• Tidak ada hasil yang ditemukan

L evoluzione del settore immobiliare se

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2018

Membagikan "L evoluzione del settore immobiliare se"

Copied!
23
0
0

Teks penuh

(1)

1 Cafferata R., Mari M. (2015), “L’evoluzione del settore immobiliare secondo un approccio di

filiera”, in Cafferata R. (ed.), Real Estate. Tendenze Evolutive del Settore, Il Mulino, Bologna (pp. 9-41).

1. Industria e servizi nel settore

Nel secolo XX il settore immobiliare (o del real estate) ha progressivamente assunto un considerevole

peso economico a livello globale. Ciò vale tutt’oggi, nonostante le forti difficoltà dovute alla perdurante crisi economica internazionale, che stanno incontrando tutti i rami del settore, seppur con diversa intensità. I dati vedono, infatti, a livello europeo, il settore immobiliare rappresentare circa il 10% del PIL (Eurostat, 2012), percentuale che aumenta se si guarda al solo contesto economico italiano, in cui la produzione di real estate rappresenta quasi il 20% del prodotto interno lordo

nazionale (Banca d’Italia, 2013).

Il settore immobiliare è complesso. Sebbene esso sia a tutti gli effetti riconosciuto come motore di sviluppo economico nello scenario internazionale (PricewaterhouseCoopers & Urban Land Institute, 2013) colpisce la sostanziale assenza di una puntuale ed omogenea demarcazione dei suoi confini. Il

settore è, peraltro, in continua evoluzione ed è sottoposto a forti dinamiche interne (Cafferata et al.,

2011; Satta et al., 2012; Abatecola et al., 2013). A livello terminologico, in particolare, l’immobiliare

viene alternativamente qualificato, da primarie fonti nazionali e internazionali, talvolta come un “comparto” (e.g. Borsa Italiana, 2008), talvolta come un “mercato” (e.g. Agenzia del Territorio, 2010; The Economist, 2010; Banca d’Italia, 2013), talvolta, infine, come un “settore” (e.g. Scenari Immobiliari,

2011). Possibili soluzioni per il superamento di tale eterogeneità terminologica sono state

recentemente proposte da Abatecola e Cafferata (2014); al riguardo, infatti, sebbene l’immobiliare

figuri come comparto all’interno del più ampio settore terziario (ISTAT, 2014), la sua complessità

interna, assieme all’approccio di filiera adottato nel presente contributo, ne suggeriscono la specifica

considerazione come un settore di attività economica a sé stante, in cui sono presenti sial’industria,

che i servizi1.

I radicali cambiamenti intervenuti all’interno di tale settore hanno avuto quali drivers principali,

dal punto di vista dell’industria, importanti fenomeni di concentrazione/esternalizzazione di attività edilizie e, dal punto di vista dei servizi, altrettanto significativi fenomeni di finanziarizzazione del

1Nel presente lavoro i concetti di “settore”, “ambiente” e “mercato” seguono l’impostazione di Roberto Cafferata (2014,

(2)

2

modo di far impresa. A quest’ultimo proposito, mutuate le logiche tipiche del mercato mobiliare, si è

andata sempre più enfatizzando la natura reddituale sia della costruzione, sia dell’investimento puro

e semplice in immobili (Roulac, 2003; Nappi-Choulet et al., 2009).

Una ulteriore leva del cambiamento è si è rivelato il crescente processo di terziarizzazione dei

sistemi economici avanzati, che ha contribuito alla nascita e allo sviluppo, all’interno del settore

immobiliare, di nuove sfere di attività e figure professionali prima quasi del tutto assenti nel mercato di cui trattasi.

Tutto quanto sopra enunciato si è tradotto, nel corso degli anni, non solo in significativi ripensamenti delle caratteristiche specifiche dei singoli manufatti edilizi, ma anche nel cambiamento delle modalità di fruizione degli stessi (Manning e Roulac, 2001; Schmitz e Brett, 2001). Si è modificata radicalmente l’intera organizzazione delle costruzioni edilizie -con ricorso sempre più

estensivo alle subforniture e a varie forme di subcontracting (Usdiken et al. 1988) - così come la

natura dei molteplici soggetti a vario titolo coinvolti nel processo di produzione e commercializzazione dei beni e servizi che vengono offerti.

Produzione immobiliare evoluta, che garantisce al tempo stesso funzionalità ed economicità;

innovazione tecnologica e gestionale; domanda e offerta di servizi “dedicati” a specifica utenza o

proprietà edilizia sono solo alcuni degli elementi che segnalano l’ascesa nel settore immobiliare di

una sempre più diversificata struttura delle attività che vengono svolte (Parola et al., 2013)

Ne emerge un settore i cui contorni non sono tracciabili con semplicità (Abatecola e Mari, 2011).

Trattasi di settore nel quale – accanto agli operatori tradizionali – troviamo un numero sempre

maggiore di player specializzati, i quali impattano inevitabilmente sull’ordine delle relazioni che tra

essi si stabiliscono reciprocamente. Ci si trova oggi, pertanto, di fronte ad una realtà fatta di imprese le cui catene del valore risultano sempre più interdipendenti le une con le altre, tanto da potersi parlare dell’esistenza nel settore di una vera e propria relazione simbiotica tra organizzazioni di pari dignità (Roulac, 1999).

Alla luce dei cennati cambiamenti intervenuti nel mondo del real estate, il nostro lavoro si pone

come obiettivo quello di formalizzare il modo in cui sono presenti nel settore sia attività dell’industria

e dei servizi, sia soggetti specializzati e relazioni tra loro interconnesse, fino ad arrivare a costruire

(3)

3 2. Professioni emergenti ai vari stadi della filiera immobiliare

La recente forte spinta all’innovazione che si è avuta nel real estate ha sortito, come principale

conseguenza, l’ingresso e il rapido sviluppo nella filiera immobiliare di ambiti di operatività e

professioni prima sconosciute o non espressamente formalizzate.

I confini della filiera immobiliare, nonché le dinamiche interne sono stati ridisegnati dall’ entrata

in gioco dei nuovi protagonisti del settore. Tra questi, un ruolo di primo piano deve necessariamente

essere attribuito ad asset management, property management e facility management.

Con asset management s’ intende l’insieme delle attività finalizzate a gestire strategicamente il patrimonio immobiliare, attraverso la focalizzazione di precise scelte di investimento e delle relative

tempistiche in rapporto agli obiettivi ora di reddito -ad esempio quello dell’affitto- ora di utilizzo

degli immobili, ad esempio come asset strumentale alle operazioni aziendali (Tronconi et al., 2007;

Liow e Nappi-Choulet, 2008).

