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Tra le carte del Mondo salvato dai ragaz

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Academic year: 2017

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LA FILOLOGIA

DEI TESTI D’AUTORE

Atti del Seminario di Studi

(Università degli Studi Roma Tre, 3-4 ottobre 2007)

a cura di

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qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Le riproduzioni di manoscritti e testimoni a stampa vengono pubblicate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

La pubblicazione di questo volume è stata realizzata con i contributi della Società dei Filo-logi della Letteratura Italiana e del Dipartimento di Italianistica dell’Università degli Studi Roma Tre.

ISBN 978-88-7667-361-0

© 2009 Franco Cesati Editore Via Guasti, 2 - 50134 Firenze

In copertina: Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, seconda minuta (incipitcon titolo

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TRA LE CARTE DEL MONDO SALVATO DAI RAGAZZINI DI ELSA MORANTE: PER LA GENESI DI ADDIO

1. Introduzione

Fu a proposito di queste innumerevoli serie di pezzetti di carta che il fratello maggiore osservò un bel giorno: «Non so se Gertrude abbia più ingegno di tutti voi, di questo non m’intendo, ma una cosa che ho sempre notato è che voi dipingete e scrivete e non siete mai soddisfatti, e allora buttate via tutto o fate a pezzi; lei non dice mai se è soddisfatta o no, lei ricopia tante volte ma non butta mai via neanche dei pezzetti di carta dove ha scritto qualcosa».

Questo passo dell’Autobiografia di Alice Toklasdi Gertrude Stein (che ho citato qui nella traduzione di Cesare Pavese)1si adatta bene ad illustrare il metodo di lavoro seguito da Elsa Morante nella composizione delle sue ope-re, in particolare nella stesura del Mondo salvato dai ragazzini. Esaminando le carte del suo scrittoio si rimane subito colpiti dalla presenza di molte e conti-gue stesure di intere sezioni del testo, più volte riscritte e modificate, e poi, a breve distanza di tempo, di nuovo ricopiate e ricorrette da capo. La scrittrice ha conservato tutte le varie versioni del testo elaborate nel corso del tempo, compresi abbozzi e primissime stesure, limitandosi semplicemente, e solo in alcuni casi, a cassare, con tratti orizzontali e verticali, redazioni che riteneva evidentemente ormai superate o trascritte più ordinatamente altrove.

Elsa Morante lavorò al Mondo salvato dai ragazzinisoprattutto nel corso del 1966 e nella prima metà del 1967, come da lei stessa dichiarato nella nota introduttiva alla seconda edizione dell’opera,2ma la stesura del libro era ini-ziata qualche anno prima (sicuramente già nel 1964), con ogni probabilità a

1 G. Stein,Autobiografia di Alice Toklas, Torino, Einaudi, 1938, p. 69.

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seguito della definitiva interruzione del romanzo Senza i conforti della religio-ne.3 Le carte autografe del Mondo salvato dai ragazzini, donate dagli eredi della scrittrice (per sua esplicita volontà) nel 1989 alla Biblioteca Nazionale di Roma (insieme a quelle delle altre sue opere edite), sono attualmente con-servate presso il Dipartimento di manoscritti e rari nel fondo Vittorio Ema-nuelecon la segnatura 1622. Sono costituite da cinque quaderni formato al-bum (interamente manoscritti), cinque cartelle di fogli sciolti di varie dimen-sioni (contenenti abbozzi e varie stesure manoscritte e dattiloscritte) e infine da una sesta cartella con il dattiloscritto finale e le bozze di stampa.4

Tutto questo materiale, che attende ancora una adeguata e attenta valuta-zione critica, permette di seguire nel dettaglio, a diversi livelli, la composizio-ne dell’opera, caratterizzata da una struttura assai complessa e non facilmen-te collocabile all’infacilmen-terno dei generi letfacilmen-terari tradizionali. Di particolare infacilmen-te- inte-resse sono soprattutto i cinque quaderni che, al di là della ricostruzione di un percorso variantistico, consentono di recuperare significativi elementi sulla genesi di alcune sezioni del testo e di individuare chiavi di lettura nascoste in singoli componimenti. Si tratta di quaderni di formato rettangolare (utilizzati anche per la stesura di altre opere come L’isola di Arturoo La Storia), costi-tuiti da fogli mobili, tenuti insieme da viti di ottone e chiusi da una coperta di cartoncino rigido. Sul rectodelle carte si sviluppa il testo, mentre il verso del-la precedente viene in genere del-lasciato bianco e utilizzato per revisioni, corre-zioni, inserimenti successivi, annotazioni di varia tipologia (si va da postille di carattere letterario a note personali). All’interno dei quaderni la Morante ha appuntato anche versi di poeti antichi e moderni (da Sofocle a Hölderlin, Dy-lan Thomas, Allen Ginsberg) e persino citazioni da brani musicali con riferi-mento alla sua collezione di dischi.5

3 Cfr. S. Cives,Elsa Morante «senza i conforti della religione», in Le stanze di Elsa. Dentro la scrittura di Elsa Morante. Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, 27 aprile-3 giugno 2006, a cura di G. Zagra e S. Buttò, Roma, Colombo, 2006, pp. 49-65, alle pp. 49-55.

4 Si veda innanzitutto M.M. Breccia Fratadocchi, Vitt. Em. 1622, in Catalogo dei mss. “Vittorio Emanuele”, Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, vol. IV, pp. 250-59, insieme a Ead.,Le carte di Elsa Morante: criteri di schedatura, in I manoscritti di Elsa Morante e altri studi, Roma, Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II, 1995 («BVE Quaderni», 3), pp. 13-18; cfr. poi la scheda di S. Cives in Le stanze di Elsa, cit., pp. 130-31. Alle carte fin qui se-gnalate se ne dovranno aggiungere altre, recentemente depositate presso la Biblioteca Naziona-le CentraNaziona-le di Roma, non ancora catalogate: la coperta strappata da un quaderno sui cui la Mo-rante scrisse dei versi per Bill Morrow (cfr. Cives,Elsa Morante, cit., p. 53) e una cartella conte-nente altri due dattiloscritti delMondo salvato dai ragazzinie varie bozze di stampa con corre-zioni della Canzone degli F.P. e degli I.M. (si tratta delle bozze del testo uscito in «Nuovi argomenti», n.s., 1967, 7-8, pp. 127-53). Desidero ringraziare la dott. ssa Giuliana Zagra, che si sta occupando della catalogazione di questo materiale, per avermi permesso di prenderne visio-ne anticipatamente e per i preziosi suggerimenti ricevuti visio-nel corso della ricerca.

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Registrare interamente questa grande quantità di testi e paratesti sarebbe operazione alquanto onerosa e forse non utile fino in fondo; l’accumulo di un numero eccessivo di varianti e correzioni porterebbe infatti alla costruzione di apparati critici di difficile e faticosa consultazione. All’edizione genetica integrale è preferibile una selezione ragionata del materiale manoscritto e dattiloscritto, da esaminare e valutare non solo nella sua progressione vertica-le (una versione che supera l’altra), ma anche in senso orizzontavertica-le, visto che in certi casi la Morante continuava a tenere sul tavolo di lavoro anche vecchie stesure dello stesso testo (apparentemente superate dalle nuove). Tali reda-zioni potevano costituire fino all’ultimo una via alternativa per lo sviluppo del testo o contenere varianti da rimettere in gioco.6

Dopo una prima ricognizione effettuata su tutti i quaderni e le cartelle del V. E. 1622, ho scelto di avviare uno studio più approfondito delle carte a partire da Addio, la prima delle tre sezioni del Mondo salvato dai ragazzini. Tale sezione è costituita da un componimento lirico diviso in due parti con-trassegnate con «I» e «II».7Non essendo possibile in questa sede esaminare interamente il testo (vista la sua estensione e le numerose stesure con varianti conservate dalla scrittrice), mi limiterò a presentare un’analisi dei versi della parte I, con rimandi però, là dove opportuno, anche a quelli della parte II (mi riferisco soprattutto a quei casi in cui il loro percorso genetico risulta strettamente intrecciato).

