133v, per introdurre una nota greca, riferita ade tumoribus praeter naturamVII 710, 6 K:tivejçti qrovmboç.

144 S T E FA N I A F O RT U NA , A N NA M A R I A U R S O

ma l’uno a partire dalla seconda edizione del 1502, curata da Gerolamo Suriano, mentre l’altro a partire dalla quarta del 1515-1516, curata da Rustico Piacentino.

Quanto alle fonti delle traduzioni di Burgundio, si è già parlato dello stretto le-game tra Burgundio e i manoscritti di Ioannikios. Nigel Wilson ha segnalato la mano latina di Burgundio in sei degli undici manoscritti di Galeno vergati da Io-annikios e dai suoi collaboratori, e in relazione ad opere specifiche: Laur. gr. 74, 5 (de temperamentis); Laur. gr. 74, 18 (de pulsuum differentiis,de dignoscendis pulsibus,de pulsuum causis,de praesagitione ex pulsibus); Laur. gr. 74, 22 (de curandi ratione per venae sectionem); Laur. gr. 74, 25 (de probis pravisque sucis); Laur. gr. 74, 30 (de locis af-fectis); Par. gr. 1849 (de motu musculorum).23Tutti questi manoscritti sono conservati a Firenze, nella Biblioteca Laurenziana, ad eccezione del Par. gr. 1849, rimasto tut-tavia a lungo a Firenze. Faceva infatti parte della biblioteca di Giano Lascare, prima di finire in quella del cardinale Ridolfi, attualmente fondo della Bibliothèque Na-tionale di Parigi.24Ma in una recente ispezione dei manoscritti di Galeno vergati da Ioannikios e dai suoi collaboratori a Firenze, ho rilevato una presenza più diffusa della mano latina di Burgundio. Nel Laur. gr. 74, 5 ci sono note latine di Burgundio non soltanto nelde temperamentis, ma anche in molti passi delde inaequali intempe-riee delde tumoribus praeter naturam, e in uno delde naturalibus facultatibussullo sperma (f. 68v). Nel Laur. gr. 74, 18, sono annotati da Burgundio non solo i trattati sulle pulsazioni, ma anche ilde usu partium(ff. 35, 76v, 77r, 83r). Note latine di Bur-gundio sono infine presenti nel Laur. gr. 75, 5, un altro manoscritto di Ioannikios, non compreso nel gruppo dei sei già segnalati da Wilson, in alcuni fogli dei primi tre libri del commento alde victus ratione in morbis acutis(ff. 181v, 182, 183v, 184r, 185r, 206v,207, 210v). Quindi, in conclusione, i manoscritti annotati da Burgundio in la-tino sono sette, i seguenti:25

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26 Cfr. Wilson 1986, p. 117. Per la traduzione delde sectisdi Burgundio ho utilizzato il manoscritto di Cesena, Biblioteca Malatestiana, S V 4 del XIV sec.

denaturalibus facultatibus de inaequali intemperie de tumoribus praeter naturam

Laur. gr. 74, 18

de pulsuum differentiis de dignoscendis pulsibus de pulsuum causis

de praesagitione ex pulsibus de usu partium

Laur. gr. 74, 22

de curandi ratione per venae sectionem

Laur. gr. 74, 25

de probis pravisque sucis

Laur. gr. 74, 30

de locis affectis

Laur. gr. 75, 5

in Hipp. de victus ratione in morbis acutis commentaria

Par. gr. 1849

de motu musculorum

Sembra dunque che Burgundio abbia letto e annotato in latino opere di Galeno da lui non tradotte, e d’altra parte che abbia tradotto opere di Galeno da lui non an-notate, come nel caso delle due traduzioni di Aristotele: il Laur. gr. 81, 18, utilizzato per la traduzione dell’Etica a Nicomaco, non ha note latine di Burgundio; il Laur. gr. 87, 7 le ha, ma non nella parte contenente ilde generatione et corruptione. Sembra inoltre che Burgundio non abbia utilizzato altri manoscritti se non quelli di Ioan-nikios e dei collaboratori di IoanIoan-nikios per le sue traduzioni. R. Durling ha dimo-strato che le traduzioni di Burgundio delde locis affectis, delde temperamentise del

de elementis secundum Hippocratemdipendono l’una dal Laur. gr. 74, 30, le altre due dal Laur. gr. 74, 5.Dal Laur. gr. 74, 5 dipende anche la traduzione delde naturalibus facultatibus, come è stato ormai dimostrato (cfr.infra, Appendice). Lo stesso può es-sere affermato per la traduzione delde sectis, che mostra di condividere errori con il Laur. gr. 74, 5 (= L), almeno in base all’apparato critico di G. Helmreich;26cfr.:

3, 14 H. = I 67, 11 K:toiau`t∆om. L Burg.

4, 16-17 H. = I 69, 4-5 K:toiauvth ... oJdovçom. L Burg. 7, 18 H. = I 73, 3 K:euJrevçewç:aiJrevçewçL Burg. (hereseos) 8, 23 H. = I 74, 13 K:di∆ ejmpeirivaçom. L Burg.

10, 7 H. = I 76, 10 K: postijamavtwnadd.aJpavntwnL Burg. (omnium) 11, 2 H. = I 77, 12 K:oujdenovçom. L Burg.

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27 I. Garofalo ha presentato questi risultati sulla tradizione di Burgundio deldepulsibus ad tirones di Galeno al VI Convegno Internazionale diEcdotica dei testi di medicina greca e bizantina(Parigi, 10-12 aprile 2008), i cui atti sono in corso di stampa.

28 Cfr. Wilson 1986, p. 114.

29 Sul Laur. gr. 75, 7 cfr.supra, nota 23.

30 Il testo delcompendium pulsuum, con traduzione francese, è stampato in Daremberg e Ruelle 1879, pp. 219-33. Per questa edizione sono stati utilizzati sia il Laur. gr. 75, 7, in una collazione parziale, sia la traduzione di Burgundio, ma non sono stati studiati i rapporti tra i due testimoni; cfr. pp. 611-612.

31 Sul Par. gr. 2265 cfr. supra, n. 23. Sulla traduzione di Burgundio del catalogo dell’ars medica cfr. Fortuna 1999, p. 166, nota 27.

32 Sulla traduzione delde crisibuscfr. Alexanderson 1967, pp. 32-35; su quella delde differentiis febrium cfr. De Stefani 2003, p. 109; su quella delde sanitate tuendacfr. Koch 1923, p. XVIII.