Il property management si riferisce, invece, a tutte le attività afferenti alla gestione tecnica ed amministrativa degli immobili per conto della proprietà -ad esempio, la riscossione degli affitti, i

rapporti con gli inquilini, gli interventi per la valorizzazione dell’immobile- quando l’utilizzatore

degli spazi edificati non coincide con la proprietà degli stessi (Roulac, 2001; Tronconi et al., 2007;

Ciaramella, 2010).

Il facility management rappresenta il terzo ambito delle nuove professionalità che caratterizzano

l’attuale sviluppo della filiera immobiliare. Esso viene formalmente definito come «la disciplina

aziendale che coordina lo spazio fisico di lavoro con le risorse umane e l’attività propria dell’azienda,

integrando i principi della gestione economica e finanziaria d’azienda, dell’architettura e delle scienze comportamentali e ingegneristiche» (International Facility Management Association, 2012). Trattasi,

pertanto, di un insieme di attività di gestione del complesso dei servizi da prestare all’utilizzatore

finale dell’immobile – sia esso soggetto pubblico o soggetto privato – che gli consentono il normale

svolgimento di attività privata o pubblica.

(4)

4 3. Il ruolo di investitori e finanziatori

3.1. Gli investitori

In capo alla filiera immobiliare devono essere collocati gli investitori (a cominciare dai costruttori),

soggetti che possono essere definiti come i “protagonisti in assoluto” del settore immobiliare, dalle

cui scelte tutto dipende nel real estate management. Trattasi, in altre parole, di persone fisiche o

persone giuridiche cui si deve ascrivere l’interesse specifico verso la crescita del business

immobiliare; un interesse fattivo e pro-attivo che dà senso e vita a tutte le relazioni di filiera.

Guardando, in particolare, all’investimento immobiliare, occorre precisare che esso può articolarsi

in due distinte categorie: a)investimento strumentale e b) investimento a reddito, a seconda che la

funzione dell’investimento sia, rispettivamente, quella per la diretta utilizzazione degli asset

immobiliari -intesi come componenti essenziali dell’attività produttiva del soggetto che ne viene in

possesso- o quella, invece, per trarre un reddito dall’impiego dei beni medesimi (Biasin, 2005; Airoldi

et al., 2007; Tronconi et al., 2007).

I soggetti che possono dare spinta propulsiva alla filiera immobiliare, in qualità di investitori di

tipo a), sono le società industriali (comprese evidentemente quelle edili), estrattive, energetiche, di

trasporti, istituti di credito, nonché le aziende del grande dettaglio e le catene alberghiere.

Soggetti coinvolti, invece, in forme di investimento di tipo b) sono tipicamente le persone fisiche

dotate di elevati capitali, le persone giuridiche, nonché gli investitori istituzionali (ad es.

assicurazioni, enti territoriali, enti previdenziali, fondi immobiliari, merchant bank). Data la finalità

di questi ultimi investitori, è fondamentale che essi siano in grado di valutare con estrema precisione non solo il valore intrinseco dell’immobile al momento dell’acquisto, ma anche la capacità di detto bene di produrre reddito, nonché la sua eventuale tendenza a rivalutarsi/svalutarsi nel tempo.

3.2. I finanziatori

La realizzazione di progetti di investimento immobiliare richiede, non di rado, che “a monte” della

filiera vengano coinvolti anche finanziatori, ovvero soggetti che, mediante l’apporto di capitale,

possano favorire il concretizzarsi dell’idea di business degli investitori.

(5)

5 dovute alla progressiva crescita di intensità e complessità dei rapporti con il mondo della finanza. Nella strategia dell’investitore è, oggi, assolutamente rilevante avere perfetta conoscenza delle modalità alternative di finanziamento della propria iniziativa immobiliare, per affrontare lo specifico rischio e minimizzare il costo del capitale (Ferrero e Ilardo, 2001; Cacciamani, 2006; Formisano, 2011).

Al riguardo, molteplici sono gli strumenti finanziari disponibili sul mercato. Di questi strumenti, i più tradizionali cui ricorrere sono il mutuo e il leasing.

Con riferimento al mutuo,2 le tipologie alle quali è possibile ricorrere variano a seconda della

progettata destinazione finale delle somme che farà il richiedente; si può difatti parlare, a seconda

dei casi, di mutuo fondiario e mutuo edilizio. Nel primo caso si tratta di finanziamento a medio/lungo

termine, concesso per l’acquisto di un immobile, a cui è associata, a titolo di garanzia, un’ipoteca di primo grado stipulata sull’immobile stesso. Si parla di mutuo edilizio, invece, quando il credito viene richiesto per la costruzione di immobili o per operazioni di ristrutturazione. Differentemente dal mutuo fondiario, inoltre, nel caso del mutuo edilizio le somme vengono corrisposte al mutuatario non in un’unica soluzione, bensì sulla base dello stato di avanzamento dei lavori; e non esistendo ancora, al momento della stipula del contratto, un edificio su cui poter far gravare l’ipoteca, nel caso del mutuo edilizio ad essere ipotecato sarà generalmente il terreno su cui avverranno gli interventi di costruzione/ristrutturazione.

È contemplata, inoltre, una terza tipologia di mutuo cui si ricorre generalmente per operazioni di

manutenzione straordinaria: il mutuo chirografario. Questa viene tipicamente utilizzata per richiedere

importi limitati e prevede non ipoteche, ma garanzie personali del richiedente o di terzi a sostegno. Accanto al mutuo, come strumento di finanziamento tradizionale nel settore immobiliare si pone il leasing (in particolare il leasing immobiliare), una forma contrattuale atipica attraverso la quale

viene concesso all’impresa un bene strumentale a fronte della corresponsione di un canone periodico. Il locatore potrà, allo scadere del contratto, esercitare il diritto d’opzione e riscattare il bene.

Oltre alle forme di finanziamento tradizionali -appena sopra richiamate- il settore immobiliare ha sperimentato, in epoca recente, lo sviluppo di strumenti innovativi a disposizione dei potenziali

investitori, frutto del precedentemente citato fenomeno di finanziarizzazione del real estate. Tra gli

strumenti innovativi più rilevanti per il settore si annoverano: 1) cartolarizzazioni; 2) fondi immobiliari; 3) project financing; 4) società di investimento immobiliare quotate (SIIQ).

2 Il mutuo è uno degli strumenti di finanziamento ad oggi più diffusi in Italia tra privati ed imprese. È un contratto mediante

(6)

6 3.2.1. Cartolarizzazioni

La cartolarizzazione, anche nota con il termine securitization, è uno strumento finanziario nato nel

mercato statunitense negli anni ’70 e diffusosi in Europa solo in epoca più recente. Attraverso la cartolarizzazione immobiliare è possibile convertire asset presenti in bilancio -a liquidità differita e

non negoziabili- in titoli immediatamente negoziabili e liquidabili sul mercato (Fabrizi et al., 2000;

Ferragina, 2006). Nello specifico, numerose sono le attività che possono essere oggetto di cartolarizzazione: dai mutui ai crediti fiscali o commerciali per arrivare ai flussi di cassa, generati ad esempio da contratti di affitto di immobili.