Nelle pagine successive mi soffermerò per prima cosa sul destinatario di Addio, senza alcun dubbio da identificare in Bill Morrow (§ 2); fornirò quin-di alcune inquin-dicazioni generali sull’orquin-dinamento delle carte del V. E. 1622 e presenterò una ricostruzione delle diverse fasi compositive della parte I (§ 3), cui seguirà l’analisi più dettagliata di una scelta di varianti (§ 5); darò anche brevi notizie (ricavate principalmente da un esame degli appunti lasciati dalla Morante nei suoi quaderni) sui contorni che prese il progetto del Mondo sal-vato dai ragazziniall’altezza cronologica in cui la scrittrice lavorava alla prima sezione del libro (§ 4).

quaderni di lavoro della Morante si veda anche G. Zagra, Le stanze di Elsa. Appunti sul labora-torio di scrittura di Elsa Morante, in Le stanze di Elsa, cit., pp. 3-9, alle pp. 7-9.

6 Alla ricostruzione del percorso genetico potrebbe giovare anche il confronto con i ma-noscritti di opere precedenti. Tra le carte autografe dell’Isola di Arturoè possibile ad esempio individuare, in pagine non confluite nella redazione finale del romanzo, materiali ripresi nel Mondo salvato dai ragazzini(cfr. qui n. 42).

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2. Il destinatario

I versi di Addio(il cui titolo era originariamente Per una morte)8nascono da una tragica esperienza autobiografica: la scomparsa di Bill Morrow, che la Morante aveva conosciuto a New York nel 1959 e a cui si era profondamente legata negli anni successivi. Il giovane pittore americano morì precipitando da un grattacielo il 30 aprile 1962.9Bill Morrow non viene mai menzionato esplicitamente all’interno dei versi ma numerose sono le allusioni che per-mettono di identificarlo come sicuro destinatario di tutta questa prima sezio-ne del libro.10Si ricordi poi che l’intero Mondo salvato dai ragazziniè legato a Bill Morrow anche attraverso le sue copertine, in cui si succedono due dei suoi quadri: Le sbarre(nella prima edizione pubblicata nei «Supercoralli» di Einaudi nel 1968) e Viva Fidel(nella seconda edizione uscita nel 1971, sem-pre per Einaudi, nella collana «Gli struzzi»).11 Simona Cives ha pubblicato inoltre alcuni versi autografi, datati «15 giugno ’66», appartenenti allo stesso nucleo tematico di Addio, che recano le iniziali «B. M.», ipotizzando potesse-ro costituire un primo abbozzo della stessa poesia.12Il componimento si tro-va sul versodella coperta strappata di un quaderno (dello stesso tipo degli al-tri contenuti nel V. E. 1622), depositata recentemente dagli eredi presso la Biblioteca Nazionale ma non ancora catalogata (cfr. qui n. 4); il quaderno do-veva in origine far parte delle carte di lavoro delMondo salvato dai ragazzini (cfr. anche n. 25). Come si mostrerà nel dettaglio più avanti (cfr. § 3), una ste-sura manoscritta molto avanzata della prima parte di Addioreca la data «giu-gno 1965»; i versi per Bill Morrow lasciati dalla scrittrice sul piatto del qua-derno non possono dunque ritenersi un primo abbozzo del componimen-to. Ho avuto modo di discutere recentemente del problema con Giuliana Za-gra e con la stessa Simona Cives. L’ipotesi più probabile è che possa trattarsi in realtà di una poesia di dedica poi scartata, sul tipo di quelle lasciate nei piatti dei quaderni di Menzogna e sortilegio(a «F. L.» e «R. T.»), anch’esse

8 Cfr. Cives,Elsa Morante, cit., p. 53; sulle vicende relative al cambiamento del titolo tor-nerò con maggiori dettagli più avanti (cfr. § 5).

9 Cfr. E. Morante, Opere, a cura di C. Cecchie C. Garboli, I-II, Milano, Mondadori, 1988-1990, vol. I, pp. LXXI-LXXVI.

10 Come segnalato da Bardini, già Pasolini nella sua recensione in versi al Mondo salvato dai ragazziniscriveva: «Quanto a Bill, sta, tutto solo, nel Proprologo» (P.P. Pasolini, Transu-manar e organizzar, Milano, Garzanti, 1971, p. 34); cfr. Bardini,Morante Elsa, cit., p. 622 n. 13. Si veda poi la Prefazionedi C. Garbolia E. Morante,Alibi, Milano, Garzanti, 1990, pp. 6-24, a p. 21; da ultima cfr. A. Dell’Orca,Le illustrazioni di copertina dei romanzi di Elsa Morante, in Le stanze di Elsa, cit., pp. 87-100, a p. 97 n. 12 (con ulteriore bibliografia).

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poi eliminate, o di quella posta in apertura dell’Isola di Arturo (a «Remo N.»).13

Segnalo infine che un brano lasciato dalla scrittrice in un’agenda del 1964, a due anni di distanza dal tragico evento (inizia infatti con le parole «Due anni da quel 30 aprile [...]»), contiene un sofferto lamento per la morte del pittore americano che presenta qualche affinità tematica e persino un contatto testuale con i versi di Addio: verso la fine della pagina si legge «Quella sensazione terribile – come una sirena – Dormire dormire – Cadere volare –»;14il riferimento alla sirena (collegato al ricordo della morte) ritorna nel verso «La tua morte è una voce di sirena».15

3. Descrizione e ordinamento delle carte

Prima di entrare nel percorso genetico del testo è opportuno fornire alcu-ne indicazioni circa l’attuale disposizioalcu-ne delle carte del V. E. 1622. Dopo la donazione alla Biblioteca Nazionale, il riordinamento degli autografi della Morante fu curato dall’Istituto del Catalogo Unico con la collaborazione del-l’Archivio di Stato di Napoli. Le carte sono state, in quella circostanza, con-temporaneamente anche microfilmate e riprodotte in microfiche; questo pri-mo ordinamento è stato alla base del lavoro di sistemazione e schedatura svolto poi dal Dipartimento di Manoscritti e Rari della Biblioteca Nazionale di Roma.16Essendo già state le carte microfilmate a Napoli, come mi ha spie-gato Margherita Breccia Fratadocchi (che si è occupata della loro cataloga-zione), si è preferito non intervenire sul primo ordinamento per non creare discordanze tra la numerazione definitiva dei fogli e quella dei microfilm e delle microfiche. `E possibile del resto che l’ordinamento attuale corrisponda a quello con cui la stessa Morante aveva organizzato le sue carte; tale ordina-mento non coincide però sempre con quello progressivo delle diverse stesure

13 La sigla «F. L.» dovrebbe riferirsi a Francesco Lomonaco (vero padre della scrittrice,

morto suicida nel 1943), mentre resta misteriosa la figura di «R. T.»; «Remo N.» sta per «Remo Natales», che è anagramma di «Elsa Morante» (come la stessa scrittrice svela in un foglietto rin-venuto tra le carte dell’Isola di Arturo). Per un esame delle due dediche si rimanda a Bardini, Morante Elsa, cit., pp. 33-42, 84-87, 274-81;G. Zagra,Il racconto di due prigionieri, in Le stan-ze di Elsa, cit., pp. 23-36, alle pp. 27-29; Ead.,I nomi nascosti nella dedica dell’‘Isola di Arturo’, «L’Ellisse», III, 2008, in corso di stampa. Si ricordi inoltre che versi di dedica sono stati inseriti dalla Morante all’inizio di Menzogna e sortilegio(«Dedica per Anna/ ovvero/ alla Favola») e dello Scialle andaluso(«Dedica / a Lucia»); dediche con iniziali puntate si incontrano anche in alcuni componimenti di Alibi: Allegoria(«ovvero due fiabe per N. N.»), Il gatto dell’uccellino

(«Scherzo – Dedicato a S. P.»): cfr. Morante,Alibi, cit., pp. 87 e 95.

14 La pagina dell’agenda è riportata per intero in Morante, Opere, vol. I, pp.

LXXVII-LXVIII.

15 Morante,Il mondo salvato dai ragazzini, cit., p. 10.

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prodotte nel tempo, almeno per quello che ho potuto costatare limitatamente ad Addio. L’alto numero di rifacimenti di singole sezioni del testo, accompa-gnate da continue cancellature e varianti alternative lasciate nei margini e nel-le interlinee, spesso vergate in tempi diversi (come si ricava anche dai vari in-chiostri utilizzati), complica notevolmente in certi casi la ricostruzione del percorso genetico del testo.