146 S T E FA N I A F O RT U NA , A N NA M A R I A U R S O

Ancora, Ivan Garofalo ha dimostrato che la traduzione di Burgundio delde pulsi-bus ad tironesdipende dal Laur. gr. 75, 5;27da questo stesso manoscritto dipende

anche la traduzione del quarto libro del commento alde victus ratione in morbis acu-tis(cfr.infra, parte III). Quanto alle traduzioni dei trattati sulle pulsazioni, è pro-babile che Burgundio abbia utilizzato il Laur. gr. 74, 18 per ilde pulsuum differentiis

I e per ilde pulsuum causisIII-IV, come ha già proposto Nigel Wilson;28per il com-pendium pulsuum, tramandato sotto il nome di Galeno, ma d’incerta paternità, si può proporre con grande probabilità il Laur. gr. 75, 7, un altro manoscritto di Io-annikios segnalato da Nigel Wilson, ma non annotato da Burgundio.29Su queste

traduzioni non si può andare oltre, perché riguardano opere che non hanno an-cora avuto una moderna edizione critica.30È infine probabile che la traduzione del

catalogo dell’ars medicadipenda dal Par. gr. 2265, un manoscritto con la mano del collaboratore di Ioannikios e attualmente conservato a Parigi, nel fondo Ridolfi della Bibliothèque Nationale, come il già citato Par. gr. 1849.31Il testo di questa

tra-duzione stampato nelle edizioni, come in quella di Galeno curata da Gerolamo Su-riano del 1502, è corretto e non lascia riconoscere facilmente l’originale greco. Si può però segnalare un’omissione che la traduzione di Burgundio condivide con il Par. gr. 2265 (= E) e altri manoscritti recenti: 389, 9 B. = I 408, 13 K:bivbloçom. E Burg.

In ogni caso è certo che non tutti i manoscritti utilizzati da Burgundio sono con-servati. Tre traduzioni, infatti, quelle delde crisibus, delde differentiis febriume del

de sanitate tuenda, dipendono da un originale andato perduto, simile al Marc. gr. 282 del XV sec., ma a questo superiore.32Difficile fare invece ipotesi per le traduzioni

delde methodo medendie del commento agliAforismi, opere che mancano di un’edi-zione critica e non contenute nei manoscritti di Ioannikios. In breve, ecco le fonti delle traduzioni di Burgundio, certe o quasi certe:

Laur. gr. 74, 5

de temperamentis

de elementis secundum Hippocratem de naturalibus facultatibus

(11)

33Cfr. Bergsträsser 1925, pp. 10-12 e nota 16. 34 Cfr. Degni 2008, p. 209.

? Laur. gr. 75, 7

? Laur. gr. 74, 18 depulsuum causisIII-IV

de pulsuum differentiisI

Laur. gr. 74, 30 de locis affectis

Laur. gr. 75, 5 de pulsibus ad tirones

in Hipp. de victus ratione in morbis acutis commentariaIV

? Par. gr. 2265 ars medica(catalogo)

Antigrafo del Marc. gr. 282 de crisibus

de differentiis febrium de sanitate tuenda

Se si considerano le traduzioni di Galeno nel loro insieme, sembra che Burgundio abbia seguito un vero e proprio programma. Burgundio traduce o completa tra-duzioni di opere di Galeno che sono quasi tutte comprese nelCanone alessandrino, che è stato certamente tenuto presente come modello. Infatti, rispetto alCanone alessandrino, mancano soltanto l’ad Glauconem, le opere anatomiche e ilde diebus de-cretoriis; sono invece aggiunti i commenti agliAforismie alde victus ratione in mor-bis acutis. C’è inoltre qualche differenza per i trattati sulle pulsazioni. Il grande medico arabo ¢unain del IX sec. afferma nellaRisalache i maestri di Alessandria leggevano il primo libro delle quattro opere di Galeno sulle pulsazioni, a loro volta composte ciascuna da quattro libri, cioè ilde pulsuum differentiisI, ilde dignoscendis pulsibusI, ilde pulsuum causisI e ilde praesagitione ex pulsibusI, e afferma anche che secondo lui soltanto ilde pulsuum differentiisI è davvero necessario per la forma-zione del medico.33Burgundio traduce invece ilde pulsuum differentiisI, ilde pul-suum causis III-IV e il compendium pulsuum; probabilmente deve aver ritenuto quest’ultimo riassuntivo di quanto è necessario sapere sulle pulsazioni, come fa anche Ioannikios che, in una nota contenuta nel Laur. gr. 75, 7, f. 163v, e letta da

Paola Degni, a proposito delcompendium pulsuumscrive:ejgw;proçevqhka tou`to to; peri;çfugmw`n monovbiblon: to;ga;r çuvntagma oujk ei\ce: nomivzw de;aujto;mh;ei\nai Ga-lhnou`, ajlla; JRouvfou tou`∆Efeçivou.34Ioannikios ricopia ilcompendium pulsuum, che

(12)

35 Sul cosiddetto «nuovo Galeno» cfr. García Ballester 1998; sul «nuovo Galeno» a Padova cfr.

Pe-senti 2003, pp. 7-18.

36 Su Bartolomeo da Salerno cfr. Kristeller 1986, pp. 100-107; recentemente Wallis 2007 e 2008. 37 Cfr. Jacquart 1988, pp. 417-420 e 423-424.

148 I.desectis

II.ars medica

III.de pulsibus ad tirones

(IV.ad Glauconem) (V. Anatomia)

VI.de elementis secundum Hippocratem

VII.de temperamentis

VIII.de naturalibus facultatibus

IX.de morbis et symptomatis? X.de locis affectis

XI.de pulsibus *

XII.de differentiis febrium

XIII.de crisibus

(XIV.de diebus decretoriis) XV.de sanitate tuenda

XVI.de methodo medendi

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III.La traduzione dal greco del commento di Galeno alde victus ratione in morbis acutis IV:indagine sulla paternità

1.Premessa

Il metodo di solito impiegato nelle indagini sulla paternità delle traduzioni me-dievali anonime è quello di una minuziosa e paziente analisi linguistico-stilistica, sperimentato con successo da Minio-Paluello ed altri, già a ridosso degli anni cin-quanta del Novecento, sulle traduzioni di Aristotele.38Esso si fonda sulla consape-volezza che, se il Medioevo latino è stato dominato dalla prassi della traduzione verbum de verbo, questa non può però dirsi univocamente definita. Piuttosto, es-sendo vari i vocabolari, i procedimenti e le personalità dei traduttori, le versioni presentano al loro interno, al di là di un’apparente uniformità, tratti di divergenza non sempre ravvisabili a una semplice lettura, ma che non sfuggono al filtro di un’analisi linguistico-stilistica. Su questo fondamento, come dichiarava Minio-Pa-luello, la paternità di una traduzione anonima può essere provata attraverso un confronto capillare, capace di evidenziare «un grado sufficiente di identità in ca-ratteristiche costanti e frequenti» tra tale versione e altre versioni attribuibili con certezza a un supposto autore. Nel contempo, la prova richiede «un secondo con-fronto con il massimo numero possibile di altre traduzioni», da cui risulti che le caratteristiche individuate – non certo singolarmente ma nel loro quadro di in-sieme – sono particolari all’autore in questione e non ad altri.39

In assenza di prove filologiche e codicologiche, un’analisi linguistico-stilistica ben condotta rimane l’unica risorsa per identificare l’autore di una traduzione, e in un breve articolo del 1993 Richard Durling – che ne aveva già dato proficui saggi nelle sue due edizioni di Burgundio40e che ne confermava, ora, la validità, prean-nunciando l’attribuzione al Pisano di tre nuove traduzioni – ne raccomandava l’uso per fare chiarezza nel campo delle versioni ancora anonime.41Le difficoltà che l’ap-plicazione del metodo incontra, però, non sono trascurabili.