Nel corso degli anni l’applicazione di tale strumento è risultata particolarmente efficace in processi

di dismissione di asset immobiliari di proprietà di banche e grandi imprese pubbliche o private –

perché eccessivamente indebitate o perché desiderose di ri-focalizzarsi sul proprio core business

nonché ai fini della dismissione di portafogli immobiliari di proprietà dello Stato.

Il ricorso allo strumento di cui trattasi prevede che vengano chiamati in causa molteplici soggetti. Primo tra questi è l’originator o impresa cedente, il cui compito è quello di avviare il processo di

cartolarizzazione. I principali candidati al ruolo di originator, in un’operazione di securitization, sono

gli istituti di credito, le società di leasing, le società di factoringo gli istituti previdenziali, i quali si

pongono come cedenti di un portafoglio di asset da cartolarizzare, scelto sulla base di specifiche caratteristiche di rilevanza, omogeneità, regolarità nella produzione dei flussi di cassa.

Il pool di asset in tal modo selezionati viene conferito a una società definita Special Purpose Vehicle (SPV), costituita con lo scopo di emettere i titoli rappresentativi di tali crediti (Asset Backed Securities, o ABS) e collocarli sul mercato.

L’effettivo collocamento di ABS sul mercato è, tuttavia, subordinato all’intervento di due ulteriori

soggetti: una società di credit enhancement e una società di rating. Il ruolo della prima è

fondamentalmente quello di rafforzare le garanzie sottostanti gli asset ceduti, nella prospettiva che la

società di rating emetta una soddisfacente valutazione in merito ai titoli emessi, il che rappresenta

una garanzia di fatto, per l’investitore, circa l’affidabilità della SPV.

3.2.2. Fondi immobiliari

(7)

7

finanziarie, senza la necessità di acquisire direttamente l’immobileda parte dell’investitore.

I fondi immobiliari sono fondi chiusi, prevedendo che le quote dei sottoscrittori vengano rimborsate solamente a una predeterminata scadenza. Con riferimento al patrimonio del fondo immobiliare, lo stesso deve essere investito esclusivamente o prevalentemente -ad ogni modo mai in misura inferiore ai 2/3 del proprio valore- in beni immobili, diritti reali immobiliari e partecipazioni in società immobiliari (Giannotti, 2006; Hoesli e Morri, 2010).

La sottoscrizione delle quote, attraverso la quale si vuole raccogliere il denaro che sarà poi utilizzato per la gestione del portafoglio da parte di una Società di Gestione del Risparmio, avviene durante la fase costitutiva del fondo. Il denaro raccolto viene poi investito in immobili selezionati in base alla politica di gestione del fondo stesso; in proposito, ci si riferisce a quelli che sono tradizionalmente definiti fondi ordinari (o a raccolta). È possibile, tuttavia, che l’investimento in quote del fondo avvenga attraverso il conferimento di beni immobili, diritti reali immobiliari o partecipazioni in società immobiliari almeno per parte del patrimonio del fondo o per la sua interezza. Si parla, in questi casi, di fondi ad apporto (Hoesli e Morri, 2010).

Con riferimento alla durata di tale strumento finanziario, la legislazione prevede che debba essere coerente con la natura degli investimenti effettuati. In ogni caso è previsto che la durata massima non

possa andare oltre i 50 anni, più un’eventuale proroga (non superiore a tre anni, il cosiddetto periodo

di grazia) per consentire lo smobilizzo degli investimenti effettuati.

È, infine, possibile individuare un certo numero di vantaggi connessi all’utilizzo di siffatto

strumento finanziario, secondo che il ricorso al fondo immobiliare avvenga da parte di investitori a reddito o di investitori istituzionali (Formisano, 2011). Per gli investitori a reddito questi vantaggi

sono individuabili prevalentemente in termini di: a) possibilità di investimento in beni immobili, pur

con ammontare di denaro contenuto; b) maggior facilità nella diversificazione del patrimonio in cui

si investe; c) gestione professionale dei beni del fondo; d) prodotto più facilmente liquidabile rispetto

ad un investimento immobiliare diretto.

Per gli investitori istituzionali, invece, ricorrere al fondo immobiliare può comportare vantaggi tra

cui: a’) riduzione dei costi fissi della gestione aziendale; b’) massimizzazione del ritorno economico

associato al portafoglio immobiliare, grazie ad una gestione altamente qualificata; c’) diversificazione

e liquidabilità del portafoglio.

3.2.3. Project financing

Il project financingè uno strumento di finanziamento nato negli Stati Uniti allo scopo di sostenere

(8)

8

In Europa lo sviluppo di tale strumento, quale forma particolare di partnership pubblico-privato3,

deriva da una esplicita volontà di favorire la partecipazione di investitori privati alla realizzazione di opere pubbliche.

Definito come “finanziamento concesso ad una particolare unità economica [...] nel quale il

finanziatore fa affidamento sui flussi di reddito di quell’unità come fonte di fondi per il rimborso di

un prestito e sul patrimonio dell’unità come garanzia per lo stesso” (Nevitt, 1983), il project financing viene spesso utilizzato nel settore immobiliare allo scopo di finanziare la realizzazione di grandi opere pubbliche a ingente fabbisogno di capitale (ad es. autostrade, infrastrutture sanitarie, impianti di smaltimento rifiuti).

Aspetto innovativo del project financing è dato dal fatto che la copertura finanziaria di un determinato progetto di investimento viene ancorata alla capacità del progetto stesso di generare flussi di cassa positivi, piuttosto che alla capacità autonoma di indebitamento dei soggetti promotori dell’iniziativa.

Un’operazione di project financing si articola in una serie di momenti chiave (Ferrante e Marasco, 2010). In primo luogo si ha una fase preventiva, nella quale il progetto viene valutato in base alla sue capacità prospettiche di generare flussi di cassa; se tale valutazione ha esito positivo, si procede con

la fase di progettazione e realizzazione del progetto. Viene, pertanto, costituita una SPV (Special

Purpose Vehicle), nella quale i soggetti finanziatori fanno confluire le risorse finanziarie necessarie

alla realizzazione del progetto. Il momento successivo è denominato di start-up: in questa fase si deve

accertare che vi sia allineamento tra tempi e modalità di realizzazione dell’opera rispetto a quanto

definito in fase di progettazione. Si ha, infine, la fase di gestione operativa, nel momento in cui l’opera

è realizzata e inizia a generare flussi di cassa. È questa la fase nella quale potrà effettivamente essere verificata la capacità del progetto di rimborsare i finanziamenti contratti per la sua realizzazione attraverso i flussi di cassa generati.