I fogli in cui sono contenute le stesure di Addio elaborate dalla scrittrice nel tempo si trovano in varie sezioni del V. E. 1622 (insieme alle carte di lavo-ro del resto dell’opera): nel Quaderno I (cc. 1r-3r, 5r-9r e 19r-35r) e nelle Cartelle I (cc. 1r-44r), II (cc. 1r-9r), VIa (cc. 1r-13r), VIb (cc. 4r-5r) e VIc (cc. 1r-16r). Particolarmente complesso risulta il riordinamento dei fogli sciolti contenuti nella Cartella I, che conserva materiali manoscritti relativi alle pri-me fasi del processo compositivo di Addio, insieme a stesure intermedie e versioni dattiloscritte collocabili ad uno stato redazionale molto avanzato.

Fornirò qui di seguito un quadro della complessa situazione delle carte relative alla parte I (dai primi abbozzi fino alle bozze di stampa), che ho rico-struito principalmente attraverso l’analisi di testi e paratesti (ma in certi casi anche sulla base di elementi ricavati da un esame materiale dei fogli); mi sof-fermerò quindi brevemente sulle carte che contengono i versi della parte II.

Per prima cosa riporto qui di seguito, come punto di riferimento, il testo definitivo di Addio I(è mia la numerazione dei versi):17

Dal luogo illune del tuo silenzio mi riscuote ogni giorno l’urlo del mattino. O notte celeste senza resurrezione perdonami se torno ancora a queste voci.

Io premo l’orecchio sulla terra 5

a un’eco assurda dei battiti sepolti. Dietro la belva in fuga irraggiungibile mi butto sulla traccia del sangue.

Voglio salvarti dalla strage che ti ruba

e riportarti nel tuo lettuccio a dormire. 10 Ma tu vergognoso delle tue ferite

mascheri i cammini della tua tana.

Io fingo e rido in un ballo disperato per distrarti dall’orrenda mestizia

ma i tuoi occhi scolorati di sotto le palpebre 15 non ammiccano più ai miei trucchi d’amore.

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Alla ricerca dei tuoi colori del tuo sorriso io corro le città lungo una pista confusa. Ogni ragazzo che passa è una morgana.

Io credo di riconoscerti, per un momento. 20

E mendicando rincorro lo sventolio di un ciuffetto o una maglietta rossa che scantona...

Ma tu rintanato nel tuo freddo nascondiglio disprezzi la mia commedia miserabile.

Buffone inutile io deliro per le vie 25 dove ogni fiato vivente ti rinnega.

Poi, la sera, rovescio sulla soglia deserta un carniere di piume insanguinate.

E chiedo una tenerezza al buio della stanza,

almeno una decadenza della memoria, 30 la senilità, l’equivoco del tempo volgare

che medica ogni dolore...

Ma la tua morte cresce ogni giorno.

E in questa piena che monta io cado e mi ravvento

in corsa dirotta, per un segno, 35

un punto nella tua direzione.

O nido irraggiungibile e caro, non c’è passo terrestre che mi porti a te. Forse fuori dai giorni e dai luoghi?

La tua morte è una voce di sirena. 40

Forse attraverso una perdizione? o una grazia? o in quale veleno? in quale droga?

forse nella ragione? forse nel sonno? La tua morte è una voce di sirena.

Voglia di un sonno che pare una tua dolcezza 45 ma è stata già l’impostura dove ti ho perso!

La tua morte è una voce di sirena

che vorrebbe sviarmi da te nelle sue fosse.

Forse, io devo accettare tutte le norme del campo:

ogni degradazione, ogni pazienza. 50

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mentre al tuo grido innocente non c’è risposta.

La tua morte è una luce accecante nella notte è una risata oscena nel cielo del mattino.

Io sono condannata al tempo e ai luoghi 55 finché lo scandalo si consumi su di me.

Io devo, qui, trescare e patteggiare con la belva per rubarle il segreto del mio tesoro.

O pudore di una infanzia uccisa,

perdonami questa indecenza di sopravvivere. 60

Le prime 16 carte della Cartella I raccolgono abbozzi e prime stesure ma-noscritte del componimento, caratterizzate da varianti e correzioni, coeve alla stesura o depositate in tempi successivi: alle cc. 2r-4r si trovano, su fogli di al-bum da disegno, tre diverse stesure di un abbozzo di pochi versi (in parte ri-presi e rielaborati ai vv. 9-10 e 31-35);18le cc. 11r-13r conservano, su fogli dello stesso tipo, prime redazioni dei vv. 1-16, 24-25, 33-35, 53-54,19mentre le cc. 6bis-10r e 16v contengono varie stesure dei vv. 41-60, vergate su fogli di diverso formato.20 All’interno di alcune di queste carte sono presenti anche versi che saranno espunti o rielaborati e spostati in Addio II.21

18 Le carte sono racchiuse in un foglio di formato più grande piegato in due parti (cc. 1 e

5); sulla prima facciata (c. 1r) si legge «“Addio”». La scrittrice avrà voluto tenere separati i testi di queste prime carte, che costituivano il nucleo più antico del componimento, dalle altre pre-senti nella stessa cartella, raccolte all’interno di un foglio di formato identico (cc. 6 e 44), an-ch’esso contrassegnato con «Addio» sul rectodella prima facciata (c. 6r).

19 Queste tre carte, molto uniformi dal punto di vista grafico, appartengono con ogni

pro-babilità alla fase successiva al primo abbozzo, in cui il componimento comincia a essere orga-nizzato dall’autrice in strofe di quattro versi. Gli interventi sul testo sono quasi tutti coevi alla stesura, eccetto forse due casi in cui risultano vergati con diverso inchiostro: la correzione di «insaziabile» in «illune» (v. 1) a c. 11r e la variante «accecante» apposta sopra l’aggettivo «ag-ghiacciante» (v. 53) a c. 12r. Diverse sono le varianti rispetto alla redazione finale: i vv. 24-25 erano ad esempio uniti in una stessa strofa in posizione invertita («Buffone inutile io deliro per le vie / tu sprezzante non badi alla mia commedia», c. 13r); così anche in una strofa (alla fine in-teramente cassata) a c. 12r, in cui erano seguiti da prime versioni dei vv. 53-54.

20 La c. 14r è bianca. A c. 15r si leggono i seguenti versi (appuntati velocemente con una

penna rossa): «Tu lo sai che la fanciullezza non può durare» e «Chi da un fanciullo amato rice-ve la [segue espuntogioia] felicità / non vede in lui che gioia, nell’allegria luminosa». I tre versi, rielaborati a c. 33v del Quaderno II (con la stessa penna rossa), “transiteranno” nella seconda parte di Addio: «Tu lo sapevi che le fanciullezze sulla terra / sono un passaggio di barbari divini [...] Chi è vecchio, se è felice nella presenza di un ragazzo, / non vede in lui che allegria. Nien-t’altro vede» (Morante,Il mondo salvato dai ragazzini, cit., p. 20).

21 Alcuni dei versi presenti alle cc. 6bis, 7, 8r, 9, 10r, passando per varie fasi di

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Nei primi nove fogli che compongono la Cartella II, che hanno lo stesso formato dei quaderni (e sono legati insieme con un semplice cordoncino), la Morante ha iniziato a trascrivere una stesura più avanzata del componimento (anche se caratterizzata ancora da molte correzioni e rifacimenti): per la pri-ma volta compare il titolo Per una morte; le strofe presenti alle cc. 11r-13r della Cartella I, variamente rielaborate con l’inserimento dei vv. 17-23 e 26-44, vengono numerate e riportate in una sequenza che diventerà quella definitiva (cfr. fig. 1).22La trascrizione si ferma alla strofa numero «11» (vv. 1-44) a c. 9r.23 La numerazione prosegue con inchiostro rosso riprendendo dalla stessa strofa 11 (esattamente dove si era interrotta) alle cc. 7v, 9v e 10r della Cartella I, in cui si sono stratificate anche molte correzioni e varianti al-ternative vergate con diversi inchiostri e in cui i testi sono alla fine sempre sbarrati con tratti verticali (cfr. fig. 2).24Non si può escludere con assoluta certezza che la Morante, invece di ritrascrivere da capo le strofe successive, abbia preferito proseguire il lavoro riutilizzando precedenti versioni stese su fogli sciolti (le cc. 7v, 9v e 10r della Cartella I), come sembrerebbe a prima vi-sta suggerire l’inserimento forzato della numerazione, con diverso inchiostro, all’estremità sinistra del foglio (cfr. fig. 2). Più probabilmente però i versi ste-si sui fogli conservati nella Cartella I finora descritti, con la sola eccezione delle cc. 2r-4r e 11r-13r (che sicuramente costituiscono i due nuclei più anti-chi del componimento), sono posteriori a quelli vergati alle cc. 1r-9r della Cartella II; su di essi la scrittrice sembrerebbe infatti proprio aver ripreso il lavoro interrotto alla c. 9r della Cartella II.25

all’assedio! / Ma ti conosco. Che invece nessuno si arrischia / ti strazi, e piangi nella tua rabbia infantile / perché non c’è amore al mondo e ti lasciano solo» (ivi, p. 11); «Lo so che tu credevi di giocare all’addio. / Era una braveria, la tua smorfia... / Ma contro una scommessa impaziente di ragazzo / è un’altra lunga agonia a posta che qui si chiede» (ivi, p. 12); «e medicarti della leb-bra impossibile / che ha sfigurato l’allegria dei tuoi occhi» (ivi, p. 18). Cfr. qui anche le nn. 20, 24, 27 e il § 5.