38 I saggi di Minio-Paluello sulle traduzioni e i traduttori latini di Aristotele sono ristampati in L. Minio-Paluello,Opuscula. The Latin Aristotle, Amsterdam, Hakkert, 1972. Un complemento necessa-rio a questa raccolta è indicato dall’autore stesso nelle proprie introduzioni ad alcuni volumi del cor-pusdell’Aristoteles Latinus: cfr.ibidem, p. VII.

39 Minio-Paluello 1947 (1), pp. 3-4, nonché, per la precisazione dell’inciso, p. 7 [=

Opuscula, pp. 42-43 e 46].

40 Durling 1976 e 1992 (cfr.

supra, parte II). In questo caso l’analisi linguistico-stilistica conferma l’at-tribuzione di alcuni dei testimoni manoscritti.

41 Durling 1993, pp. 98-99; le traduzioni di cui si preannuncia la paternità sono quella del

de elementis di Galeno e quelle delde generatione et corruptionee dell’ethica Nicomacheadi Aristotele, di cuisupra, alla parte II. Sulla varietà nell’applicazione del metodo di traduzioneverbum de verboinsiste anche Chiesa 1995, p. 191, secondo il quale «sarebbe comunque più esatto parlare di ‘letteralismi’ che di un monolitico letteralismo».

già riconosciuto il ruolo importante che Salerno ha avuto nella produzione e dif-fusione delle traduzioni latine di Aristotele dal greco; potrebbe averlo avuto anche per quelle di Galeno.

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42 Su questo si veda più ampiamente la parte I.

43 Sono sufficienti, come monito, gli slittamenti vistosi che si verificano con l’andar del tempo nella tecnica di traduzione di Burgundio, di cui si diràinfra.

44 Per un catalogo delle traduzioni di Niccolò e dei relativi testimoni il lavoro di riferimento è Thorndike 1946, da integrare con i correttivi di Durling 1967 e 1981; Fortuna e Raia 2006. Sulla bio-grafia e l’attività del personaggio, attivo tra il 1308 e il 1345 ca., si può ora leggere McVaugh 2006.

45 Si tratta delle traduzioni delde morborum temporibus, delde consuetudinibuse delde victu atte-nuante, per cui cfr. le edizioni di Wille 1960 (di cui mi è stato possibile ottenere copia solo della IV parte, corrispondente all’indice), Schmutte 1941 e Marinone 1973, che tuttavia, come nota Nutton 1979, p. 23, nota 3, non utilizza il ms. Paris, Académie Nationale de Médecine 53, oltre ad avere indici limitati ai termini tecnici greci ed estremamente selettivi.

46 Sul metodo di traduzione di Niccolò l’unico studio specifico è quello di Wille 1963, fondato sulla sola traduzione delde morborum temporibus.

47 In questo senso si pronuncia Nutton 1979, pp. 24-25, a proposito dell’attribuzione a Niccolò della traduzione delde praecognitioneche si legge nell’edizione di Bonardo (Venezia, 1490); pur in presenza di tratti stilistici che la fanno comunque assegnare al XIV sec. e ad ambiente italiano, lo studioso pre-ferisce considerarla anonima a causa del diverso trattamento di particelle, congiunzioni, avverbi, per quanto non escluda la possibilità che Niccolò possa nel tempo aver cambiato la sua tecnica e il suo vocabolario (nota 3) e che indicazioni diverse possano venire da ricerche future. Alcuni cambiamenti nella scelte traduttive all’interno delle diverse traduzioni di Niccolò sono individuabiliinfra, negli esempi riportati alla prima Tabella.

48 Questo vale per le edizioni delle traduzioni di Galeno (Durling 1976 e 1992) e di Aristotele (Gau-thier 1972-1974 e Judycka 1986); l’edizione delde fide orthodoxadi Giovanni Damasceno (Buytaert 1955), invece, non ha indici, mentre gli indici dell’edizione latina delde natura hominisdi Nemesio (Verbeke Le traduzioni di Galeno ancora da attribuire restano, infatti, numerose e tradu-zioni di cui è nota la paternità attendono comunque un’edizione critica.42Questo rende spesso insufficiente ilcorpusdi testi utili per i confronti, soprattutto in rela-zione all’ampiezza dell’arco temporale all’interno del quale si può svolgere, con scarti e ripensamenti, l’attività dei traduttori: è evidente il rischio, che lo studioso corre, di enfatizzare presenze e omissioni, caricandole di un valore distintivo che un esame più ampio della documentazione può smentire.43Emblematico è il caso di Niccolò da Reggio, che traduce oltre cinquanta opere di Galeno in un arco tem-porale di ca. trentasette anni.44Poiché solo una minima parte delle sue traduzioni è stata criticamente edita e solo per tre delle traduzioni edite si conserva il modello greco,45la conoscenza del metodo da lui applicato non può essere che parziale e provvisoria:46non si può escludere, pertanto, che i progressi delle conoscenze pos-sano in futuro accertare la paternità di Niccolò per traduzioni che, allo stato at-tuale, nonostante alcuni indizi non irrilevanti, è più sicuro considerare anonime.47 Un’altra difficoltà può essere posta dall’estensione stessa delle opere disponibili, che per alcune rese interessanti può non offrire un terreno di confronto quanto si vorrebbe ampio per avvalorare i riscontri. Non è una lacuna trascurabile, infine, neppure la mancanza di indici adeguati a corredo delle edizioni critiche: nei casi in cui si manifesta, questo difetto rallenta i tempi della ricerca, rischiando inevitabil-mente di accrescerne le insidie.