3.2.4. Società di investimento immobiliare quotate (SIIQ)

Le società di investimento immobiliare quotate (SIIQ) sono state introdotte nell’ordinamento giuridico italiano dalla Legge 296/2006 (Finanziaria 2007) e si ispirano alle modalità di

funzionamento dei Real Estate Investment Trusts (REITs) americani. Le SIIQ sono, in particolare,

(9)

9 società per azioni quotate in Borsa, alle quali la normativa vigente applica un regime fiscale agevolato.

Affinché si possa applicare il regime di SIIQ ad una società, è necessario che la stessa sia residente nel territorio dello Stato e svolga in via prevalente attività di locazione immobiliare. Si parla di “attività prevalente” quando: a) gli immobili posseduti a titolo di proprietà o di altro diritto reale,

nonché gli immobili detenuti in locazione finanziaria, rappresentino almeno l’80% dell’attivo

patrimoniale societario; b) per ciascun esercizio i ricavi provenienti dall’attività di locazione

immobiliare devono rappresentare almeno l’80% dei componenti positivi del conto economico.

Inoltre, affinché le azioni della SIIQ possano trovare giusta diffusione tra il pubblico, è stabilito che gli azionisti di controllo non possano avere una proprietà superiore al 51% del capitale sociale; almeno il 35% delle azioni della SIIQ deve essere posseduto da singoli azionisti che abbiano non più dell'1% del capitale in capo a ciascuno; infine, la società deve distribuire, in ogni esercizio, almeno l'85% dell’utile netto (Il Sole 24 Ore, 2013).

4. I servizi negli stadi “a monte” nella filiera: l’asset manager e il real estate advisor

In stretta relazione con i predescritti investitori e finanziatori operano due figure che hanno acquisito importanza cruciale all’interno del settore immobiliare: l’asset manager e il real estate advisor.

Pur trovandosi coinvolto in modo trasversale nella filiera immobiliare, l’asset manager compare

idealmente “a monte” della stessa filiera, per il suo stretto interfacciarsi con la funzione della finanza e per il rapporto dialettico che intrattiene con chi avvia il business immobiliare. Trattasi di soggetto (persona fisica o giuridica) operante su incarico di investitori e/o finanziatori, che ha come fine

principale della propria attività quello di supportare gli uni e gli altriin scelte che possano consentire

il raggiungimento, allo stesso tempo, di obiettivi di minimizzazione del rischio e di ottimizzazione dell’investimento immobiliare. È, quella dell’asset manager, un’attività di consulenza che ha come fine ultimo quello di indirizzare appropriatamente le decisioni degli investitori, specialmente quelli che sono orientati puramente al reddito.

Tale figura professionale partecipa al processo di acquisizione e alla definizione della struttura finanziaria dell’intervento soprattutto attraverso studi di mercato, analisi delle caratteristiche degli

immobili che sono potenziali target d’intervento, consulenza nell’ istruttoria dell’investimento e

(10)

10

rischio e potenziale reddituale dell’investimento vengano rispettate (Tronconi et al., 2002). In fase operativa, allo scopo di assicurare la necessaria redditività dell’iniziativa, l’asset manager non si astiene dal monitorare il modo in cui avviene la somministrazione di servizi da parte di terzi.

Connessa all’attività degli asset manager, troviamo nella filiera immobiliare -come accennato- la

figura del real estate advisor. L’intervento di tale figura professionale è richiesto, generalmente, allo

scopo di supportare gli investitori (in particolar modo, gli investitori istituzionali) nella ricerca delle migliori soluzioni di investimento disponibili sul mercato, in relazione agli obiettivi cui ambiscono. Il supporto dell’advisor immobiliare è richiesto, in particolare, in sede di definizione delle strategie di investimento dei grandi operatori economici, grazie alla fornitura di utili proiezioni sul futuro dei mercati, nonché all’elaborazione di progetti complessi e budget fortemente articolati.

Si richiede, infine, che l’advisor immobiliare intervenga di concerto con l’asset manager in fase di

periodico monitoraggio della performance delle iniziative fatte proprie dall’investitore.

5. Il real estate developer

Un soggetto il cui ruolo merita, a questo punto, di essere approfondito è quello conosciuto come real estate developer (o promotore immobiliare). La sua attività è rivolta a catalizzare interessi privati di investimento e finanziamento, ma ha un impatto latamente sociale, poiché coinvolge interessi pubblici e, quasi sempre, decisioni dell’amministrazione statale e/o locale.

La figura professionale del developer è uno dei più dinamici attori sulla complessa scena della

filiera immobiliare. Sebbene a livello teorico è preferibile collocarla “a monte”, la sua attività può

effettivamente spingersi molto oltre, fino a coinvolgere i livelli più “a valle” della filiera, operando

con il preciso obiettivo di tenere sempre uniti gli interessi di investitori e finanziatori, proprietari di aree edificabili e potenziali utilizzatori/acquirenti.

L’attività dello sviluppatore immobiliare può, nello specifico, essere definita come dedicata «all’assemblaggio di più sinergie, con lo scopo di dare vita a un’operazione immobiliare con fini

speculativi» (Somasca, 2007). Obiettivo del promotore nel real estateè, in via prioritaria, quello di

suscitare interesse diffuso e attesa di reddito per interventi immobiliari in aree edificabili realmente disponibili e/o terreni in disuso, cercando di rendere ad essi compatibili le esigenze e i desideri dei potenziali utilizzatori finali dei beni che vengono realizzati.

(11)

11

standardizzabile, ma può modularsi a seconda delle specifiche esigenze della domanda con cui il real

estate developer è chiamato a confrontarsi.

Nel primo stadio della possibile iniziativa immobiliare viene chiesto al promotore di definire la cosiddetta idea di sviluppo, finalizzata (generalmente) a incrementare il valore di un determinato sito. È, questo, un lavoro la cui efficacia dipende dall’intuizione e creatività del professionista di cui trattasi. L’accertamento delle possibilità di successo di tale idea è un percorso che richiede l’avvio di molteplici contatti con più persone fisiche e giuridiche, quali i potenziali locatari, i proprietari di capitali e terreni, investitori in immobili, nonché la Pubblica Amministrazione.

Una volta delineati i contorni della nuova business idea immobiliare è compito del promotore,

attraverso la raccolta di dati rivenienti da rigorose verifiche di mercato, costruire un piano dettagliato

della fattibilità della nuova iniziativa immobiliare, i cui elementi portanti sono rappresentati dall’analisi economico-finanziaria dell’iniziativa e dall’analisi del potenziale di mercato di sbocco. Sulla base di tali analisi è possibile razionalmente congetturare le differenziate possibilità di esito

positivo dell’intervento. Le capacità persuasive del professionista sono altresì importanti.