22 Non mancano però ancora significative varianti rispetto alla versione finale: il v. 17 ad

esempio («Alla ricerca dei tuoi colori del tuo sorriso») si presenta nella forma «Per quel mira-colo estremo del tuo sorriso» (cfr. c. 2v). La scrittrice inoltre ha preferito in certi casi mantene-re aperte più soluzioni testuali: al v. 29 ad esempio («E chiedo una tenemantene-rezza al buio della stan-za»), il testo presenta in interlinea (sopra «al buio») la lezione «alla tenebra» (tra parentesi quadre).

23 Seguono sulla seconda colonna dello stesso foglio alcune delle strofe successive con

correzioni a matita. Segnalo che a c. 7r si trovano prime versioni dei vv. 59-60 (poi cancellate).

24 Le strofe contrassegnate nel manoscritto con «(15?) 16» a c. 7r, con «13» a c. 9v (fig.

2), «14» e «15» a c. 10r confluiranno in Addio II.

25 Si tenga conto che alcuni dei suddetti fogli presentano lo stesso identico formato delle

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Alle cc. 1r-3r del Quaderno I è contenuta una successiva stesura mano-scritta, datata «Giugno 1965» (cfr. fig. 3), che ha per titolo Per una morte, più pulita e molto vicina a quella definitiva (come segnala la Morante stessa in margine al testo), anche se caratterizzata ai vv. 45-60 ancora da correzioni e varianti lasciate nelle interlinee (cfr. fig. 3).26Di particolare interesse sono gli appunti lasciati a margine del testo. Alla c. 3r (nel margine destro in basso) si legge: «per completare (eventualm.) cfr. anche fogli aggiunti nel quaderno primo e testo là» (cfr. fig. 3). La nota, oltre a mettere in rilievo come la scrit-trice fosse solita, anche in fase redazionale avanzata, rimettere in gioco stesu-re pstesu-recedenti, avvalora l’ipotesi dell’esistenza di un pstesu-recedente quaderno, forse smembrato (cfr. qui n. 4 e n. 25). A c. 1r (margine destro) si leggono due diverse note in inchiostro rosso: in alto (cancellata) «(redazione quasi de-finitiva) la definitiva, dattilografata, si trova nella raccolta di poesia riposta nell’archivio rosso di cartone (Titolo della raccolta: Un’acqua amara che fa sudare)»; poco più in basso «ATTENZIONE! I testi definitivi delle Poesie si trovano riuniti e dattilografati nella cartella blu dentro l’armadio (sportello a sinistra, vicino al bagno)». La stesura conservata in questo quaderno sarà in-fatti alla base del primo dattiloscritto.

La prima stesura dattiloscritta, che presenta correzioni a penna di mano dell’autrice ai vv. 39, 49, 51-52 (cfr. fig. 4a) e ancora il titolo Per una morte, è conservata nella Cartella I (cc. 27r-28r),27insieme ad abbozzi e vecchie stesu-re. Una successiva versione dattiloscritta si trova nella Cartella VIa (cc. 2r-3r); in essa è presente una sola correzione a penna al v. 56. Qui per la prima volta il componimento è contrassegnato semplicemente con «I» (inserito a penna), preceduto da un foglio (c. 1r) su cui originariamente la Morante ave-va scritto (con una penna verde) «Per una morte», per poi cancellarlo e mo-dificarlo (con una penna blu) in «PARTE PRIMA / ADDIO» (cfr. fig. 4b).28

livello materiale, lo strappo della coperta risulta infatti compatibile con quello di alcuni dei fo-gli di quaderno conservati nelle Cartelle I e II. Difficile in ogni caso formulare ipotesi riguardo all’altezza cronologica a cui potrebbe essere avvenuto lo smembramento.

26 `E possibile individuare almeno due fasi di intervento: la prima effettuata con inchiostro

rosso, la seconda con inchiostro blu (cfr. fig. 3).

27 Segnalo che la c. 29r contiene la penultima strofa del componimento (vv. 53-56), in

for-ma dattiloscritta, seguita da versi (sempre in forfor-ma dattiloscritta) che saranno spostati in Addio II; il testo prosegue con stesure manoscritte di altri versi che transiteranno nella seconda lirica; chiude il foglio la stesura manoscritta (cancellata) dell’ultima strofa di Addio I(vv. 57-60). An-che le cc. 30r e 31r contengono la penultima strofa della prima lirica (in forma dattiloscritta), seguita da stesure di versi ripresi nella seconda. Si tratta con ogni probabilità di tentativi abban-donati di proseguire o chiudere in modo diverso la parte I, recuperando materiali precedenti. I versi confluiti in Addio IIpresenti alle cc. 29r-31r comparivano infatti tutti già in versione ma-noscritta in altri fogli della stessa Cartella I (cfr. qui n. 21).

28 Il titolo «Addio», come si è visto, compare sui due fogli che raccolgono alcune carte

(14)

A c. 4r della cartella VIc, che conserva alcune pagine delle bozze di stampa con correzioni (in un appunto a matita nel margine alto si legge «[...] due giri di bozze di queste sole pp. [...]»), sono contenuti i vv. 1-26 con un solo inter-vento dell’autrice al v. 5; segnalo anche che il foglio reca un timbro con la data «29 apr. 1968». Alle cc. 4r-5r della Cartella VIb, in cui sono contenute le ultime bozze (complete) del libro, i versi di Addio Isono privi di interventi dell’autrice.

Sulla base del quadro fin qui delineato è possibile, semplificando, sinte-tizzare così le diverse fasi di composizione del testo della prima lirica di Ad-dio:

A1[ = V. E. 1622/Cart. I, cc. 2r-4r]: tre diverse stesure (accompagnate da qualche

correzione) di un abbozzo di pochi versi, punto di partenza per la costruzione dei vv. 9-10 e 31-35 (cfr. § 5).

A2[ = V. E. 1622/Cart. I, cc. 11r-13r]: varie stesure manoscritte dei vv. 1-16, 24-25,

33-35, 53-54 caratterizzate da varianti e correzioni (quasi tutte coeve alla stesura del testo). A partire da questa fase il componimento comincia a essere strutturato in stro-fe di quattro versi.

M1[ = V. E. 1622/Cart. II, cc. 1r-9r + Cart. I, cc. 6bis-10r, 16v]: prima stesura

mano-scritta con titolo Per una morte, che comincia alle cc. 1r-9r della Cartella II (cfr. fig.

1), in cui le strofe di A2, variamente rielaborate con l’inserimento dei vv. 17-23 e

36-44, vengono numerate e trascritte nella sequenza definitiva; in una seconda fase, la stesura prosegue alle cc. 6bis-10r, 16v della Cartella I (che contengono i vv. 41-60), in cui la numerazione riprende e posegue fino alla fine (cfr. ad esempio c. 9v, fig. 2). Nei fogli della Cartella I (in mezzo alle stesure dei vv. 41-60) sono presenti anche versi che saranno spostati in Addio II; tutta questa fase è caratterizzata da diversi

rifaci-menti, accompagnati da un elevato numero di correzioni e varianti vergate in tempi diversi (cfr. figg. 1 e 2).

M2[ = V. E. 1622/Qd. I, cc. 1r-3r]: seconda stesura manoscritta con titolo Per una

morte(versione quasi definitiva, datata giugno 1965), con correzioni e varianti ai vv.