Stando così le cose, è chiaro il valore che rivestono in quest’ambito di indagine i progressi compiuti nello studio delle traduzioni di Burgundio, grazie ai quali di-sponiamo oggi di un certo numero di testi criticamente editi, in alcuni casi forniti anche di utilissimi indici bilingue completi,48e di lavori di riferimento sul suo

(15)

todo di traduzione e sul suo vocabolario, a firma soprattutto di Richard Durling e Fernand Bossier.49In particolare, lo studio dedicato al vocabolario di Burgundio da Bossier, che ricostruisce anche, fondandosi sulle datazioni di alcune traduzioni e sui risultati dell’analisi stilistica, la cronologia interna delle versioni del Pisano, si rivela un supporto prezioso per chi voglia tentare nuove attribuzioni: esso dà ragione di alcuni slittamenti significativi – già evidenziati, in parte, da Durling – fra la tradu-zione deldetemperamentis, che ora sappiamo essere più antica, e quella più recente delde locis affectis, indicando nella traduzione delde fide orthodoxadi Giovanni Da-masceno il punto di snodo più significativo per l’evoluzione dello stile del tradut-tore.50Ma soprattutto, l’analisi ci conferma che almeno per Burgundio si può fare affidamento su una base documentaria complessivamente adeguata che, seppure non completa, fornisce un campione valido per attestare fasi diverse del suo stile. Un altro caposaldo nell’indagine sulla paternità burgundiana è rappresentato, poi, dalle ricerche paleografiche e codicologiche di Nigel Wilson, che hanno col-legato Burgundio ai manoscritti di Ioannikios, molti dei quali sono mss. Lauren-ziani:51dal momento che sono questi i codici da lui annotati e utilizzati per le sue versioni di Galeno, la dipendenza della traduzione su cui si indaga da uno di essi po-trebbe fornire all’analisi linguistica – come è esemplarmente avvenuto per la ver-sione del de generatione et corruptionedi Aristotele – una conferma filologica e codicologica.52

Su queste basi, mi sento di proporre l’attribuzione a Burgundio di un’altra tra-duzione dal greco di Galeno finora anonima, quella del IV libro del commento al-l’opera ippocraticade victus ratione in morbis acutis.

La traduzione, che si presenta come un completamento di quella preesistente, fatta dall’arabo, dei primi tre libri, è trasmessa da almeno quindici mss., tre dei quali incompleti, di cui uno è datato con certezza – cosa che escludea priori Nic-colò – al 1282.53Come quelle degli altri commenti alle opere di Ippocrate, essa fu data alle stampe per la prima volta nel terzo volume dell’edizione latina di Galeno curata da Pietro Antonio Rustico da Piacenza (la cosiddettaquarta impressio),

pub-e Moncho 1975), compub-e nota già Bossipub-er 1997, p. 88, sono spub-elpub-ettivi pub-e non spub-emprpub-e prpub-ecisi.

49Cfr. Durling 1976, pp. XXV-XXX; Idem 1992, pp. 36-48; Idem 1994; Idem in De Lacy 1996, pp. 27-28; Bossier 1997. Sul metodo di traduzione e sul vocabolario di Burgundio hanno scritto anche Dau-send 1913; Flecchia 1952, pp. 126-130; Classen 1974, pp. 50-65; Judicka 1986, pp. XXXI-XXXVIII (l’analisi riguarda il metodo seguito nelle due traduzioni di Aristotele, senza che il loro autore sia ancora iden-tificato con Burgundio); Verbeke 1999; cenni anche in Verbeke e Moncho 1972, pp. LXXXVIII-XCII.

50 Lo studioso sottolinea, tuttavia, che i cambiamenti si manifestano in alcuni casi già a partire dalla traduzione delde temperamentis, dove compaiono, in particolare, quattro avverbi, che non ri-corrono nelle versioni di Aristotele ma figurano tutti nelle traduzioni successive: cfr. Bossier 1997, p. 98 e i cambiamenti riferitiinfra.

51 Cfr. Wilson 1983, 1986, 1987 e 1991, già citati

supra, parte II, nota 13.

52 Cfr. le ricerche di Durling 1994 e Vuillemin-Diem e Rashed 1997, di cui si è detto più ampia-mente nella parte II.

53 Si tratta del ms. Munich, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 187, citato in Durling 1981, p. 38. Stando ai lavori di Durling 1967, p. 476; Idem 1981, p. 38; Fortuna e Raia 2006, p. 25, i testimoni ma-noscritti che contengono sicuramente la traduzione dal greco del IV libro del commento, oltre al

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in-blicata a Pavia da Giacomo Pocatela da Borgofranco nel 1515-1516, ed ebbe succes-sive ristampe nelle due Giuntine veneziane del 1522 e del 1528.54

Ritengo che la paternità burgundiana di questa versione si possa sostenere con fondatezza in ragione del suohabituslinguistico e che tale attribuzione possa essere confermata dalla sua dipendenza da uno dei mss. di Ioannikios retrodatati da Wil-son, ovvero lo stesso Laur. gr. plut. 75, 5 che Ivan Garofalo ha indicato come mo-dello di Burgundio già per la versione delde pulsibus ad tirones e che sappiamo ora contenere, nei primi tre libri del commento alde victus ratione in morbis acutis,note di Burgundio.55

Nelle pagine che seguono mi propongo di dimostrare quanto ho anticipato at-traverso un’esemplificazione di questi rapporti. Ho studiato la traduzione in una copia rara dell’esemplare a stampa del 1522, conservata alla Biblioteca Comunale di Sarnano (MC).56Naturalmente l’esame dei mss. avrebbe assegnato un carattere definitivo ai risultati dei confronti che, viceversa, allo stato attuale, si devono rite-nere suscettibili di precisazioni; tuttavia questo limite non è rilevante per l’indivi-duazione della paternità, che di questa ricerca costituisce l’obiettivo precipuo.

2.Parti sincategorematiche del discorso

La tappa più importante (quando non esclusiva) di ogni analisi linguistico-stilistica sulla paternità riguarda la resa di parti sincategorematiche del discorso (particelle, congiunzioni, avverbi, pronomi...), che hanno il vantaggio di prestarsi a rileva-menti statistici e rivelare, spesso, le abitudini personali dei singoli traduttori.57Come nota Paolo Chiesa,58trattandosi di unità linguistiche non portatrici di significato, la costanza di trattamento che ricevono è, infatti, per lo più maggiore, e maggiore è 152 S T E FA N I A F O RT U NA , A N NA M A R I A U R S O

completo; Paris, BN, lat. 14390, sec. XIV; BN, lat. 16177, sec. XIII-XIV; Città del Vaticano, BAV, Vat. lat. 2392, sec. XIV; BAV, Vat. lat. 2395, sec. XIV, incompleto; BAV, Vat. lat. 2417, sec. XIV; BAV, Vat. lat. 4420, sec. XIII; BAV, Vat. Pal. lat. 1079, sec. XV (ma XIII/XIV Schuba 1981, pp. 1-2); Wien, ÖN 2309, sec. XIII-XIV, incompleto. A questi testimoni vanno ancora aggiunti i mss. Munich, Bayerische Staatsbiblio-thek, Clm 640, sec. XIII (Thorndike e Kibre 1963, c. 688; il ms. è datato al sec. XV inCatalogus1892, p. 166, che lo dice scritto da H. Schedel e registra il testo comeHippocratis ... quarta particula regiminis acutorum); nonché, presenti nelle schede preparate da Durling per ilCatalogus Translationum et Com-mentariorumche ho avuto la possibilità di consultare, Laon, Bibliothèque Municipale 413, sec. XIV (Diels 1905-1907, p. 102;Catalogue1849, p. 217) e Paris, BN, lat. 16188, sec. XIII (Diels 1905-1907, p. 103; Delisle 1863-1871, p. 44). Per i mss. Vaticani di cui Durling 1967 non segnala il secolo, che non sono tra quelli descritti nei cataloghi editi della BAV, ricavo il dato dal repertorio dell’Hippocrates Latinusdi Pearl Kibre, dove tuttavia non sono menzionati per la parte che ci interessa; lo fornisco, pertanto, a titolo puramente orientativo.Un numero maggiore di mss. è segnalato da O’ Boyle 1998.