La disponibilità effettiva del suolo e/o dell’edificio, che il promotore può anche direttamente

assicurarsi grazie all’acquisto in prima persona dei beni o grazie alla stipula di accordi con i proprietari, è condizione imprescindibile affinché l’attività di sviluppo possa avere luogo. Viene con

ciò legittimata la facoltà del real estate developer di operare a pieno titolo sui beni focalizzati; se

acquisisce anche la proprietà dei beni di cui trattasi, lo sviluppatore dell’idea diventa di fatto un investitore, che generalmente va alla ricerca di altri operatori per condividere il rischio.

Si entra, quindi, in una fase particolarmente delicata nell’operazione di sviluppo, il buon fine della

quale è subordinato non solo alla concessione di tutte le autorizzazioni da parte della Pubblica

Amministrazione, ma anche all’evolvere del consenso sociale e all’inesistenza di conflitti che

possono interferire con i progetti del developer.

Non a caso, analizzando la figura del promotore immobiliare e l’attività dallo stesso posta in essere,

alcuni autori (Gehner et al., 2006) fanno espressamente riferimento ai seguenti rischi:

 cambiamenti nello scenario politico;

 resistenza/opposizione da parte della Pubblica Amministrazione;

 opposizione al progetto da parte di gruppi di cittadini;

 modifiche a livello di legislazione ambientale.

In tal fase di svolgimento della propria attività il promotore è chiamato ad una stretta collaborazione con una specifica figura professionale diffusamente presente nel settore immobiliare,

(12)

12 manager può essere ora un architetto, ora un ingegnere o urbanista, cioè un professionista che affianca

il promotore non solo intervenendo nella progettazione dell’opera, ma anche fornendo sostegno nel

lavoro a monte dell’attività di sviluppo (dall’individuazione delle aree sulle quali realizzare il progetto

fino al supporto tecnico durante la richiesta delle autorizzazioni); o, più a valle, sostenendo il promotore nel marketing delle operazioni edilizie previste (Haynes, 1992).

Una volta co-progettata la nuova iniziativa immobiliare, due sono le principali alternative a

disposizione del real estate developer (Gaeta, 2009): mantenere il controllo pieno del progetto da

realizzare o individuare investitori disposti a condividerlo o acquistarlo in toto. In ciascuno dei due

casi, è di estrema importanza instaurare uno stretto rapporto con il mercato di sbocco, al fine di anticipare la presenza di tenant (locatari) effettivamente interessati, sia di acquirenti potenziali di lotti

o parti del bene realizzato. In tale circostanza, è opportuno l’aiuto di intermediari commerciali.

In questo stadio di attività emerge un rischio assai temuto dal real estate developer, che viene

definito rischio di mercato, non sempre controllabile ex ante. I principali fattori che possono

impattare negativamente sulla realizzazione e ultimazione dei lavori previsti dal progetto sono: la riduzione imprevista dei prezzi di vendita/locazione, la riduzione della velocità delle vendite,

l’aumento del vacancy rate4, la riduzione del valore complessivo degli investimenti.

Con tutto quanto sopra esposto emerge il ruolo fondamentale del developer nell’ambito della

filiera immobiliare, espressione dell’esigenza di procurare una sorta di equilibrio tra risorse

finanziarie, idee di investimento e uso del territorio, nonché tra le competenze professionali dei costruttori e le norme introdotte dalla Pubblica Amministrazione, tra ambizioni personali e barriere legali.

Quanto finora detto consente, inoltre, di evidenziare le caratteristiche e delineare i confini di quello

che potrebbe essere definito il primo anello strategico della filiera immobiliare, illustrato dalla figura

1.

4Il “vacancy rate” –anche detto “tasso di sfitto” –

(13)

13 Figura 1 –L’anello strategico della filiera immobiliare

6. Mercato immobiliare primario e secondario

Prima di occuparci di altri fondamentali operatori, presenti a livello dei successivi anelli della

filiera, occorre introdurre una distinzione tra mercato primario e mercato secondario in ambito di

settore immobiliare (Griffini, 2010).

Tale distinzione si fonda sul ciclo di vita dell’immobile, graficamente rappresentato in figura 2.

Figura 2 –Il ciclo di vita dell’immobile

A tal scopo, occorre considerare se l’immobile sia o meno già presente nel mercato, ovvero sia

stato già realizzato o meno. Si parla, quindi, di mercato immobiliare primario con riferimento al mercato delle nuove costruzioni e ristrutturazioni edilizie, nel quale sono operanti attori

profondamente differenti da quelli attivi nel mercato secondario, il quale si presenta in primis come

(14)

14 6.1. Il mercato immobiliare primario

Il mercato primario è essenzialmente caratterizzato da operazioni di offerta e domanda di nuove

costruzioni, cui prendono parte, direttamente o indirettamente, molteplici soggetti.

Dal lato dell’offerta, protagoniste sono le imprese edili. Lo sviluppo di tali imprese, operanti

principalmente su commessa e svolgenti un’attività di produzione difficilmente standardizzabile, ha

fatto sì che crescesse, nel tempo, l’esigenza di miglioramento delle attività di gestione e

coordinamento delle relative operazioni (Trio, 2014). Un apporto qualificato in proposito viene

fornito dal project manager.

Tre sono le macro fasi nelle quali si articola l’attività di tale professionista (Damiano, 1997): a)

l’ideazione delle modalità di edificazione (concept); b) la definizione dell’iter costruttivo

(development); c)l’implementazione dell’idea nell’esecuzione dei lavori (implementing & closing). Il project manager garantisce che vi sia corrispondenza -in termini di tempi, costi, qualità e modalità di realizzazione della commessa- tra disposizioni contrattuali ed effettiva messa in opera e ultimazione dei lavori. Tale soggetto assume una funzione critica nella filiera assolvendo, di fatto, un

ruolo non solo concettuale, ma anche di guida nell’affrontare le complessità che possono emergere

durante lo svolgimento delle operazioni (Kerzner, 2005).

Affinché il progetto abbia successo è fondamentale che il project manager assimili pienamente, fin dall’inizio della propria attività, le esigenze del cliente/utilizzatore finale, sulla base delle quali

poter definire gli specifici criteri e gli specifici contenuti del proprio lavoro. In quest’ottica, nello

svolgimento ulteriore delle operazioni in filiera, la predetta figura professionale deve collaborare con il construction manager, quasi come naturale implicazione delle sue tipiche attività progettuali. Il construction manager si occupa, in particolare, della pianificazione temporale dei lavori edili, del controllo dello stato di avanzamento delle operazioni di cantiere, del rapporto coi principali fornitori, dando un personale fattivo contributo all’ottimizzazione dell’uso delle risorse.

6.2. Il mercato immobiliare secondario

Le dinamiche di settore del real estate non possono essere comprese appieno se non si considerano

anche le specificità del mercato immobiliare secondario e dell’intervento ad hoc di interessanti figure

di supporto all’investitore.

Il mercato secondario è caratterizzato da attività di compravendita o locazione di immobili. Fanno

(15)

15

immobili), il venditore, nonché l’intermediario immobiliare.

