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Jeffrey Kimball, “Nixon’s Vietnam War”
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Keith L. Nelson, “The Making of Détente:
• Fallimento dei primi negoziati diretti nel 1968: lo
zampino di Nixon ?
• Promessa elettorale di concludere la guerra (la
parola ‘vittoria’ di fatto scompare)
• Nei primi sei mesi si chiarisce la strategia di
Nixon e Kissinger:
– Ricerca di collaborazione sovietica
– Vietnamizzazione del conflitto (incontro delle Midway,
Dottrina Nixon). È un’idea del Segretario della Difesa Laird, a Kissinger non piace perché limita il margine di manovra della diplomazia.
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Il “piano per il Vietnam” promesso da
Nixon, in realtà non esisteva
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Viene comunque mantenuto l’impegno a
diminuire il numero di militari statunitensi
impiegati:
– 540.000 all’ingresso alla Casa Bianca – 139.000 alla fine del 1971
– 25.000 alla fine del 1972
– Nel 1973 abolita la leva obbligatoria – Le critiche di Kissinger: intaccata la
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Al contempo: gli sforzi diplomatici erano
dedicati ad evitare l’umiliazione di una
vittoria militare nord-vietnamita: neanche
Nixon vuole essere “il primo presidente
americano a perdere una guerra”
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Prendono forma i termini del “patto con il
diavolo”: ritiro delle forze statunitensi solo
in cambio della solenne promessa di
Hanoi di cessare la sua aggressione
militare contro il sud e di accordare al
governo di Saigon un’adeguata
• Contemporaneamente, ricerca del sostegno di
Mosca (e poi Pechino) per tenere a freno il governo di Ho Chi Minh e spingerlo ad un atteggiamento più conciliante durante le trattative di Parigi. In realtà, la fine del
monolitismo comunista rende le cose più complesse
• Molto più ambigue sono le richieste statunitensi
in merito al sostegno economico e militare che Mosca fornisce al Vietnam: atteggiamento
“cinico”, si esprime “comprensione” perché non si può condannare il supporto di una
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Per il momento, nessuna flessibilità da
parte di Hanoi: le operazioni belliche
continuano, e si chiede il ritiro
incondizionato delle truppe statunitensi
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Si realizza uno dei peggiori incubi di
• L’evidenza è che il tempo è un fattore favorevole
ad Hanoi
• Di fronte allo stallo della diplomazia, deluso per
l’inefficienza del back channel, Kissinger è favorevole ad innalzare il livello dello scontro militare. “Rifiuto di credere che una piccola potenza di quart’ordine non abbia un punto di rottura”.
• Necessità di una “mossa a sorpresa” che
dimostri la risolutezza della Casa Bianca nel
perseguire i propri piani: la vittima designata è la Cambogia. Il paradosso, insopportabile per
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Persino lo stesso Nixon non era convinto
fino in fondo, per ragioni di pubblicità.
Opposizione del Segretario di Stato
Rogers, che attira gli strali di Kissinger,
non per la prima né per l’ultima volta.
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Il paese era neutrale da anni, ma ormai il
suo regime fondava la propria politica
sulla convinzione che la vittoria dei
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Tacita approvazione della costruzione di
“santuari” nord-vietnamiti, e soprattutto
dell’utilizzo del proprio territorio per
condurre operazioni militari (“sentiero di
Ho Chi Minh”)
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Il Presidente Johnson aveva
espressamente rifiutato l’ipotesi che i suoi
generali gli avevano prospettato: colpire le
unità vietnamite in Cambogia
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Nixon al contrario ordina nell’aprile del
• Il regime di Phnom Penh non reagisce, ma
rifiuta categoricamente l’ingresso alle truppe statunitensi e sud vietnamite
• Colpo di stato del generale Lon Nol,
incoraggiato dall’intelligence statunitense
• Il 30 aprile Nixon annuncia che forze di terra
sono entrate in Cambogia con l’approvazione del nuovo regime. Prime critiche di Kissinger: una mossa che implica eccessiva “pubblicità”
• Dal punto di vista militare l’intera operazione è
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• Da quello mediatico, il risultato se possibile è
anche peggiore
– In patria: accuse di bypassare il controllo del
Congresso. Kissinger spiega che in realtà il territorio cambogiano non era realmente tale…
– Rinnovate proteste contro l’attacco ad un paese
neutrale. Quattro studenti uccisi all’università di Kent, Ohio, il 4 maggio 1970
– Appello di Nixon alla “maggioranza silenziosa”: un
successo di breve durata
– Dimissioni di membri minori dell’amministrazione
“disgustati” dal comportamento della Casa Bianca. Kissinger li definirà in modo sprezzante “bleeding hearts”
– In Cambogia: dopo il ritiro delle truppe statunitensi,
– Si scatena una guerra civile che finirà soltanto
con l’affermazione del regime dei Khmer Rossi di Pol Pot e con una tragedia che ha pochi paragoni nella storia
– Intervento vietnamita in Cambogia nel 1979:
rifiuto statunitense di riconoscere il nuovo governo
– Sul piano internazionale: le proteste contro
l’intervento statunitense sono feroci. dichiarazioni di Olof Palme, discorso inaugurale di Willy Brandt
– Nonostante questo, la Casa Bianca sembrava
non imparare dai propri errori. Nel febbraio 1971 viene lanciata l’operazione Lam Son 719: 36.000 unità sud vietnamite invadono il Laos, con supporto di forze aeree USA.