54 Per queste notizie cfr. Fortuna 2005, pp. 478-481 (+ pp. 493 e 495).

55 Cfr.supra, parte II; per il contributo in corso di stampa di Garofalo cfr. in part. nota 27. 56 Ringrazio la dott.ssa Laura Venanzi per aver messo gentilmente a mia disposizione le riprodu-zioni di questa edizione.

57 Cfr. Minio-Paluello 1947 (1), p. 7 [=Opuscula, p. 46]. La definizione di questi termini come sin-categorematici – che mutuo da Chiesa 1995, p. 193, e che preciso secondo la definizione datane da Al-berghi 1968 e dal redattore della voceSincategorematicoin Battaglia 1999, p. 45 – mi pare la più precisa e la più chiara per intenderli nel loro complesso e secondo la loro caratteristica comune di unità lin-guistiche di per sé non significative.

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anche l’arbitrarietà del traduttore nella scelta del corrispondente latino. L’esame di questa categoria di termini viene ritenuto perciò di grande importanza (se non de-cisivo)59per associare tra loro alcune traduzioni e individuarne l’autore, al punto da

diventare imprescindibile e preliminare per ogni indagine di questo tipo. Le pecu-liarità del traduttore presunto vengono di solito poste in relazione con quelle di altri traduttori, di cui non necessariamente si mette in discussione la paternità; lo scopo è quello di evidenziare la varietà che esiste, nel quadro complessivo delle scelte, fra i diversi traduttori e «come sia altamente probabile una identificazione basata su identità di terminologia e di vocabolario».60

Le analisi comparative di queste parole di alta frequenza si conducono su un certo numero di termini, sostanzialmente coincidenti con quelli già studiati da Minio-Paluello per le versioni di Aristotele.61Nelle sue edizioni, Durling ha poi

esteso l’esame a tutte le parole di questo tipo ricorrenti, rispettivamente, nelle tra-duzioni deldetemperamentise delde locis affectis, inclusa la quasi totalità di quelle studiate da Pierre Thillet nella sua analisi del metodo di traduzione di Guglielmo di Moerbeke.62Lo studioso ha elaborato delle tavole di corrispondenze, che ha

im-piegato con profitto anche nelle sue indagini successive e che restano tuttora un buon punto di partenza, dopo che le ricerche di Bossier hanno confermato che le due traduzioni di Galeno edite criticamente rappresentano due differenti momenti dello stile di Burgundio. Servendomi, pertanto, anch’io, di queste tavole (più pre-cisamente, di quella di corredo alla traduzione delde locisaffectis,che mette a con-fronto entrambe le versioni) ed estendendo i confronti alle altre traduzioni di Burgundio nella misura in cui di volta in volta mi è parso utile, ho esaminato le scelte attuate dal traduttore anonimo selezionando diciannove parole (o gruppi di parole), la cui resa può risultare interessante anche per la datazione. Qui sotto è of-ferto un prospetto delle corrispondenze; l’elenco delle traduzioni a partire dalla più recente dopo quella oggetto di studio e la registrazione degli equivalenti latini secondo l’ordine della frequenza dovrebbero permettere di cogliere con imme-diatezza le coincidenze tra le scelte linguistiche dell’anonimo e quelle di Burgun-dio e la probabile collocazione cronologica della nuova traduzione.63

59 Di «critères décisifs» per la paternità a proposito della resa di alcuni di questi termini parla Thil-let 1963, p. 21.

60 Minio-Paluello 1947 (1), p. 4, nota 2 [=Opuscula, p. 43, nota 2].

61 Cfr. Minio-Paluello 1947 (1), pp. 8-11 [=Opuscula, pp. 47-50], usato da Thillet 1963, pp. 21-22; Minio-Paluello 1952, pp. 287-289 [=Opuscula, pp. 212-13], utilizzato con scarti minimi da Durling.

62 Cfr. Durling 1976, pp. XXV-XXX; Idem 1992, pp. 36-41. Il riferimento a Thillet 1963 è dello stesso Durling, che ne cita le pp. 37-46.

63 Per quanto riguarda le traduzioni di Burgundio diverse da quelle del

(18)

Mé-dh'lon

HVRMAmanifestum ± est (3) LAmanifestum ± est (22), apertum (1) Temanifestum ± est (13)

GCmanifestum ± est (passim)

Altri:GVmanifestum est;RGmanifestum; BMmanifestum,palam (rarius);

GMpalam, manifestum (rarissime);

NRpalam (de morb. temp. 1), manifestum est (de consuet., de vict. att.)

o{ti

HVRMAquoniam (37), quod (2), sicut (? 1), quandoque (?322, 2,ubi fortasse interpres pro o{tifalso legitoJtevvele[çq∆ o{te)

LAquoniam (126), quia (5), quemadmodum (1: quoniam E, CD) Tequoniam (40 +admodum5*), quia (25), quod (5 +1e coni.+ 3*) GCquoniam (77), quod (6+1*), quia (1+1*)

Altri:GMquod, quia, quoniam (rarissime); NRquoniam, quod (de morb. temp.)

pavlin

HVRMArursus (21,sedau\qiç ... pavlinvertiturrursus ... iterum297, 11, ubi alterumiterum paulo post add. Lat.; cfr. nota 64)

STrursus (8) LArursus (43) Terursus (14) GCrursus (31)

Altri:GViterum;RGrursus;NRrursus

154

(19)

toiou'toç

HVRMAtalis (77), huiusmodi (3,sed 283, 23tou`toçcodd. gr. exceptoMqui exhibettoiouvtwn

[touvtwnR:touvtouLcum cett.]; 353, 15aujtou'codd.;361, 19huiusmodiadd.Lat.)