La scelta di acquisire o meno un immobile è legata all’esistenza di una corrispondenza tra le

caratteristiche dell’immobile stesso e le attese del compratore. In caso di compravendita di immobili

è prassi che, prima della formalizzazione dell’atto, il soggetto venditore sia chiamato a fornire tutte

le informazioni richieste dall’acquirente (informazioni sullo stato tecnico-manutentivo

dell’immobile, informazioni catastali, informazioni su eventuali contratti di locazione in essere ecc.). Nel caso di utente/compratore istituzionale o aziendale, diversi soggetti intervengono a supporto del positivo svolgimento delle relazioni intervenute tra le parti, a partire dai consulenti o dalle società

di servizi cui viene richiesto di elaborare il cosiddetto studio di fattibilità dell’affare5, avente come

obiettivo quello di individuare le potenzialità dell’immobile oggetto di transazione e congetturare il

verosimile grado di soddisfacimento delle aspettative dell’investitore, date le possibili differenziate

alternative che emergono nel mercato. A tali professionisti viene anche demandato il compito di effettuare una circostanziata valutazione in termini finanziari dei benefici che possono derivare al venditore e al compratore dalla realizzazione effettiva del contratto (v. figura 3).

Figura 3 –Lo svolgimento a “stadi” della filiera immobiliare

7. Il property manager e il facility manager

A questo punto della nostra trattazione si delinea la figura del property manager.

In particolare, l’attività di questo protagonista della filiera nasce, all’interno del settore e nell’ambito dei grandi patrimoni immobiliari, per la diffusa necessità di una gestione professionale quotidiana dei beni in portafoglio degli investitori, finalizzata a mantenerne il valore e, nel contempo, cercando di massimizzarne la redditività.

(16)

16

È compito del property manager di dedicarsi al coordinamento delle operazioni di natura tecnica

e amministrativa del patrimonio immobiliare affidatogli (gestione dei contratti di locazione, delle

spese delle attività manutentive, dei rapporti con le autorità/organi di vigilanza ecc.), con l’obiettivo

di dare continuità a siffatte operazioni ed elevarne l’efficienza tecnologica, nell’ottica prioritaria di conservare il valore del patrimonio stesso.

In particolare, nel caso già citato di compravendita di asset immobiliari con clienti istituzionali/

aziendali, il property manager verrà coinvolto in attività di verifica della situazione

tecnico-amministrativa, manutentiva, documentale, di conformità del bene oggetto di transazione. Sono,

queste, operazioni che assumono i tratti della due diligence immobiliare. Grazie a siffatta operazione

si deve giungere a ridurre significativamente le asimmetrie informative su tutti gli aspetti di natura

legale, economica e fiscale presenti al momento della compravendita. Nell’interesse di entrambe le

parti (in particolare dell’acquirente), s’effettua un’attività di verifica della redditività dell’investimento e, sulla base dell’indagine svolta, viene accertata la possibilità di un price adjustment, cioè di una rettifica del prezzo finale dell’asset immobiliare oggetto di compravendita (Martinazzoli e Gagliardi, 2005).

Figura 4 –Attività di servizio “al cuore” della filiera

Strettamente legata alle operazioni svolte dal property manager, emerge nella filiera immobiliare

il ruolo del facility manager (v. figura 4).

Trattasi delle attività svolte da singoli prestatori di servizi o, più spesso, da società specializzate che si offrono per «coordinare lo spazio fisico di lavoro con le risorse umane e l’attività propria dell’azienda e/o integrare tra di loro i principi della gestione economica e finanziaria d’azienda, dell’architettura e delle scienze comportamentali e ingegneristiche» (International Facility Management Association, 2012).

In un’ottica di razionalizzazione dello svolgimento delle operazioni necessarie all’efficiente ed

(17)

17

riconducibile a tre fondamentali aree di prestazioni d’opera: a) servizi all’edificio; b) servizi allo

spazio; c) servizi alle persone. Si devono, al riguardo, citare innanzitutto i servizi sub-a), che

comprendono la manutenzione edile e la manutenzione degli impianti idro-sanitari, elettrici, di climatizzazione. Rientrano, invece, nei servizi sub-b) le attività di progettazione e gestione del verde e dei sistemi d’arredo, l’attività di landscaping, le attività di trasloco, trasporto e facchinaggio

pertinenti a uno o più immobili. E’, infine, compreso sub-c) un insieme di attività diverse quali la

ristorazione, la vigilanza, la sicurezza, l’igiene ambientale, la reception e il portierato eventualmente

richieste nell’ambito dell’amministrazione integrata di uno o più immobili (Sciarelli, 2005; Tronconi et al.,2007).

Allo scopo di consentire alla proprietà immobiliare l’ indispensabile focalizzazione su operazioni

di tipica pertinenza o core business, è largamente praticata -in caso di amministrazione di grandi

patrimoni- l’esternalizzazione di uno o più servizi di facility management sopra elencati(Mari e

Poggesi, 2014). Ciò avviene anche grazie a contratti di global service (Ciaramella, 2010): in tale

fattispecie, l’attività di facility management viene svolta non da distinti soggetti artigianali

specializzati da coordinare, bensì da un unico soggetto “terzo” rispetto sia al titolare del patrimonio

immobiliare interessato, sia rispetto a tutti gli altri soggetti in filiera. Finalità principale del ricorso

alla formula contrattuale del global service è quella di favorire il conseguimento di economie nell’

amministrazione degli immobili, sgravando da impegni di tipo organizzativo e gestionale il titolare

dei diritti di proprietà (soggetto privato o ente pubblico) e liberando tempo a favore di quest’ultimo,

che devolverà a strategie, cooperazioni e altri affari istituzionali.

8. L’intermediario immobiliare tra acquirenti e/o utenti finali

8.1. L’intermediario immobiliare

Ai fini di una esauriente rappresentazione delle dinamiche del settore immobiliare occorre dar spazio ad una figura professionale che, nel tempo, ha subito profondi cambiamenti, ma che resta uno

dei fondamentali protagonisti del settore: l’intermediario immobiliare.

L’intermediario immobiliare è una figura professionale specializzata nella conclusione di affari aventi per oggetto lo scambio in compravendita o in locazione di abitazioni, locali commerciali e

industriali, nonché la cessione o l’affitto di aziende presenti nella real estate industry.

La storia di questa figura professionale è antica. Affonda le sue radici nel latino censualèm o

(18)

18

attivamente – in qualità di mediatore – a vendite di bestiame, terreni, grano, non solo case.

È stato principalmente il boom edilizio della ricostruzione post-bellica a favorire, in Italia, la

specializzazione delle competenze dell’intermediario immobiliarein funzione dell’allargamento del

mercato e delle esigenze del cliente potenziale (Toscano 2013). Bisogna, tuttavia, aspettare la legge n. 39 del 3 febbraio 1989 per vedere ufficialmente riconosciuto il ruolo di mediatore immobiliare quale professionista del settore. Rispetto ad altre categorie di intermediazione (ad es. l’intermediazione creditizia), quella immobiliare ha come tratto distintivo l’essere in massima parte rivolta ad una clientela privata non professionale.