45-60 (cfr. fig. 3), che sarà alla base di D1.

D1[ = V. E. 1622/Cart. I, cc. 27r-31r]: alle cc. 27r-28r prima stesura dattiloscritta

con titolo Per una morte, con correzioni a penna ai vv. 39 (cfr. qui n. 49), 49, 51-52

(cfr. fig. 4a), che sarà alla base di D2; alle cc. 29r-31r vari tentativi (senza esito) di

pro-seguire o concludere il componimento con l’aggiunta di versi poi confluiti in Addio II

(cfr. qui n. 27).

D2[ = V. E. 1622/Cart. VIa, cc. 2r-3r]: seconda stesura dattiloscritta con titolo «I»

(inserito a penna), a c. 1r «Per una morte», cancellato e sostituito con «PARTE PRI-MA / ADDIO» (cfr. fig. 4b). È presente una sola correzione al v. 56.

B1[ = V. E. 1622/Cart. VIc, c. 4r]: bozze di stampa parziali (solo la pagina con i vv.

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B2[ = V. E. 1622/Cart. VIb, cc. 4r-5r]: ultime bozze di stampa intere (prive di

inter-venti).

E [ = ed. Torino, Einaudi, 1968, pp. 9-10]: testo definitivo (che non subirà nessuna modifica nelle successive edizioni dell’opera).

A partire da M2la progressione delle stesure è facilmente riscontrabile.

Anche le fisionomie di A1e A2risultano chiare. Più difficile definire con

esat-tezza quella di M1(soprattutto per i vv. 41-60), a causa dell’elevato numero di

rifacimenti e della complessa stratificazione di interventi della scrittrice, effet-tuati anche a distanza di tempo su stesure vecchie (apparentemente supera-te).29

A questo materiale bisogna aggiungere la cartella con due ulteriori datti-loscritti recentemente depositati dagli eredi alla Nazionale e non ancora cata-logati (cfr. qui n. 4). Nelle pagine che contengono la parte I di Addio, i due nuovi dattiloscritti sono identici a D1(cc. 27r-29r) e D2(provengono da

uni-che battiture in più copie e presentano anuni-che le stesse correzioni a penna). Mi limito a fornire qualche notizia essenziale sulle carte che contengono la parte II. Alle note 20, 21, 24, 27 e 29 si sono già date indicazioni sui versi confluiti in Addio IIdalle prime stesure di Addio I(e si veda più avanti anche il § 5). Varie stesure manoscritte e dattiloscritte di alcuni versi della seconda lirica si trovano alle cc. 32r-44r della Cartella I. Una versione del componi-mento (che arriva fino ai versi «ci si può esibire, buttandosi vestiti nel Tevere / per il salvataggio di un gattino bastardo»),30si trova alle cc. 5r-9r del

Qua-derno I. Alle cc. 19r-35r dello stesso quaQua-derno si trova una stesura completa contrassegnata con il titolo «Per una morte II» (interamente cassata); si se-gnala che tra le cc. 34v-35r sono stati aggiunti quattro fogli con versi relativi all’ultima parte (dal verso «Tu lo sapevi che le fanciullezze sulla terra» fino alla fine).31Alle cc. 4r-13r della Cartella VIa si trova una stesura dattiloscritta

dell’intero componimento (contrassegnata a penna con «II» e contigua alla parte I), che nell’ultimo foglio reca la data «(Febbraio 1966)», aggiunta a penna. Una pagina che faceva parte di uno dei giri di bozze è conservata a

29 Sulla c. 9r della Cartella I la scrittrice sembrerebbe essere tornata addirittura dopo la

stesura di M2: in alto al centro, con pennarello verde è stata infatti apposta la data «1966». La

cosa non stupisce visto che la stessa Morante alla fine di M2afferma di voler tenere conto di

precedenti versioni. Nel caso specifico però, essendo i versi della suddetta c. 9r confluiti poi tutti in Addio II, sono portato a ritenere che la scrittrice riprese in mano il foglio proprio

men-tre lavorava alla seconda parte.

30 Morante,Il mondo salvato dai ragazzini, cit., pp. 11-13; cfr. anche Breccia Fratadoc-chi, Vitt. Em. 1622, p. 252.

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c. 5r della Cartella VIc, mentre le ultime bozze si trovano alle cc. 6r-16r della Cartella VIb.

4. Notizie sul primo progetto del libro

Le carte del V. E. 1622 permettono innanzitutto di seguire l’evoluzione della complessa struttura del Mondo salvato dai ragazzini. Inizialmente l’ope-ra el’ope-ra stata pensata dall’autrice come una l’ope-raccolta poetica dal titolo «Un’ac-qua amara che fa sudare». Nella prima nota lasciata in margine ad Addio Ia c. 1r del Quaderno I (poi cancellata) si legge infatti ad un certo punto «Titolo della raccolta: Un’acqua amara che fa sudare» (cfr. § 3). Il titolo verrà poi dalla Morante variamente rielaborato in «Un liquore amaro che fa sudare» o «Un liquore insulso che fa sudare».32All’altezza cronologica del giugno 1965 erano pronti i due primi testi che dovevano far parte della raccolta: la reda-zione M2di Addio I(ancora con titolo Per una morte) e la poesia chiamata «Vulcano, ottobre 1964», che poi diventerà La smania dello scandalo(IV par-te delle seconda sezione del libro).33Sul versodella coperta dello stesso Qua-derno I la Morante scrisse infatti: «Titolo del libro / Un liquore amaro che fa sudare. / Poesie pronte / Vulcano, ottobre 1964 / Per una morte».34Il titolo è ricalcato su un verso di Rimbaud: «Quelque liquer d’or, fade et qui fait suer» (Larme, v. 8).35Citazioni dirette dal poeta francese (esplicitate dalla stessa au-trice nelle Notedel libro) sono non a caso presenti in La smania dello scanda-lo.36Il titolo Un liquore amaro che fa sudare(con le sue varie rielaborazioni) fu assegnato per un periodo proprio a La smania dello scandalo (cfr. V. E. 1622, Cart. II, cc. 39r-42r) e successivamente all’intera seconda sezione del li-bro, alla fine intitolata La commedia chimica(cfr. c. 14r della Cartella VIa).37

32 Cfr. Zagra, I manoscritti di Elsa Morante, cit., p. 8 e Cives,Elsa Morante, cit., pp.

53-54.

33 Cfr. V. E. 1622, Cart. II, cc. 10r-64r e Morante,Il mondo salvato dai ragazzini, cit., pp.

101-18.

34 Con lo stesso inchiostro si legge più in basso «L’orrendo male / feroce / che ci ha

/minato entrambi / ha fine», verso che confluirà con leggere modifiche nella seconda poesia: «L’orrendo male feroce, che ci minava entrambi, / qui ha fine [...]» (Morante,Il mondo salva-to dai ragazzini, cit., p. 20).

35 A. Rimbaud,Opere, a cura di D. Grange Fiori, introduzione di Y. Bonnefoy,Milano,

Mondadori, 1992, p. 150.

(17)

5. Esame di alcune varianti

All’interno del § 3 è stata data descrizione delle carte di Addio I e fornita una ricostruzione delle fasi principali del percorso genetico del componimen-to, con segnalazione delle più significative macrovarianti e di alcune microva-rianti (cfr. ad esempio le nn. 19-24). Esaminerò ora più analiticamente l’evol-versi di alcuni l’evol-versi della lirica.