STtalis (passim,sed 186, 1huiusmodi talia;191, 16huius [fortassehuius<modi >] talibus)

LAtalis (235)

Tetalis (97), huiusmodi (4*), hic (2)

Altri:GVhuiusmodi, talis (rarius), huiuscemodi (rarissime);

RG, BMtalis, huiusmodi (rarissime);GMtalis;NRtalis, huiusmodi (sed rarissime in li-bris de vict. att. et de consuet.)

dhv

HVRMAutique (6), itaque (1), vero (298, 14, ubi tamendevexhibetL)

STutique (14), om. (1)

LAutique (21), om. (2)

Teutique (21), om. (2), ergo (1), igitur (1*), itaque (1*),

GCutique (33), igitur (3), quidem (1), autem (1), autem utique (1), om. (interdum) Altri:GVigitur, om.(rarius);RG, BMutique;GMitaque, utique;NRom. (saepius), utique (de morb. temp., de vict. att.), denique (de consuet.)

dhvpou

HVRMAutique alicubi (2)

ST

-LAutique alicubi (4), utique (3)

NHutique alicubi (2)

Teutique (3), om. (2)

GC

-Altri:NRutique (de morb. temp.,de consuet.),

utique alicubi (de morb. temp.1 ~me;n dhvpou), om. (de vict. att.)

ou{tw(ç)

HVRMAita (104)

LAita (202 + 2e coni.), sic (1), sicut (1, «ansic?»Durling in app.)

Teita (116), sic (1+1*), similiter (1+1*)

Nita (35), sic (1)

GCita (29), sic (17)

Vsic (passim)

Altri:GVsic;GMsic, ita (rarius);BMita, sic (rarius);NRita, sic (de vict. att.1)

w{çper

HVRMAsicut (24), quemadmodum (13), ut (2), velut (1), sic (? 1)

STsicut (16), quemadmodum (2), ut (1)

LAquemadmodum (112), sicut (45), ut (10), velut (5), veluti (1), quasi (1), ceu (1), ac si (1)

Tequemadmodum (28+1*), ut (10), sicut (3+1*e coni.), ac si (3), velut (2), ceu (1*)

GCquemadmodum (26), ut (26)

(20)

S T E FA N I A F O RT U NA , A N NA M A R I A U R S O 156

w{çte

HVRMAquare (9), ut (6), itaque (2), quia (2), quasi (?293, 21,ubi fortasse interpres prow{çte

falso legitw{çpervelwJç) STut (5)

LAitaque (24), ut (23), quare (8), quod (1), unde (1), ergo (1), quapropter (1) NHut (7), quare (5)

Tequapropter (27), quod (5), quare (2+3*), ut (3), igitur (2), quocirca (1*), ideoque (1*) Nquare (5), ut (3), quapropter (2), quod (1)

GCquapropter (50), ut (11), quocirca (9), quare (1), quod (1) Vut (4), quare (3), quoniam (1)

Altri:GVqua re, quod (rarissime), ut (rarissime);RGquare, ut et;GMquare, itaque (rarius);

NRquocirca (de morb. temp.,de vict. att.), ut (de morb. temp.,de vict. att.), itaque (de vict. att.rarius, de consuet. 1), quare (de vict. att.), unde (de vict. att. 1)

diov(±kaiv)

HVRMAideoque (5), iccirco (2) STiccirco (3), ideoque (2)

LAideoque (12), idcirco (7), ideo (1), quocirca (1) Teideoque (2)

Nideoque (8) idcirco (1) propter quod (1) GCideo (25), ideoque (5)

Video (12), ideoque (4), quapropter (2)

Altri:GVunde, ex quo (rarissime);RG, BM, GMpropter quod;NRquocirca

o{tan

HVRMAcum (50), quando (4), tunc (? 1,fortasse corrupte procum), priusquam (1 ~ prov-teron, o{tan), tamenveltantum (compendiose scriptum, ? 1)

LAcum (165 + 2e coni.), quando (13), dum (1) NHcum (53), quando (2)

FOcum (18), quando (10)

Tecum (22+1*), quando (15+1*), quandoque (2*) Nquando (3), cum (1), quandoquidem (1) GCquando (passim)

Vquando (7)

Altri:GVcum;RGquando;GMquando, cum (rarius);BMquando;NRquando (de morb. temp.,de vict. att.), cum (de consuet.)

oi|on

HVRMAvelut (6), puta (4), quasi (1)

LAvelut (29), puta (17), quasi (8), ut puta (1), ceu (1) NHputa (26+1*), ut puta (11), velut (1), ceu (1) FOputa (18), velut (12), ut puta (7), ut (1)

Teut puta (26), velut (16), verbi gratia (2+1*), sicut (1+2*), ut (1*) Nputa (15), ut puta (6+1*), velut (1), utpote (1), quemadmodum (1)

(21)

Vverbi gratia (41), quemadmodum (1)

Altri:GVut;RGvelut, puta;GMputa, velut, ut puta (rarissime);BMut, puta (rarius), sicut (rarius);NRsicutetvelut (de morb. temp.,de vict. att.), puta (de consuet.)

ejpeiv

HVRMAquia (6)

LAquia (20)

NHquia (6)

Tequoniam (5), quia (2), ut (1)

Nquoniam (11)

GCquoniam (32), quia (2)

Vquoniam (10)

Altri:GVquoniam;RGquia

e[ti

HVRMAadhuc (16+356, 8 ubie[tiexhibetLcumP T:e[çticett.), om. (1)

STadhuc (6)

LAadhuc (91), ultra (2)

NHamplius (26), adhuc (10), ultra (2)

Teamplius (19), adhuc (17+admodum3*)

Namplius (22), adhuc (2)

GCamplius (30), adhuc (8)

Vadhuc (26)

Altri:GVamplius, adhuc (rarius);RG, GMadhuc;NRadhuc, amplius (de vict. att.1)

gou'n

HVRMAdenique (11), igitur (2,sed 287, 22ga;r ou\nexhibetL), tamen (1), enim (1), deinde (1), quemadmodum (? 1)

STdenique (8), saltim (1)

LAdenique (69), quidem (2), igitur (1), tamen (1), namque (1), enim (1), om. (1)

NHdenique (18), nimirum (3), igitur (3), enim (2), vero (1)

FOdenique (10), nimirum (3), igitur (2), nempe (2)

Tedenique (6), quippe (4), siquidem (3), utique (2), enim (2+2*), igitur (1), tamen (1), etenim (1), vero (1), quidem (1+3*), namque (1*)

GCenim (1)

Altri:NRdenique (de morb. temp.,de consuet.),

attamen (de morb. temp.,de vict. att.), enim (de morb. temp.), igitur (de morb. temp.,de vict. att.), demum (de morb. temp. 1)

me;n gavr

HVRMAnam … quidem (21,sed latere potest etiam 332, 14; 353, 14, ubinon ... quidem exhi-betLat.,et 302, 8, ubi exhibetnam quidam), enim (329, 23et360, 21ubi tamengavrexhibetL), quidem (1vel3: cf.332, 14; 353, 14non ... quidem), nam (1)

STnam … quidem (12), nam (1)

SJnam … quidem (12), enim (2)

LAnam … quidem (111 + 5e coni.,ubi codd.nam (4)etquidem (1)exhibent), nam (1)

(22)

S T E FA N I A F O RT U NA , A N NA M A R I A U R S O

158

FOnam … quidem (49), enim (18), enim... quidem (6), quidem (3) Tequidem enim (59), enim (1+ 20*), quidem (1+7*)