Il fine principale dell’intermediario immobiliare è quello dell’individuazione dei progetti di

compravendita/locazione di immobili adeguati alle specifiche esigenze dell’offerta e della domanda

di immobili, cioè degli «opposti» (Dicerto, 2007). Il fabbisogno di professionalità è accompagnato dalla esigenza di sviluppare una dotazione di strutture organizzative idonee a presidiare i mercati.

A quest’ultimo proposito, occorre sottolineare che l’accresciuta competitività nei vari segmenti dell’intermediazione immobiliare ha portato i principali operatori nazionali a creare reti di

collaborazioni in franchising, che consentono la diffusione capillare dei servizi sul territorio e

facilitano l’orientamento strategico al consumatore (Delbufalo, 2008).

8.2. L’acquirente e gli altri utenti finali dell’immobile

E’ d’obbligo far cenno che, nel suo finale articolarsi, la filiera immobiliare segnala la presenza di due distinti soggetti: a) l’acquirente; b) l’utente, senza di cui la costruzione di beni immobili e infrastrutture edili non avrebbe senso, almeno dal punto di vista economico-sociale.

Nella fattispecie sub-a), la persona fisica o giuridica che, nell’ambito di una transazione

immobiliare, contrae la proprietà di un singolo immobile o di un portafoglio di immobili viene

generalmente supportata, nelle sue scelte dalle competenze dell’intermediario immobiliare. Le

competenze del professionista integrano l’intuito personale e le preferenze del compratore.

Del pari, le competenze medesime sono offerte a chi vuole usare il bene senza esserne o diventarne

il proprietario. Si parla di utente dell’immobile con riferimento alla persona fisica o giuridica che

(19)

19 9. Conclusioni

Il peso economico assunto dal settore immobiliare nelle moderne economie e, all’opposto, la

scarsa attenzione che ad esso si rivolge a livello scientifico sono le ragioni che hanno portato alla realizzazione del presente contributo. Obiettivo primario del lavoro è stato quello di delineare i

confini del settore, fino ad arrivare a definire un possibile modello di filiera immobiliare,

sperabilmentea utile supporto descrittivo tanto per gli operatori del settore, quanto per gli studiosi

delle tematiche di cui trattasi.

È emerso un quadro estremamente articolato della real estate industry (v. figura 5), in cui -accanto

a figure tradizionali, quali investitori, finanziatori, imprese edili, intermediari immobiliari, nonché utenti e acquirenti finali- si fanno spazio ambiti professionali qualificati, che contribuiscono attraverso nuove professionalità e competenze a dar linfa vitale e forza creativa al settore. È questo il

caso ad esempio dell’asset, property e facility management, professioni che rivestono un ruolo

strategico nella filiera, in particolare nella gestione di patrimoni immobiliari complessi. Non meno

che nel caso ora citato, anche nei segmenti dell’intermediazione immobiliare emergono da tempo

significativi spunti di creatività imprenditoriale.

Figura 5 – La filiera immobiliare nella sua complessità

In sintesi: quanto più l’operazione immobiliare è complessa, tanto più articolata è la filiera

immobiliare. Sempre più quest’ultima coinvolge una molteplicità di lavori, a partire dai più

tradizionali, fino a quelli emergenti, non solo nell’industria delle costruzioni, ma anche e soprattutto

(20)

20 Riferimenti bibliografici

Aa.Vv. (2013), Società di investimento immobiliare quotate, Milano, Ed. Il Sole-24 Ore.

Abatecola G. e Cafferata R. (2014), “Real estate management. What boundaries? A European

approach”, International Journal of Globalisation and Small Business, Vol. 6, n. 3/4, pp. 163-176.

Abatecola G., Caputo A., Mari M. e Poggesi S. (2013), “Real Estate Management: Past, Present, and Future Research Directions”, International Journal of Globalisation and Small Business, vol. 5, n. ½, pp. 98-113.

Abatecola G. e Mari M. (2011), “Il panorama immobiliare europeo: lo scenario attuale”, in Cafferata

R., Mari M., Abatecola G., Formisano V. (a cura di), Management Immobiliare, Franco Angeli,

Milano (pp. 51-74).

Agenzia del Territorio (2010) Real estate outlook, Roma.

Airoldi A., Senn L. e Tronconi O. (2007), “Real estate industry: l’economia immobiliare per lo sviluppo, l’occupazione, la qualità della vita”, EIRE – Expo Italia Real Estate, Milano, 22-25 maggio.

Banca d’Italia (2013), Le tendenze del mercato immobiliare: l’Italia e il confronto internazionale, n. 15, Luglio 2013.

Biasin M. (2005), L’investimento immobiliare, Il Mulino, Bologna.

Bomba, T.H. (2001), “Building a Real Estate Business Based on Core Competencies”, in Real Estate Issues, n. 25, vol. 4, pp. 36-42.

Cafferata R. (2014), Management in adattamento. Tra razionalità economia, evoluzione e

imperfezione dei sistemi, Il Mulino, Bologna.

Cafferata R., Mari M., Abatecola G. e Formisano V., a cura di, (2011), Management Immobiliare,

Franco Angeli, Milano.

Cacciamani C. (2006), Real estate: economia, diritto e finanza immobiliare, Egea, Milano.

Ciaramella A. (2010), Property management per le imprese. Localizzazione, trasformazione e

gestione del patrimonio immobiliare aziendale: esigenze, criticità, soluzioni, Franco Angeli, Milano.

Damiano M. (1997), Project Management, SGEditoriali, Padova.

Delbufalo E. (2008), Fiducia e rischio nelle relazioni distrettuali, Aracne, Roma.

Dicerto A. (2007), “Teoria dell’azione e scelte strutturali: il caso Toscano S.p.A.” in Tavoletti E., a

cura di, Il settore immobiliare visto attraverso la case study research methodology, Giappichelli,

(21)

21

Fabrizi P.L., Forestieri G. e Mottura P., a cura di, (2000), Strumenti e servizi finanziari, Egea, Milano.

Ferragina, F. (2006), “La cartolarizzazione per finanziare le piccole e medie imprese distrettuali. Struttura e protagonisti dell’operazione”, Contabilità, Finanza e Controllo, n. 10, pp. 796-803.

Ferrante G. e Marasco P., a cura di, (2010), Project Finance. Elementi introduttivi, Unità Tecnica

Finanza di Progetto, Roma.

Ferrero C. e Ilardo I. (2001), Fonti e strumenti di finanziamento nel mercato immobiliare lombardo

e milanese, SDA Bocconi, Milano.