Merita per prima cosa tornare brevemente sul cambiamento di titolo

del-la prima parte del Mondo salvato dai ragazzini. Si è già mostrato nel paragrafo

precedente come in origine la prima poesia, e successivamente l’intera

sezio-ne di apertura del libro avesse come titolo Per una morte(così in M1, M2e

D1). Solo a partire da D2(in una fase cioè molto avanzata), Per una morte

ven-ne cancellato e sostituito con Addio (cfr. fig. 4b). Con questa modifica la scrittrice, ormai giunta alla stesura finale dell’opera, avrà voluto forse “stac-care” il componimento dalla tragica “occasione” autobiografica da cui aveva preso le mosse (il suicidio di Bill Morrow), proiettandolo su uno sfondo più ampio. Il confronto con le carte del V. E. 1622 rivela del resto come la Mo-rante tenda a dissimulare o sottrarre progressivamente il tessuto

autobiografi-co originariamente alla base di alcune sezioni del libro38(e fu questo forse a

spingerla a non inserire i versi dedicati al pittore americano lasciati sulla co-perta di un quaderno, cfr. § 2). Si deve inoltre rilevare come nella parte I (il nucleo più antico) la parola addio non compaia mai (a differenza di morte,

che ricorre due volte in apertura di strofa)39, mentre nella parte II presenta

tre occorrenze;40nella scelta del titolo Addiopotrebbe aver giocato un ruolo

38 Si prenda ad esempio La sera domenicale(seconda parte della Commedia chimica).

Nel-la versione manoscritta Nel-lasciata nel Quaderno I le lettere iniziali di ciascuna paroNel-la del titolo sono scritte con un pennarello di diverso colore (rispetto alle altre che compongono il resto del titolo) e vanno così a formare la sigla LSD. In una nota lasciata sulla coperta del Quaderno II la scrittrice svela poi che le quattro poesie raccolte nella Commedia chimica(all’epoca intitolata «Un liquore amaro che fa sudare») nacquero da esperienze compiute in una certa fase della vita (con riferimento all’uso di sostanze allucinogene) e contengono nei titoli chiavi di lettura nasco-ste: «N. B. Nelle quattro poesie raccolte sotto il titolo Un liquore amaro che fa sudareio ho ten-tato di descrivere con la massima esattezza e fedeltà certi miei esperimenti che più tardi, pur-troppo, sono diventati di moda [...] Così quelle poesie non si spiegano secondo una logica im-mediata ma piuttosto sono a chiave; però la chiave si può ritrovare abbastanza facilmente nei loro singoli titoli dove io l’ho nascosta. La ritrovi chi può» (cfr. Zagra,I manoscritti di Elsa Mo-rante, cit., p. 8 e Cives,Elsa Morante, cit., pp. 53-54). Nella redazione finale dell’opera le tracce del percorso autobiografico vengono cancellate: della nota non rimane più traccia e le lettere iniziali del titolo vengono graficamente normalizzate (cfr. Morante,Il mondo salvato dai ragaz-zini, cit., p. 29).

39 «Ma la tua morte cresce ogni giorno» (v. 33); «La tua morte è una luce accecante nella

notte» (v. 53).

40 «Era per fare il bravo, la tua smorfia d’addio» (Morante,Il mondo salvato dai

(18)

dunque anche lo sviluppo del tema della morte di Bill Morrow nella seconda lirica. Segnalo infine che Addioera anche il titolo assegnato in origine ai versi di dedica dell’Isola di Arturo;41stesso titolo prese poi, come è noto, l’ottavo capitolo del romanzo, le cui pagine presentano diversi punti di contatto con il testo della sezione di apertura del Mondo salvato dai ragazzini.42

Il vecchio titolo Per una morte riveste un certo interesse soprattutto se messo in relazione al Congedodel libro: «E adesso, o voi che avete ascoltato queste canzoni, / perdonatemi se sospiro ripensando / a quanto era semplice / la mia vita».43Sono riconoscibili varie e scoperte allusioni al sonetto proe-miale del Canzonieredi Francesco Petrarca:44

Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore

quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono; 4 del vario stile in ch’io piango et ragiono

fra le vane speranze e ’l van dolore, ove sia chi per prova intenda amore,

spero trovar pietà, nonché perdono. 8 Ma ben veggio or sì come al popol tutto

favola fui gran tempo, onde sovente

di me medesmo meco mi vergogno; 11

et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto, e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente

che quanto piace al mondo è breve sogno. 14

Come già notato da Bardini, la Morante, riscrivendo a suo modo i versi che segnano l’inizio dei Rerum vulgarium fragmentae collocandoli in chiusura di li-bro, ma ponendo in apertura una sezione in morte, compie un rovesciamento formale dell’opera petrarchesca e di tutta una tradizione letteraria, dove le rime in vita in genere precedono quelle in morte;45il vecchio titolo, Per una morte,

41 Cfr. Zagra,I nomi nascosti, cit.

42 Cfr. G. Leonelli,Variazione su due addii, in Per Elsa Morante, Milano, Linea d’ombra, 1993, pp. 167-71, e Bardini,Morante Elsa, cit., pp. 620-22. Scorrendo inoltre il sommario della parte espunta dalla versione intermedia dell’Isola di Arturo, è possibile riscontrare come diver-so altro materiale proveniente dal romanzo sia confluito in Addiodel Mondo salvato dai ragazzi-ni(cfr. ivi, pp. 621-22 n. 10).

43 Morante,Il mondo salvato dai ragazzini, cit., p. 225.

44 Seguo F. Petrarca,Canzoniere. Rerum vulgarium fragmenta, I-II, a cura di R.

Bettari-ni, Torino, Einaudi, 2005.

45 Secondo lo studioso, «a partire dalla dislocazione fine vs. inizio libro», la scrittrice intende-rebbe «operare un rovesciamento drastico e provocatorio» dell’appello ai lettori-ascoltatori dei

(19)

permette di cogliere fino in fondo questo passaggio strutturale. Interessante se-guire anche l’elaborazione del testo del Congedo, con progressivo avvicinamen-to al modello petrarchesco. Inizialmente il tesavvicinamen-to si presentava infatti con la se-guente formulazione: «E adesso, o voi che avete letto queste storie, / scusatemi se sospiro ripensando / che è stata così semplice / la mia vita». In margine, a matita, la Morante lo rielaborò in «E adesso / voi perdonatemi se sospiro ripen-sando / a quanto era stata semplice / la mia vita» (cfr. V. E. 1622, Cart. VIa, c. 148r). Si noti come il verso «scusatemise sospiro ripensando» venga modificato a margine in «voi perdonatemise sospiro ripensando», ricollegabile direttamen-te al v. 8 del sonetto di Petrarca («spero trovar pietà, nonché perdono»), mentre «ripensando / che èstata così semplice / la mia vita» sia rielaborato in «ripen-sando / a quanto erastata semplice / la mia vita», con il quantoal posto del che in apertura del penultimo verso che richiama la chiusa «quantopiace al mondo è breve sogno» (corsivi miei). Nella versione finale poi «Voi ch’avete letto» di-venterà «Voi ch’avete ascoltato», quasi una citazione diretta del primo verso del sonetto petrarchesco («Voi ch’ascoltate»), con la sola differenza del verbo al passato, che va a marcare il ribaltamento, la trasformazione del proemio in congedo; «storie» verrà sostituito con «canzoni».

Le cc. 2r-4r contengono, come si è detto, tre stesure simili di un testo di pochi versi, che doveva costituire il primo abbozzo di Addio. Scelgo di ripor-tare la redazione presente a c. 4r segnalando in apparato le parti espunte (tut-te correzioni coeve alla s(tut-tesura):

Mi dicono “col tempo, col tempo”...

“col tempo ci si consola...il tempo cura ogni ferita...”a

E invece quest’urlo non si spegne mai! La tua morte cresce ogni giorno.

La piena monta, e mi si avventa, e spande i rami del tuo tronco smembrato e io voce spersa corro, e non t’incontro mai.

Voglio salvarti inbquesta piena torbida che ti ruba

e portarti nel tuo lettuccio a dormire.

a“col tempo ~ ferita...”] “col tempo ci si consola... il tempo è la cura migliore” ... “col tempo...” sovrascritto ed espunto cura ogni ferita] è un farmacosottoscritto ed espunto

bin] da sottoscritto ed espunto

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confluiranno nella redazione finale: «Voglio salvarti dalla strage che ti ruba / e riportarti nel tuo lettuccio a dormire» (vv. 9-10), «Ma la tua morte cresce ogni giorno. / E in questa piena che monta io cado e mi ravvento / in corsa dirotta [...]» (vv. 33-35). I primi due versi verranno rimessi in gioco ai vv. 30-32, in cui l’autrice chiede «una decadenza della memoria, / la senilità,

l’e-quivoco del tempo volgare / che medica ogni dolore...», mentre del terzo

ver-so resterà un’eco in «mi riscuote ogni giorno l’urlo del mattino» (v. 2). Può essere interessante seguire l’evoluzione di alcuni versi dell’abbozzo a

partire da A2, fase in cui il componimento (a differenza di quanto accade in

A1) comincia a essere organizzato in strofe di quattro versi. I vv. 4-6

dell’ab-bozzo saranno in A2modificati in

La tua morte cresce ogni giorno e a dirotto

io mi rialzo e ricadoa

nellabpiena che monta e spande i rami nel mio tronco smembrato.

aricado] mi avvento sottoscritto ed espunto bnella] sotto la sovrascritto ed espunto

In M1saranno di nuovo rielaborati nella forma che diventerà definitiva

(vv. 33-36):

Ma la tua morte cresce ogni giorno.