Nquidem enim (21), quidem (3), enim (1*), GCquidem enim (57), enim (5), quidem (2) Vquidem enim (24), enim (2 + 1*), quidem (2)

Altri:NRenim, nam ... quidem (demorb. temp.), quidem enim (de consuet.), quidem (de morb. temp.,de vict. att.), nam (de morb. temp. 1), autem (de vict. att. 1), tamen (de vict. att. 1)

me;n ou\n

HVRMAigitur … quidem (29), igitur (4), quidem (5,sed 273, 21; 342, 12; 349, 16ou\nom. L), ergo quidem (1)

STigitur … quidem (22), igitur (5), quidem (2,sed 181, 22ou\nom. V R) SJigitur … quidem (5), immo (1)

LAigitur … quidem (134+ 10e coni. ,ubi codd. igitur (8)etquidem (2)exhibent), igitur (2) NHigitur … quidem (37), ergo quidem (1)

FOigitur … quidem (61), igitur (17), ergo quidem (3), quidem (2) Tequidem igitur (43), igitur (12 *), autem (3), quidem (2 ), enim (1) Nquidem igitur (18), igitur (2), quidem (2)

GCquidem igitur (57 + 3*), igitur (4), quidem (3) Vquidem igitur (31), igitur (2), quidem (1)

Altri:NRquidem igitur (rarius vel rarissime), quidem (rarissime), igitur quidem (de morb. temp. saepius, de consuet.), igitur (de vict. att. saepius, de morb. temp.), denique (de morb. temp. 1), quidem deinde (de consuet. 1),al.

ge

HVRMAdemum (21), deinde (10), om. (15,sed 277, 21; 291, 6; 335, 23genon exhibetL,qui 318, 19; 346, 26; 347,20 aliter tradit), deinde vel demum (1)

STdemum (25), om.(5), deinde (3), quidem (1), sed (184, 7,seddevV R)

LAdemum (197), quidem (3), tamen (1), om. (interdum) NHdemum (3), om. (1)

FOdemum (9+1*), om. (3), tamen (1) Teom. (praeter48), demum (4*), utique (1) Nom. (saepius), utique (2)

GCom. (passim) Vom. (passim)

Altri:NRom. (saepius), demum (rarius), quidem (de morb. temp.), deinde (de consuet.1)

ge mhvn

HVRMAdeinde nimirum/nimirum deinde (3), demum utique (3), nimirum demum (1), quippe demum (1), demum denique (1), demum itaque (1), demum (1)

LAdenique demum (5), quippe demum/demum quippe (6), demum utique (2), nimirum demum (1), autem demum (1), autem demum utique (1), demum equidem (1), denique (2), equidem (2), quidem demum (1).

Te

(23)

Già da questa prima parte dell’analisi risulta chiara la corrispondenza tra le scelte dell’Anonimo e quelle di Burgundio, anche nella proporzione della frequenza degli equivalenti; le rarissime eccezioni (comunque da verificare sui mss.) si presentano come occorrenze isolate di termini canonicamente resi alla maniera di Burgundio, mentre dove la prassi del Pisano presenta delle differenze, le equivalenze instaurate dall’Anonimo coincidono con quelle del Burgundio più tardo.

Dh'lonè uno dei termini la cui traduzione (manifestum±est) coincide con quella delle versioni di Burgundio: la resa è distintiva rispetto a quella di Guglielmo di

Morbeke e di Niccolò da Reggio nella versione delde morborum temporibus, che

ri-corrono in modo esclusivo (o quasi) apalam. Anche la traduzione canonica dio{ti

conquoniam(e occasionalmentequod) è simmetrica a quella di Burgundio e si

di-stingue da quella di Guglielmo che alternaquiaequod.

Pavlinè tradotto regolarmente conrursus, come sempre in Burgundio; lo stesso

vale per la resa con il semplicerursusdiau\pavlin,registrata, per Burgundio, nella

tavola di Durling e presente nell’Anonimo in un’unica occorrenza (300, 23). In un

passo in cui ricorre la coppiaau\qiç ... pavlinl’edizione latina presenta, invece,

rur-sus ... iterum,riproponendo poco più avanti, come esplicitazione priva di

corri-spondente greco, l’avverbio iterum,64 che non è parola di Burgundio (né di

Grossatesta o Niccolò), mentre è traduzione canonica dipavlinin Giacomo

Ve-neto. In questo caso prima di pronunciarsi è necessario collazionare i mss.; ecce-zioni di questo genere, in ogni caso, non possono essere ritenute rilevanti, tanto più che non disponiamo di tutta la produzione di Burgundio e che questi non si

di-mostra estraneo a rese almeno apparentemente eccezionali.65

Le stesse considerazioni possono essere fatte per la resa ditoiou'toç, il cui

equi-valente canonico, di cui si contano almeno 77 occorrenze, ètalis, mentre in tre

luo-ghi troviamohuiusmodi– corrispettivo corrente in Giacomo Veneto e alternativa

concorrenziale atalisnella traduzione delde morborum temporibusdi Niccolò da

Reggio66– che tuttavia presuppone il grecotoiou'toçin un solo luogo e nella

le-zione di un solo ms. diverso da L (nel secondo caso i mss. hanno tuttiaujtou',nel

terzohuiusmodiè un’aggiunta esplicativa del latino). A differenza diiterum,

oltre-tutto,huiusmodiè attestato come variante ditalisnella tradizione di Burgundio sia

nella versione delde temperamentische in quella delde sanitate tuenda, il cui testo

nell’edizione a stampa di Bonardo presenta traccia di doppie lezioni;67se, dunque,

Bossier ed altri hanno visto giusto nell’interpretare doppioni di questo tipo,

hui-usmodirientra nell’uso di Burgundio come variante (rara) di traduzione.68

64 Cfr. 297, 11-12:au\qiç trivyanta pavlin ejpafairei'n, eijde;mhv, trivbein te kai;puria'n~rursus fricare

iterum et super auferre, si vero non fluxerit, iterum fricare et fomentare.

65 Cfr., ad es., la traduzione digou'nconsaltiminST(185, 33) o quella diprovdhlonconpalaminLA (175, 6), contro l’uso canonico dimanifestum±est.

66 Wille 1960 registra nell’indice, per il solotoiou'toç,10 occorrenze dihuiusmodie 5 ditalis; come equivalenti, rispettivamente, dioJtoiou'toçetoiou'tovç tiçWille segnala, invece, esclusivamentehic talisetalis(o il semplice dimostrativo).