Ulteriore disastro militare. Dimostrazione di debolezza delle truppe sud vietnamite; ritiro. Eppure, Kissinger sosterrà che l’impegno in tali territori periferici avrebbe impedito ad
Hanoi di lanciare un’offensiva sul fronte
principale. Per ragioni di propaganda, inoltre, Nixon sosterrà che l’operazione aveva
raggiunto qualche risultato apprezzabile.
• Dopo una fase di calma relativa, in cui ancora
non è ben chiaro oggi il ruolo di moderazione svolto dai sovietici, Hanoi progetta una nuova offensiva nel maggio del 1971, di fronte al
peggioramento della posizione statunitense
• Eppure, a Washington si diffonde la convinzione,
supportata da Kissinger, che l’apertura alla Cina farà crollare Hanoi “entro l’anno”. Il giudizio degli storici non è univoco: dopo l’apertura alla Cina, Hanoi ha giocato maggiormente che in passato sulla rivalità Pechino-Mosca. Sicuramente, è
•
Ulteriore mossa di Washington: dal
dicembre del 1971 bombardamenti
“preventivi” sul Vietnam del nord
•
Altro fallimento: nel marzo del 1972 le
• Misure estreme di Nixon: minato il porto di
Haiphong per arrestare il flusso di armi
proveniente dall’Unione Sovietica. Paradosso: Pechino invia immediatamente una squadra di sminatori… lo scenario bellico e le manovre diplomatiche appaiono sempre più “fuori
sincrono”
• La diplomazia tra le due superpotenze non si
interrompe: nonostante i timori di Washington, e nonostante i danni arrecati ad alcune navi
sovietiche, Mosca non protesta e non cancella il meeting. Secondo Dobrynin, si tratta della prima vera violazione esplicita della “solidarietà
•
Condizionato dallo stallo dell’offensiva
militare, e probabilmente impressionato
dalla dimostrazione di indifferenza da
parte di Mosca e dall’apertura cinese,
nonché dalle chiare prospettive di
conferma di Nixon alla Casa Bianca, il
regime di Hanoi torna al tavolo negoziale
con spirito più conciliante
•
Da settembre le prospettive di accordo
sono migliori: cade la richiesta
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Da parte sua, Kissinger promette a Le Duc
Tho il ritiro totale delle forze statunitensi
(ormai ridotte a 39.000 unità) entro due
mesi, e concede un cessate il fuoco senza
chiedere il ritiro delle truppe dalla parte di
Vietnam del sud che era stata occupata.
Soprattutto, promette che il regime di
Saigon entrerà in trattative dirette con
Hanoi
•
L’accordo, insieme alle visite a Pechino e
• Tuttavia, non viene stipulato alcun accordo entro
le elezioni a causa del rifiuto categorico di Thieu di approvarne i termini.
• Una volta rieletto, Nixon passa alle “maniere
forti” nei confronti di alleati e nemici:
– Bombardamenti di Hanoi ed Haiphong a dicembre per
rafforzare la posizione contrattuale di Saigon (feroci critiche di Le Duc Tho)
– Impegno segreto di Kissinger per la reintroduzione di
truppe statunitensi in caso di violazione degli accordi da parte di Hanoi
– D’altra parte, minaccia di cancellazione di qualunque
•
L’accordo per il cessate il fuoco viene
infine stipulato a Parigi il 27 gennaio 1973.
Washington si impegnava a rimuovere le
proprie forze armate entro sessanta giorni,
e le parti si accordavano sullo scambio di
prigionieri di guerra
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Tuttavia: ambigui i termini dell’accordo
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Alla partenza da Saigon, la
“vietnamizzazione” era avvenuta in una
certa misura:
– l’esercito del Vietnam del Nord era la quinta
maggiore forza militare del mondo, sulla carta
– Disponeva dell’arsenale lasciato sul campo
– MA: sfuma ben presto, anche dal punto di
vista formale, la promessa di un ritorno delle truppe statunitensi. Nel novembre del 1973 il Congresso ignora il veto di Nixon e promulga il War Powers Act: in assenza di esplicita
disposizione del Congresso, il personale
militare statunitense inviato in combattimento all’estero deve essere rimpatriato entro due mesi. È la fine della “presidenza imperiale”, e l’inizio della “sindrome del Vietnam”, ovvero la riluttanza ad utilizzare la forza militare
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Il 9 marzo 1975 le truppe vietnamite del
nord invadono il sud, spezzandone di fatto
la continuità territoriale
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In Laos, gli alleati del Viet Minh
conquistano il potere negli stessi giorni
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In Cambogia i Khmer rossi conquistano la
capitale e danno vita all’operazione “anno
zero”
•
Il 30 aprile cade Saigon; il corpo
• Cosa lascia la guerra del Vietnam:
– Vittime vietnamite oltre il milione di unità militari (se la
definizione ha un senso)
– Vittime civili nello stesso ordine di grandezza
– Decine di migliaia durante le operazioni belliche e
soprattutto i bombardamenti dell’era Nixon
– 59.000 vittime statunitensi; 22.000 (stima per difetto)
tra il 1969 e il 1975
– 153.000 feriti (gravi)
– Costi che, negli anni 69-75, erano nell’ordine di 50
miliardi di dollari all’anno
– Soprattutto: la perdita di supporto nazionale per la
• Come ha sottolineato uno storico: Nixon era
preoccupato dalle conseguenze della guerra sull’immagine del paese e della presidenza; Kissinger delle “ramificazioni geopolitiche” e dell’ossessione della credibilità. Entrambi
sottovalutano le ragioni dell’altro, e soprattutto le considerazioni di carattere militare
• Ogni volta che le ragioni di politica interna si
fanno pressanti, Nixon e Kissinger si allontanano a causa di sensibilità ed esigenze diverse
• Un “ritiro onorevole” è uno dei tanti principi che