E in questa piena che monta io cado e mi ravvento in corsa dirotta, per un segno,

un punto nella tua direzione.

Si prendano ora gli ultimi due versi, che diventeranno i vv. 9-10 nella

stesura finale. In A2erano già seguiti dai vv. 11-12, con i quali andranno a

co-stituire la terza strofa:

Voglio salvarti dall’urloache ti ruba e riportarti nel tuo lettuccio a dormire. Ma tu vergognosobdelle tue ferite mascheri i cammini della tua tana.

adall’urlo] dalla strage sottoscritto ed espunto bvergognoso] geloso sottoscritto ed espunto

In M1(strofa numerata con «3») sarà accolta la correzione di «geloso» in

«vergognoso», mentre «dall’urlo» sarà di nuovo modificato in «dalla strage» (cfr. fig. 1):

(21)

Ma tu vergognoso delle tue ferite mascheri i cammini della tua tana.

adalla strage] dall’urlo sottoscritto ed espunto

La modifica si deve a ragioni di variatio, comparendo già la parola urloa breve distanza (al secondo verso della prima strofa), come si ricava con chia-rezza dalla stessa carta manoscritta (cfr. fig. 1): la scrittrice ha sottolineato in-fatti la parola «urlo» al secondo verso della strofa «1» («mi riscuote ogni gior-no l’urlo del mattigior-no») e al primo verso della strofa «3» («Voglio salvarti dal-l’urlo che ti ruba), prima di cancellarla e sostituirla con «strage» in interlinea. Quest’ultima strofa passerà, senza ulterori modifiche, in M2,, D1, D2, B1e B2.

È stato più volte rilevato nelle pagine precedenti come su alcune stesure del testo la scrittrice sia intervenuta, anche a distanza di tempo, inserendo possibili soluzioni alternative, correggendo o addirittura spostando dei versi nella parte II. Analizzerò a titolo di esempio la genesi dei vv. 45-60 a partire da M1(c. 9v della Cartella I, cfr. fig. 2). Per seguire più agevolmente lo svi-luppo del percorso variantistico riporto nuovamente qui di seguito i versi in questione nella redazione definitiva (E):

Voglia di un sonno che pare una tua dolcezza 45 ma è stata già l’impostura dove ti ho perso!

La tua morte è una voce di sirena

che vorrebbe sviarmi da te nelle sue fosse.

Forse, io devo accettare tutte le norme del campo:

ogni degradazione, ogni pazienza. 50 Non posso scavalcare questa rete spinata

mentre al tuo grido innocente non c’è risposta.

La tua morte è una luce accecante nella notte è una risata oscena nel cielo del mattino.

Io sono condannata al tempo e ai luoghi 55 finché lo scandalo si consumi su di me.

Io devo, qui, trescare e patteggiare con la belva per rubarle il segreto del mio tesoro.

O pudore di una infanzia uccisa,

perdonami questa indecenza di sopravvivere. 60

(22)

«vorrebbe» (v. 48); «suoi» al v. 48 è tra parentesi quadre dentro il testo per-ché la scrittrice era ancora incerta se mantenerlo o espungerlo.46In una fase successiva le strofe sono state numerate con un pennarello rosso e alla fine sbarrate con due tratti verticali. Con lo stesso pennarello, in alto al centro, la stesura è stata contrassegnata con «2 bis».47Con un pennarello blu la scrittri-ce ha aggiunto a margine altre possibili varianti tra parentesi quadre (soluzio-ni alternative per i vv. 46, 48, 56): «ho perso» per «persi»/«perdo» (v. 46), «nella sua fossa» per «nei suoi deserti» (v. 48) «finché lo scandalo su di me sia consumato [soprasi consumi]» per «finché in me non si consumi lo

scanda-lo» (v. 56). Con lo stesso pennarello ha racchiuso in un rettangolo la strofa nu-merata con «13», scrivendo «nell’altra poesia» nel margine destro; ancora più a destra ne ha anche rielaborata una parte: «e come medicarti della lebbra im-possibile / che ha sfigurato l’allegria dei tuoi occhi»; si tratta di versi che poi verranno effettivamente spostati in Addio II(cfr. qui n. 21).48All’interno del foglio è possibile individuare altre due fasi di intervento: con un pennarello blu dalla punta più sottile sono state inserite le varianti «ma è stata già l’impo-stura» (v. 46) e «indecenza» per «vergogna» (v. 60), mentre a penna sono stati aggiunti nel margine destro i vv. 49-52 in una redazione che differisce da quel-la definitiva solo per quel-la variante «siepe» al posto di «rete» al v. 51. Una versio-ne aggiornata dei vv. 45-56 (in cui vengono ancora mantenute aperte quasi tut-te le varianti in gioco) è stata trascritta con un pennarello blu (lo stut-tesso usato per indicare lo spostamento della strofa 13) a c. 16v della Cartella I.

`E interessante continuare a seguire l’evoluzione dei vv. 45-60, dalla se-conda stesura manoscritta (M2) fino al testo definitivo (B2)49. Se ne dà conto progressivamente qui di seguito in un apparato:50

46 Si tratta di un modo di procedere utilizzato con grande frequenza (ve ne sono altri

esempi all’interno della stessa carta).

47 Stesure numerate con «2», «2 ter» e «3» sono conservate alle cc. 6bis, 7, 8 e 10r, ma è

sulla «2 bis» che la Morante decise di proseguire il lavoro; le correzioni e gli appunti depositati nel tempo in questa stesura saranno infatti alla base di M2(per i vv. 45-60).

48 L’appunto «nell’altra poesia» permette di ricavare anche come, all’altezza cronologica

in cui la Morante rivedeva ancora il testo della parte I, precisamente nella fase precedente la trascrizione di M2(quindi prima del giugno 1965), esisteva già una versione della parte II e la

scrittrice vi stava lavorando.

49 Ricordo che i vv. 45-60 sono, insieme ai vv. 5 e 39, i soli a subire ancora modifiche a

partire da M2. In A2M1M2D1D2il v. 5 si presenta nella forma «Premo l’orecchio sulla terra»;

a partire da B1«Premo» viene modificato a penna in «Io premo» (soluzione poi accolta in B2e

E). La preposizione deial v. 39 viene a partire da D1modificata in entrambe le occorrenze

(«Forse fuori dei giorni e dei luoghi?») in dai.

50 Segnalo che il colore dell’inchiostro con cui sono state inserite correzioni o possibili

so-luzioni alternative viene registrato solo se diverso da quello usato per la stesura del testo; nel caso di stesure dattiloscritte viene specificato se si tratti di interventi a penna. `E possibile segui-re comunque agevolmente le modifiche apportate in M2e in D1confrontando l’apparato con le

(23)

46 ma è stata già D1D2B2] fu già espunto e corretto sopra ine invece espunto e corretto sopra con

inchiostro rosso inma è stata già M2

48 vorrebbe D1D2B2] vuole M2 nelle sue fosse D1D2B2] nella sua fossa M2

49 devo D2B2] dovròaggiunto sopra tra parentesi quadre con inchiostro bludevo M2devo

espun-to e corretespun-to sopra a penna indovròespunto e corretto sopra a penna indevo D1 tutte le

nor-me D1D2B2] la norma aggiunto sopra tra parentesi quadre con inchiostro rossotutte le norme

M2

51 rete D2B2] siepe M2siepe espunto e corretto sopra a penna inrete D1

52 mentre M2D2B2] finché espunto e corretto sopra a penna inmentre D1 risposta D1D2B2]

rispostaaggiunto sopra tra parentesi quadre con inchiostro rossoaiuto M2

53 accecante D1D2B2] accecanteespunto e corretto sopra con inchiostro rosso inagghiacciante

espunto e corretto sopra con inchiostro blu inaccecante M2

56 si consumi su di me B2] su di51me si consumi aggiunto sopra tra parentesi quadre con

inchio-stro rossosia consumato M2su di me si consumi D1su di me si consumi espunto e corretto sopra

a penna insi consumi su di me D2

57 devo, qui, D2B2] devo qui M2qui devo D1

58 rubarle D1D2B2] rapirleaggiunto sopra tra parentesi quadrerubarle M2

60 indecenza D1D2B2E] vergogna espunto e corretto sopra con inchisotro rosso inindecenza M2

Aggiungo a questo punto qualche breve riflessione su alcune delle varian-ti che caratterizzano il percorso dei vv. 45-60 da M1a E. Da un esame delle carte è possibile innanzitutto ricavare indicazioni generali sul modo di lavora-re della Morante.