67 Huiusmodiè inoltre equivalente ditoioutovtropoçinHVRMA362, 18, come anche inLA54, 35 e NH78, 88.

(24)

La traduzione didhvconutique, pressoché esclusiva nell’Anonimo, costituisce una corrispondenza costante nelle versioni del Pisano, il quale si differenzia in que-sto da Giacomo Veneto, che utilizzaigitur, e da Guglielmo di Moerbeke, che al-ternautiqueeitaque. Questa scelta è peculiare anche rispetto a Niccolò da Reggio, il quale ricorre autiquenelle sue versioni delde morborum temporibuse delde victu attenuante,ma utilizzadeniquein quella delde consuetudinibuse, comunque, più spesso rinuncia a tradurre questo termine. Si ritrova, inoltre, in Burgundio anche l’equivalenzadhvpou~utique alicubi, caratteristica, rispetto al sempliceutique, del Burgundio più tardo.

Adou[tw(ç)corrisponde nell’Anonimoitain tutte le sue 104 occorrenze, così come èital’equivalente pressoché esclusivo nelle traduzioni di Burgundio a partire già da quella dell’ethica nova(nelle precedenti traduzioni di Aristotele, invece, è prevalente o ancora concorrenzialesic).

Nella resa diw{çper, l’Anonimo ripropone la varietà dell’uso di Burgundio, oltre alla preferenza persicutequemadmodum, apprezzabile in Burgundio a partire dalla sua versione delde locis affectis(la prevalenza disicutsuquemadmodum, in partico-lare, è anche nella traduzione delde sanitate tuenda).

Anche la resa diw{çteprevalentemente conquareeutmostra una coincidenza con la prassi traduttiva tarda di Burgundio, in particolare con quella delde natura ho-minis,mentre le due occorrenze dell’equivalenzaw{çte~itaque, assente nella tra-duzione di Nemesio come in quella più tarda delde sanitate tuenda, trovano un parallelo nell’uso (tuttavia ben più frequente) delde locis affectis. Il confronto con gli altri traduttori mostra quanto possa essere significativa la compresenza nel-l’Anonimo di questi tre equivalenti – ben più frequenti diquia(2 occorrenze), che non si legge in Burgundio (ma Burgundio haquod), equasi(1), che parrebbe piut-tosto frutto di fraintendimento: Guglielmo di Moerbeke, che usaquaree, più ra-ramente,itaque, non ricorre mai a ut, che invece in Burgundio è una presenza costante; Niccolò da Reggio, che presenta tutti e tre gli equivalenti (dell’Anonimo e di Burgundio), aggiunge ad essi, quale forma d’uso corrente,quocirca, che in Bur-gundio resta sostanzialmente circoscritto alla traduzione delde generatione et cor-ruptionee vi rappresenta pure, comeut, un’alternativa meno usata diquapropter (assente invece in Niccolò).

Ideoqueeidcirco, con cui l’Anonimo traduce il grecodiov(±kaiv) sono entrambi burgundiani e ricalcano, nella proporzione delle occorrenze, la situazione delde locis affectis. Qui la coincidenza risulta più che mai peculiare e credo che, almeno allo stato attuale delle conoscenze, proprio nella resa conideoqueeidcircodi que-sta particella si debba, in generale, riconoscere un segno fortemente identificativo

l’opinione di Durling cfr. giàsupra, nota 63); per quanto riguarda la traduzione delde generatione et cor-ruptione, come Bossier si orientava già Minio-Paluello 1947 (2), pp. 223-230 [=Opuscula, pp. 74-81]. Anche l’edizione della traduzione che studiamo presenta tracce di doppie lezioni, compatibili, pe-raltro, con le scelte traduttive di Burgundio: cfr., ad es., 275, 19çunavgei~cogit coadunat –çunavgeinin

(25)

della mano di Burgundio: Giacomo Veneto adoperaunde(molto raramenteex quo), Grossatesta, Bartolomeo e Guglielmopropter quod; particolarmente rilevante per i casi in cui sia in discussione un’attribuzione a questo traduttore può risultare la differenza con Niccolò da Reggio, che nelle traduzioni delde consuetudinibuse del de victu attenuanterende semprediovconquocirca.69

Sia che il cambiamento nelle scelte traduttive avvenga più tardi, a partire dallo spartiacque rappresentato dalla traduzione delde fide orthodoxa, sia che si presenti già nella traduzione delde temperamentis,la mano del Burgundio più maturo si ri-conosce inoltre ancora:

- nella preferenza accordata acumtra i due equivalenti (cumequando) dio{tan, vi-sibile in Burgundio già a partire dalla traduzione delde temperamentis, sebbene qui in modo meno vistoso che nelle traduzioni posteriori(nelle versioni di Aristotele domina invecequando, che è anche l’unico equivalente in Roberto Grossatesta e Bartolomeo da Messina e quello più impiegato da parte di Guglielmo di Moer-beke);

- nella resa dioi|onconvelut,puta,(quasi), mentre mancaverbi gratia, prevalente nelle prime traduzioni di Aristotele e presente, per quanto solo occasionalmente, ancora in quella delde temperamentis;

- nell’equivalenza diejpeivconquia, che in Burgundio prevale definitivamente su quoniamalmeno a partire dalla traduzione delde natura hominis;70

- nella corrispondenza die[ticonadhucche, equivalente esclusivo per il termine greco nella traduzione dell’ethica vetuse poi alternativa minoritaria o concorren-ziale rispetto adampliusnelle successive traduzioni fino a quella delde natura ho-minis, torna ad esserne la resa canonica in quelle delde locis affectis e delde sanitate tuenda;

-nella corrispondenza canonica digou'ncondenique, che in Burgundio soppianta nella frequenza gli altri equivalenti a partire dalla traduzione delde fide orthodoxa (Niccolò usa anche, ma solo occasionalmente,demum eattamen,71che non ricor-rono né nell’Anonimo né in Burgundio);

- nella marcata incidenza diveroquale alternativa diautemnella traduzione didev (non ho contato tutte le attestazioni, ma in un campione corrispondente a 13 pagine dell’edizione di Helmreich il rapporto è di 48/22);

- nella traduzione delle coppie di particelleme;n gavreme;n ou'nrispettivamente con le formulenamquidem eigitur ... quidem, che sostituiscono, a partire dalla versione delde fide orthodoxa, i calchiquidemenimequidemigiturdelle tradu-zioni burgundiane più precoci.

Qualche parola in più merita la resa della particellage,che Burgundio non si sforza di tradurre nelle versioni che precedono quella delde fide orthodoxa(come farà poi, nelle traduzioni edite, anche Niccolò da Reggio), per poi assegnarle in 69 Nell’indice delde morb. temp., Wille 1960 chiudediovtra parentesi tonde, cosa che dichiara di

fare quando la traduzione latina diverge dalla lezione accolta nel testo greco o manca del tutto (p. 2, nota 1); non avendo potuto disporre del testo dell’edizione non posso essere più precisa.

70 Perejpeiv(per),tuttavia, Bossier 1997, p. 101, registra la prevalenza diquiasuquoniamgià a

par-tire daFO(26/2).

71 Diattamensi registrano un’occorrenza nelde morb. temp. e un’altra nelde vict. att.; didemum

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