Formisano, V. (2011), “Strumenti di finanza immobiliare”, in Cafferata R., Mari M., Abatecola G. e

Formisano V., a cura di, Management Immobiliare, Franco Angeli, Milano, pp. 267-321.

Gaeta L. (2009), Il mercato immobiliare: beni, diritti, valori, Carocci, Roma.

Gehner E., Halman J.I.M. e de Jonge, H. (2006), “Risk Management in the Dutch Real Estate

Development Sector: a Survey”, Proceedings of the 6thInternational postgraduate research conference in the built and human environment, University of Salford, UK.

Giannotti C., a cura di (2006), La gestione del fondo immobiliare, Egea, Milano.

Griffini C. (2010), “Asset management: la gestione strategica del patrimonio immobiliare”, Università di Genova-Dipartimento di Tecnica ed Economia delle Aziende (DITEA), Corso di perfezionamento universitario in gestione e sviluppo Immobiliare (mimeo).

Haynes M.E. (1992), Project management: dall’idea all’attuazione, Franco Angeli, Milano.

Hoesli M. e Morri G. (2010), Investimento Immobiliare: mercato, valutazione, rischio e portafogli,

Hoepli, Milano.

International Facility Management Association (2012), Chi è il Facility Manager, Milano, IFMA.

ISTAT (2014), Rapporto annual 2014, Roma.

Kerzner H. (2005), Project Management: A System Approach to Planning, Scheduling and

Controlling, Hoepli, Milano.

Liow K.H. e Nappi-Choulet I. (2008), “A combined perspective of corporate real estate”, Journal of

Corporate Real Estate, Vol. 10, n. 1, pp. 54-67.

Manning, C. and Roulac, S.E. (2001) ‘Lessons from the past and future directions for corporate real estate research’, Journal of Real Estate Research, Vol. 22, Nos. 1/2, pp.7-57.

Mari M. e Poggesi S. (2011), “Le partnership pubblico-privato nel settore immobiliare”, in Cafferata

R., Mari M., Abatecola G. e Formisano V., a cura di, Management Immobiliare, Franco Angeli,

Milano, pp. 191-231.

Mari M. e Poggesi S. (2014), “Facility management: current trends and future perspectives”,

(22)

22

Martinazzoli D. e Gagliardi G., a cura di (2005), Manuale di Due Diligence, Il Sole 24 Ore, Milano.

Nappi-Choulet I., Missonier-Piera F. e Cancel M. (2009), “Value Creation and the Impact of

Corporate Real Estate Assets: An Empirical Investigation with French Listed Companies”, Journal of Corporate Real Estate, Vol. 11, n. 2, pp. 78-90.

Nevitt P.K. (1983), Project Financing, 4th ed., London: Euromoney Publications.

Nicholas T. e Scherbina A. (2013), “Real Estate Prices During the Roaring Twenties and the Great Depression”, Real Estate Economics, Vol. 41, n. 2, pp. 278-309.

Parola F., Penco L. e Satta G. (2013), “Le imprese real estate quotate: crisi, cambiamento e strategie

di ritorno al valore” in P. Adinolfi, R.Cafferata e A.Tommasetti, a cura di, Management senza confini,Collana Aidea, Il Mulino, Bologna, pp.301-310.

PricewaterhouseCoopers & Urban Land Institute (2013), Emerging Trends in Real Estate Europe®

2013,London: PwC and the Urban Land Institute.

Roulac S.E. (1999), “Real Estate Value Chain Connections: Tangible and Transparent”, Journal of Real Estate Research, 17, 3: 387-404.

Roulac S.E. (2001), “Corporate property strategy is integral to corporate business strategy”, Journal of Real Estate Research, 22, 1/2: 129-152.

Roulac S.E. (2003), “Corporate-owned Real Estate Represents a Substantial Investment Universe”,

Journal of Real Estate Portfolio Management, Vol. 9, n. 2, pp. 167-178.

Satta G., Parola F. e Penco L. (2012), “Crisi e strategie di «ritorno al valore» delle imprese italiane quotate Real Estate”, Economia dei Servizi, Vol. 7, n. 3, pp.397-416.

Scenari Immobiliari (2011) European Outlook 2012, Roma.

Schmitz, A. and Brett, D.L. (2001), Real Estate Market Analysis. A Case Study Approach, The Urban

Land Institute, Washington D.C.

Sciarelli M. (2005), L’outsourcing strategico dei servizi integrati di gestione. Il Facility Management,

Cedam, Padova.

Somasca T. (2007), “Il progetto di sviluppo immobiliare e i suoi protagonist”, in Tronconi O.,

Ciaramella A. e Pisani B., La gestione di edifici e patrimoni immobiliari, Il Sole 24 Ore, Milano.

The Economist (2010), Global House Prices. Ratio Rentals, January 2nd.

Toscano I. (2013), Per fare impresa. Il caso Toscano: una storia italiana, Milano, Franco Angeli.

Trio O. (2014), “In- or outsourcing of the sales force? What is better? The case of the construction sector”, International Journal of Globalisation and Small Business, forthcoming.

Tronconi O., Ciaramella A. e Pisani, B. (2002), La gestione di edifici e di patrimoni immobiliari,

(23)

23

Tronconi O., Ciaramella A. e Pisani B. (2007), La gestione di edifici e di patrimoni immobiliari, Il

Sole 24 Ore, 2a ed.

Usdiken B., Sozen Z., e Enbiyaoglu H. (1988), “Strategies and boundaries: subcontracting in

construction”, Strategic Management Journal, Vol. 9, n. 6, pp. 633-637.

Wertenstein P. (1997), Il project manager nell’edilizia, Napoli, Ed. Simone.

Siti web

Referensi

Dokumen terkait

Dalam bidang Sastra pada masa pembaharuan terdapat nama-nama sastrawan yang Islami di berbagai Negara seperti sastrawan dan pemikir ulung yang lahir di Pakistan tahun 1877 dan

FORMULIR PENDAFTARAN CALON SISWA TAPAK

[r]

Teknik analisis yang digunakan yaitu analisis deskriptif.Dari hasil penelitian dapat disimpulkan bahwa implementasi customer interface 7C pada www.datacomdigital.com

Praktik Pengalaman Lapangan (PPL) merupakan program wajib bagi mahasiswa program kependidikan Universitas Negeri Semarang (UNNES) yang berkaitan dengan praktik

Langkah-langkah yang diperlukan terutama untuk menaikkan jumlah daging dalam negeri yaitu merangsang berkembangnya peternakan besar maupun kecil

Hasil belajar merupakan suatu puncak proses belajar. Hasil belajar tersebut terjadi terutama berkat penilaian guru. Hasil belajar dapat berupa dampak pengajaran dan dampak

Berpiki inspiratif ini lebih tinggi dibandingkan dengan berfikir inovatif karena hasil dari berpikir inovatif ternyata belum tentu dapat mengubah kondisi masyarakat dari