In una prima fase (M1), la scrittrice ha elaborato varie stesure degli stessi versi numerandole progressivamente (cfr. n. 47); ha ripreso quindi una delle redazioni prodotte (nel caso specifico la «2 bis», fig. 2) e, utilizzando inchio-stri di vario colore, ha appuntato varianti alternative, ha corretto e rielabora-to alcuni dei versi nel margine (decidendo poi di spostarli altrove) e ne ha ag-giunti di nuovi. Ha ritrascritto quindi tutto in una pagina più pulita, sfron-dando il campo delle soluzioni possibili.

Nelle fasi successive (da M2a D2) il macrotesto è fissato, mentre continua

il labor limaesui singoli versi. Si riscontrano in questa fase ancora significativi interventi sui tempi verbali, con cui l’autrice ricerca una messa a fuoco del punto di vista dell’io lirico. Tra i ripensamenti e le soluzioni lasciate in sospe-so, una menzione particolare merita il percorso alternato dei due aggettivi «accecante» e «agghiacciante» (cfr. fig 3):52 entrambi, uniti al sostantivo

«luce» (v. 53), con il quale formano due diverse figure retoriche (rispettiva-mente allitterazione e sinestesia), amplificano la percezione dolorosa della morte. La scelta finale cadrà su «accecante». A livello più generale mi pare si debba rilevare una tendenza a indurire il linguaggio con soluzioni semantiche tese a sottolineare la condizione di dolore e devastazione interiore: al v. 60 ad

51 La preposizione «di» è stata racchiusa tra parentesi quadre con inchiostro blu (segno

che l’autrice era ancora incerta se tenerla o eliminarla dal testo).

52 Già nella prima versione di A

2il v. 53 si presentava con la doppia soluzione

(24)

esempio «vergogna di sopravvivere» viene progressivamente sostituito con «indecenza di sopravvivere» (cfr. figg. 2 e 3). Il cambiamento di «deserti» in «fosse» e di «siepe spinata» in «rete spinata» (cfr. figg. 2, 3 e 4a) contribuisce a mutare il “passaggio interiore”: l’elemento naturalistico e letterario (perché

desertoe siepesono sostantivi ricorrenti nella nostra tradizione letteraria)

vie-ne eliminato con l’introduziovie-ne di parole più modervie-ne che richiamano alla mente il terribile scenario di un campo di concentramento, evocato del resto

anche al v. 49 («Forse, io devo accettare tutte le norme del campo»).53Si

os-servi al riguardo anche come alla stessa immagine riportino alcuni versi del-l’ultima pagina di Addio II: «La ladra delle notti / è una demente maniaca / che nasconde ogni suo furto sempre in un’altra buca. / Non si dà uscita mai da quelle segregazioni. Non c’è corridoio né corte per quei reclusori

stermi-nati. / Nessuna parete comune fra una cella e l’altra».54Nel dattiloscritto

fi-nale c’erano originariamente le lezioni «che nasconde ogni suo furto sempre in un’altra tana» e «Nessuna parete comune fra una tana e l’altra»; nel primo caso «tana» viene corretto a penna in «buca» e poi (in una fase successiva) di nuovo in «tana» (tornerà «buca» nella versione finale), nel secondo viene in-vece modificato (sempre a penna) in «cella» (cfr. V. E. 1622, Cart. VIa, c. 12r). La parola «tana», che ha già un’occorrenza al v. 12 della parte I, sarà espunta dunque alla fine in entrambi i casi. Si noti come, viceversa, alcuni dei

termini sostituiti in fase redazionale molto avanzata in Addio Ivengano

“ridi-stribuiti” altrove: «agghiacciante» ricomparirà in Addio II(«“Con un urlo

ag-ghiacciante”»);55«siepe spinata» passerà nella Sera domenicale(«La

domeni-ca sconsacrata ormai declina / le lune della peste sono già domeni-calanti / la siepe

spinata rigermoglia [...]»).56L’immagine di un tragitto spinato ricorrerà altre

volte all’interno dell’opera, acquistando una particolare densità semantica:

ancora nella Sera domenicale(«Per il dolore delle corsie malate / e di tutte le

mura carcerarie / e dei campi spinati [...]»), nella Serata a colono(«luimi tie-ne / dentro ai suoi fili spinati... per l’accusa di contumacia»), tie-nella Canzotie-ne degli F.P. e degli I.M. («è un orrido labirinto spinato il lettuccio straniero d’ospedale»).57

***

Ho cercato in queste poche pagine di ricostruire le principali tappe del percorso compositivo di Addio I, con l’intenzione soprattutto di descrivere il metodo di lavoro seguito dalla scrittrice. Da un’analisi del resto delle carte

53 Su questo punto cfr. anche Bardini,Morante Elsa, cit., p. 615.

54 Morante,Il mondo salvato dai ragazzini, cit., p. 21.

55 Ivi, p. 18. 56 Ivi, p. 33.

(25)

del V. E. 1622 credo si potranno ricavare diversi elementi utili a chiarire ge-nesi e significato di un’opera, Il mondo salvato dai ragazzini, che rispetto ad altri libri della Morante ha ricevuto meno attenzione da parte di lettori e criti-ci,58ma di cui la stessa autrice ebbe a dire una volta: «Il mondo salvato dai ra-gazzini è il libro che preferisco, è il mio libro migliore, è il più bello dei miei libri, forse è il solo libro che abbia scritto. Se dovessi portarmi uno dei miei libri nell’altro mondo, non esiterei un momento, mi porterei Il mondo salvato dai ragazzini».59

58 Per una bibliografia critica sugli scritti della Morante fino al 2006 cfr. almeno Bardini,

Morante Elsa, cit., pp. 741-72, e L. De Angelis,Bibliografia degli scritti su Elsa Morante, in Le stanze di Elsa, cit., pp. 165-91. Sul Mondo salvato dai ragazzinisi segnalano per gli anni succes-sivi: E. Donzelli,Edipo salvato da Antigone. ‘La serata a Colono’ di Elsa Morante, in Il mito nel testo. Gli antichi e la Bibbia nella letteratura italiana, a cura di K. Cappellinie L. Geri, Roma, Bulzoni, 2007 [ = «Studi (e testi) italiani», XIX], pp. 191-200; C. Zudini,Varietà intertestuale nel ‘Mondo salvato dai ragazzini’, in Il doppio nella lingua e nella letteratura italiana. Atti del Convegno Internazionale (Dubrovnik, 8-11 settembre 2004), a cura diM. ˇCale-T. Peruˇsko-S. Roi ´c-A. Iovinelli, Zagreb, FF Press, 2008, pp. 557-64; A. Pelo, ‘La serata a Colono’ di Elsa Morante. Note sulla lingua e lo stile, «La lingua italiana. Storie, strutture, testi», IV, 2008, in corso stampa.

59 C. Costantini, «Vorrei essere un fantasma», «Il Messaggero di Roma», 13 gen. 1980, p.

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le

carte

del

Mondo

salvato

dai

ragazzini

di

Elsa

Morante:

per

la

genesi

di

Addio

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le

carte

del

Mondo

salvato

dai

ragazzini

di

Elsa

Morante:

per

la

genesi

di

Addio

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Fig. 4a. Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, Vittorio Emanuele 1622, Cart. II, f. 27r (detta-glio). Cfr. pp. 252-53, 261n, 263.

Gambar

Fig. 1. Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, Vittorio Emanuele 1622, Cart. II, f. 1r. Cfr
Fig. 2. Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, Vittorio Emanuele 1622, Cart. I, f. 9v. Cfr
Fig. 3. Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, Vittorio Emanuele 1622, Qd. I, f. 3r. Cfr
Fig. 4a. Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, Vittorio Emanuele 1622, Cart. II, f. 27r (detta-glio)

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